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EUROPA

Manifestazioni per il diritto all’abitare in decine di città spagnole

Le manifestazioni del 5 aprile per il diritto alla casa incoraggiano uno sciopero degli affitti e invitano gli inquilini a resistere. Cortei in 42 città: la casa non può essere un affare, ma deve essere un diritto. Oltre 100.000 persone a Madrid e Barcellona, e migliaia in altre città, lanciano la possibilità di un futuro sciopero degli affitti

L’indignazione per l’usura immobiliare e l’inazione dei governi – a tutti e tre i livelli: municipale, regionale e statale –  ha mostrato forza e capacità di mobilitazione nella giornata del 5 aprile, con 42 manifestazioni in cui si è chiesto un abbassamento degli affitti o l’applicazione di contratti a tempo indeterminato, insieme ad altre misure come il recupero delle abitazioni vuote, turistiche e stagionali, la fine della compravendita speculativa e l’ampliamento del patrimonio pubblico di alloggi in affitto.

«Le mobilitazioni di oggi, con migliaia di persone scese in piazza in più di 40 città, non sono un episodio isolato: sono l’espressione di un cambio di ciclo», hanno dichiarato dal Sindicat de Llogateres, una delle organizzazioni catalane promotrici delle manifestazioni insieme a diverse assemblee per il diritto alla casa, alle quali si sono aggiunti anche alcuni sindacati e partiti politici. 

«I prezzi degli affitti continuano a salire vertiginosamente, il rischio di perdere l’abitazione alla fine del contratto non smette di crescere e la possibilità di trovare un affitto stabile è svanita davanti alla proliferazione degli affitti temporanei e dei coliving», sottolineano da questo collettivo catalano.

Secondo il Sindicat de Llogateres, alla manifestazione di Barcellona hanno partecipato 100.000 persone, arrivate in piazza Spagna alle ore 18 da diverse colonne partite da vari punti della città e del territorio. Una volta lì, si è tenuto un comizio con gli interventi degli scioperanti de La Caixa, dei baraccati di Vallcarca, del blocco La Moreneta – proprietà della Sareb a Sant Celoni – del blocco Dar Zwina – organizzato a Premià de Mar –  e dei portavoce delle organizzazioni della Taula Sindical per l’Habitatge: Sindicat de Llogateres, Confederació Sindical d’Habitatge de Catalunya, Plataforma d’Afectats per la Hipoteca e Sindicat d’Habitatge Socialista.

«Andiamo verso lo sciopero degli affitti in difesa dell’edilizia pubblica», ha dichiarato Àgueda Amestoy, una delle scioperanti, durante il suo intervento all’evento politico della mobilitazione di Barcellona. È una delle cento inquiline di Banyoles, Sitges e Sentmenat che questo mese hanno iniziato uno sciopero degli affitti contro La Caixa per evitare la privatizzazione degli alloggi protetti e reagire all’inazione del Governo.

Secondo il Sindicat de Llogateres, «di fronte a governi che affrontano il problema con misure tiepide che fanno il gioco della confindustria, la società è scesa in piazza per dire che sulla questione abitativa esiste un conflitto di interessi, e che finché sarà un affare che arricchisce pochi, non sarà mai un diritto per la maggioranza». Questo collettivo considera le manifestazioni come «un passo in più all’interno di un processo storico in cui la cittadinanza ha preso in mano il problema e ha iniziato a organizzarsi».

Qualche ora prima, a Madrid, oltre 100.000 persone – per la maggior parte con indosso magliette arancioni –  si sono radunate ad Atocha per percorrere il Paseo del Prado fino ai dintorni di Plaza de España, dove hanno denunciato l’inazione dei governi centrale e regionale nel garantire l’accesso universale a un alloggio dignitoso.

«Basta chinare la testa, basta con gli sfratti invisibili. Dai sindacati lanciamo un appello al mezzo milione di famiglie i cui contratti scadranno nel 2025: restate nelle vostre case e resistete. Casa Orsola, Tribulete 7 e i blocchi in lotta contro Blackstone ci dimostrano che, quando ci organizziamo, siamo insfrattabili», ha proclamato Valeria Racu, portavoce del Sindicato de Inquilinas, all’inizio della marcia.

In Andalusia, oltre 40.000 persone sono scese in piazza in cinque delle otto province, in un momento in cui il prezzo degli affitti ha raggiunto i massimi storici nella Comunità Autonoma.

A Málaga, secondo gli organizzatori, circa 30.000 persone hanno attraversato la città dalla Plaza de la Merced fino al Parque de Huelin per andare «dal centro verso i quartieri». Dal movimento Málaga para vivir affermano che «sono le inquiline, le persone precarie, i vicini e le vicine dei quartieri popolari che possono riconquistare il vicinato, il centro e la città».

A Granada si è chiesta una regolamentazione immediata degli affitti, lo stop al turismo di massa, l’utilizzo delle abitazioni vuote – che in città superano le 12.000 unità – , così come la fine degli sfratti senza alternativa abitativa, della condizione di senzatetto e della criminalizzazione di chi lotta per il diritto alla casa. Per questo motivo, oltre 4.000 persone hanno percorso le principali vie di Granada in una marcia partita da Triunfo in difesa dell’abitare, «di un diritto fondamentale che vogliono toglierci».

In Galizia, i sindacati degli inquilini delle grandi città e la maggior parte dei collettivi della società civile sono riusciti a convocare manifestazioni partecipate nei principali centri urbani. Diverse migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Vigo per chiedere misure «concrete e immediate» che pongano finalmente un limite al mercato abitativo: «L’emergenza abitativa colpisce sempre più persone. Giovani, anziani e persone in molteplici condizioni di vita», hanno gridato gli attivisti durante la lettura del manifesto in Porta do Sol.

«La casa non è un affare né un bene su cui speculare: è un diritto». Così è iniziato il manifesto letto dal Sindicato de Inquilinas e Inquilinos di Vigo, nel contesto della più grande mobilitazione avvenuta in Galizia durante questa giornata di proteste in tutto lo Stato spagnolo.

A La Coruña, la manifestazione ha riunito circa 5.000 persone nella mattinata di sabato, lungo il percorso che va da Plaza de Ourense a Plaza de Maria Pita, dove si trova la sede del Comune. Proprio questo venerdì, dopo la pressione esercitata dai cittadini, il Comune ha richiesto alla Xunta di dichiarare l’intera città come zona residenziale in tensione, come previsto dalla nuova legge sulla casa, a causa dell’aumento esponenziale dei prezzi degli affitti negli ultimi anni.

A Donostia, l’unica capitale basca in cui era stata convocata una manifestazione per questo 5 aprile, diverse migliaia di persone si sono riunite verso mezzogiorno davanti al Boulevard, il limite del nucleo urbano originario della città. Da lì hanno scandito slogan davanti al Municipio e lungo tutto il corteo, con frasi come «Etxebizitzaren negozioari ez» («No al business dell’abitare») o «Etxegabetzea gelditu» («Fermiamo gli sfratti»).

Per il Sindacato Socialista per la Casa di Euskal Herria, organizzatore della manifestazione e sostenuto da molte altre realtà, la soluzione al problema abitativo «non arriverà dal finanziamento pubblico del business immobiliare, ma dalla lotta organizzata per ottenere miglioramenti reali» e dalla «riduzione dei profitti del settore immobiliare».

Pubblicato originariamente su El Salto diario. Traduzione in italiano di Alessia Arecco per DINAMOpress

Immagine di copertina di Victor Serri, da El Salto Diario

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