ITALIA
MARCIABBì+ a Napoli, contro binarismo e bifobia
Il collettivo Orgoglio Bisessuale convoca una mobilitazione di piazza per rivendicare la visibilità bisessuale, per scoprire nuove “sfumature di colori”, come l’ultravioletto e gli infrarossi, e immaginare una società più inclusiva
Se l’acronimo fosse Lgtqia+, forse, si noterebbe l’assenza della “b”: è la lettera relativa alla comunità bisessuale che, domani sabato 25 settembre, scenderà in piazza a Napoli per rivendicare una maggiore visibilità a fronte di un processo di “bicancellazione” che si verifica «all’interno della società quanto delle stesse comunità Queer». “Marciabbì+” è il nome scelto per la mobilitazione, che è la prima nella storia del nostro paese.
La marcia è organizzata da Orgoglio Bisessuale, collettivo nato nel 2018 da Andrea Pennasilico, Liliana Guadagni e Seok De Pietro con l’apertura di una pagina Facebook che oggi conta 11.045 like. Nel tempo poi si sono aggiuntə anche Tommaso Mori, Ari Anello e Silvia Selviero.
Andrea Pennasilico racconta l’esperienza del collettivo, le motivazioni che lə spingono ad aggregarsi e a scendere in piazza.
Qual è la genesi di Orgoglio Bisessuale?
L’idea arriva soprattutto dal mio percorso di studi. In quel momento stavo preparando la mia tesi di laurea magistrale in psicologia clinica che parlava proprio di bifobia e di visibilità bisessuale. Documentandomi mi sono reso conto dell’importanza di avere una comunità a cui fare riferimento di una generica assenza di comunità bisessuali, soprattutto al sud Italia. Abbiamo voluto riempire questo vuoto, cercare di dare un po’ di rappresentanza a questo orientamento all’interno del panorama social.
Cosa vi differenzia da altre pagine social Lgbtqia+?
In Italia esistono tantissime pagine a tema Queer, interessanti e ben fatte, però in quel momento di canali come il nostro che condividessero sì informazione, ma anche cose più leggere come meme umoristici c’era abbastanza poco.
Riteniamo che l’informazione è importante, ma dev’essere anche “digeribile”. Dipendiamo anche da chi presenta l’informazione in maniera più accademica o scientifica, ma crediamo che il nostro compito sia arrivare a un pubblico più generale per aumentare la visibilità bisessuale, prendendo le informazioni e usandole per costruire qualcosa che può allo stesso tempo divertire e far riflettere.
Prima di questa marcia avevate già operato “al di fuori” dalle piattaforme online?
È la prima manifestazione organizzata da noi, non è la prima volta che ci spostiamo da internet al territorio. Abbiamo organizzato altri eventi, soprattutto aperitivi, eventi di chiacchierate informali con le persone che ci seguivano e poi come collettivo abbiamo partecipato a eventi organizzati da altrə. Gli eventi di formazione all’interno di associazioni Lgbtqia+ sono diventate un po’ il nostro focus, perché ci siamo resə conto che purtroppo c’è ancora tanta informazione da fare anche all’interno delle associazioni locali.
Manifestazione a Roma a sostegno del Ddl Zan (foto di Nicolò Arpinati).
Cosa intendi per formazione?
Soprattutto all’interno delle associazioni Lgbtqia+, formiamo lo staff su come accogliere al meglio le persone bisessuali, perché appunto uno dei tanti problemi della comunità bisessuale è la poca accoglienza all’interno di associazioni che in teoria dovrebbero includerle.
E quali sono le altre problematiche?
Oltre che la poca rappresentanza, al fatto cioè che se ne parli poco o che le bandiere bisessuali non sono quasi mai esposte all’interno delle associazioni, c’è anche poco dibattito sulle istanze politiche. Per esempio, quando si parla di legge Zan solitamente si fa riferimento all’omotransfobia: la bifobia quasi sempre è cancellata. C’è molta bicancellazione sia a livello interpersonale e sociale, quindi i coming out da bisessuale sono spesso vissuti con sufficienza o con scetticismo.
A livello politico, uno dei grandi problemi è dato dal fatto che l’identità sessuale non viene vista come politicamente valida, quindi spesso si cercano di incoraggiare le persone bisessuali a definirsi in altri modi per aumentare la loro valenza politica: è come se dicessimo che la parola bisessuale non avesse la forza politica che possono avere i termini “gay” o “lesbica”.
All’interno dell’attivismo ci sono questi problemi, fuori dall’attivismo c’è ancora tanta ignoranza, tanti pregiudizi sul fatto che le persone bisessuali vengono considerate indecise, rare, perverse o più propense al tradimento. In Italia si trovano ancora molto proprio perché manca una formazione.
Cosa vi spinge a scendere in piazza?
La giornata è dedicata alla visibilità, che è l’istanza principale. Sia nelle rappresentazioni mediatiche che nel discorso pubblico c’è ancora tanto tanto bisogno di ricordarsi di questa lettera, dell’acronimo che rappresenta, secondo molte ricerche, la fetta più grande della comunità Lgbtqia+. Una fetta che troppo spesso viene semplicemente messa in secondo piano: ecco perché la visibilità costituisce l’istanza principale della marcia, soprattutto durante il mese di settembre.
Come si svolgerà la mobilitazione?
Siamo natə a Napoli, adesso la maggior parte del team non è più qui, però abbiamo comunque preso la decisione di tenere la marcia nel capoluogo campano proprio perché sentiamo che ci sia un grossissimo bisogno di questo tipo di eventi al sud Italia.
Partiremo da piazza Plebiscito alle 16.00 e ci dirigeremo verso piazza del Gesù nuovo, lì ci uniremo a un presidio organizzato per le donne afghane. Dopo questo presidio concluderemo la serata con una festa in un locale della stessa piazza. Durante la marcia ci saranno dei momenti di intervento, speriamo di accogliere anche interventi di altri collettivi se vorranno partecipare.
Cosa pensate del Ddl Zan?
Sicuramente il Ddl Zan rappresenta un passo importante, anche a livello di comunicazione dell’intenzione da parte del paese di prestare attenzione a queste tematiche. Rimane comunque una misura che dovrà essere migliorata in molti modi con leggi future, speriamo che non ci si fermi qui come è successo con le unioni civili, speriamo che la comunità Queer italiana non si accontenti ma continui a lottare per un mondo più inclusivo non solo dove chi è intollerante o chi commette qualche violenza viene punito di più, ma dove le persone vengano educate in modo da prevenire queste violenze. Il Ddl Zan rappresenta certamente un passo importante anche per la comunità bisessuale.
Foto di Lisa Capasso.
Cosa modificheresti del decreto?
Se fosse per me sicuramente delle definizioni più moderne e inclusive dove si fa appello anche alle comunità per sentire quali sono le definizioni giuste, meno binarie, meno basate sul sesso e sulla biologia e poi potenzierei molto la parte sui fondi e sulla formazione nelle scuole che ovviamente è anche la parte più controversa all’interno delle istituzioni politiche e c’è un motivo: decidere di punire di più è meno controverso di decidere di educare di più. Mi concentrerei più che sull’inasprire pene sul costruire insieme un mondo in cui gli attacchi omofobici, bifobici, transfobici, afobici ecc non avvengano proprio o molto meno, quindi la parte della formazione andrebbe molto potenziata mentre se ne parla a stento.
Che definizione consiglieresti?
Ci sono tanti fattori che costituiscono l’orientamento sessuale, però è anche vero che al giorno d’oggi parlare di orientamento sessuale come attrazione al proprio sesso o al sesso opposto lascia fuori moltissime situazioni per quanto riguarda persone transgender, non binarie ecc. Per quanto riguarda la definizione di bisessuale quella che noi utilizziamo è quella più ampia che sia stata creata fin ora, che utilizza un’attivista americana che noi ammiriamo molto che si chiama Robyn Ochs: «attrazione a due o più generi» senza specifiche sul come, sul quando, sul quanto, sul quanto spesso, in che misura, numeri specifici di generi.
Semplicemente, si tratta di un ombrello ampio sotto cui si possano riconoscere tutte le persone che non sono attratte a un solo genere ma a più di un genere, un’etichetta più accogliente, meno binaria e meno rigida. Un’altra che mi piace molto ma già più specifica: «attrazioni a generi come il mio e generi differenti dal mio». Che tenta di dare un senso al bi che c’è dentro alla parola bisessuale. Io semplicemente penso che l’etimologia dev’essere qualcosa di descrittivo, spesso faccio l’esempio di ottobre che non è l’ottavo mese, quindi se ottobre può essere il decimo mese bisessuale può voler dire più di due generi oltre il due.
Quindi si tratta di rompere il binarismo?
Il binarismo sotto l’aspetto del genere si definisce nel credere che i generi sono due o che comunque si muovano tra due estremi: uomo, donna. Questo è il pensiero binario rispetto al genere, però il binarismo è un modo di pensare intrinseco in moltissime situazioni, quindi si sviluppa in molti contesti.
Spesso la bicancellazione è in parte un sintomo del binarismo, perché la bisessualità va a rompere il binarismo etero/gay, quindi il binarismo in generale è qualcosa da combattere perché tende a portarci sempre a una visione della società che è bianca o nera, mentre riconoscere tutta la scala di grigi oltre che i mille colori che esistono e anche gli infrarossi e gli ultravioletti e tutto quello che solitamente non si vede è la via per costruire una società più inclusiva.
Progetti all’orizzonte?
Nel futuro vicino riposarci perché dopo il periodo pride siamo entratə subito nell’organizzazione della marcia, però appena dopo esserci riposatə, non troppo a lungo, cercheremo appena si calmeranno un po’ le acque per la situazione Covid di riprendere in mano il nostro grande progetto di formazione, sia nelle scuole, un discorso che avevamo iniziato anche grazie al supporto di Antino Arcigay Napoli che ci aveva offerto le occasioni per fare un po’ di formazione nelle scuole, ma anche la formazione delle figure professionali, non solo per le tematiche bisessuali in generale per le tematiche Queer.
Abbiamo anche i nostri sogni quelli più difficili da raggiungere, magari organizzare un evento su larga scala di più giorni, ispirato al Bicon britannico che è una vera e propria convention sul tema.
Foto di copertina dalla pagina Facebook di Orgoglio Bisessuale.