ITALIA

Livorno, una passeggiata contro un fiume di veleni

Da qualche giorno, la discarica di rifiuti industriali del Limoncino, appena fuori Livorno, ha iniziato l’attività, dopo aver ricevuto il nullaosta da parte della Regione Toscana il 23 aprile 2019. Si tratta di una discarica privata di grandi dimensioni – pari a circa venti campi di calcio e in cui si prevede un traffico di rifiuti di 590 tonnellate al giorno per un totale di 900 mila tonnellate, come sono soliti raccontare i residenti – creata nel 2010 dalle società Bel.Ma Immobiliare e Gaetano Bellabarba, in cui camion da tutta Italia hanno iniziato a riversare rifiuti industriali di vario tipo: scarti di acciaierie, fanghi di dragaggio, materiali provenienti da siti contaminati. L’indignazione collettiva de* livornes* si è immediatamente tradotta in presidi e mobilitazioni, che hanno a loro volta raccolto partecipazione e solidiarietà dai territori limitrofi della Toscana. Un affronto sfacciato alla natura, al diritto e alla cittadinanza.

 

 

Cominciamo dal primo punto. La discarica si inabissa in un’area notoriamente soggetta a frane e smottamenti, in cui l’intensità crescente delle piogge in questi ultimi anni moltiplica il rischio di erosione e dissesto attivo. Nel malaugurato caso di cedimenti del terreno, tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi si disperderebbero nell’ambiente circostante, dal Limocino fin giù in città, mettendo seriamente a rischio la salute delle persone. Non solo: la rete delle falde acquifere che alimentano l’intero sistema di acquedotti livornesi attraversa proprio la collina del Limoncino e l’infiltrazione dei materiali di rifiuto nelle acque piovane costituisce una minaccia più che reale di inquinamento delle falde per tutta la città di Livorno. Gli accorgimenti tecnologici predisposti per contenere l’infiltrazioni dei rifiuti nelle acque piovane sembrano infatti insufficienti di fronte alle condizioni climatiche estreme dei nostri tempi. Infine, come se non bastasse, va segnalato che la discarica è situata nel bel mezzo del Parco provinciale delle Colline Livornesi, la sua realizzazione ha già compromesso lo splendore del paesaggio naturale e richiesto l’abbattimento di migliaia di alberi (cosa che aggrava ancor di più l’instabilità del terreno). Siamo di fronte a un vero e proprio «affronto alla natura», come denunciano gli/le attivist* locali del comitato No-Discarica.

 

 

Costruita nel 2010, l’attività della discarica era stata fin ad oggi bloccata da una sentenza di primo grado del Tribunale di Livorno, che nel 2013 decretava la non-ideoneità della via del Limoncino al transito di mezzi pesanti, la sua natura privata, nonché i profondi rischi geologici dell’area che metterebbero in pericolo l’incolumità delle persone. Mentre le società private, gestrici della discarica, hanno fatto ricorso alla corte d’appello di Firenze, la cui sentenza è attesa per quest’estate, nel frattempo la Regione Toscana ha paradossalmente confermato il nullaosta al progetto per ben 25 tipologie di rifiuti a cosiddetto «basso contenuto organico». Tra questi rientrano: rifiuti prodotti da trattamenti chimici e fisici di minerali metalliferi; rifiuti di processi chimici organici, di processi termici (prodotti dalle centrali elettriche, dal trattamento e depurazione dei fumi, dai processi di preparazione dei combustibili nelle centrali a carbone, ecc..); rifiuti dell’industria siderurgica e di quella metallurgica del piombo, rifiuti della fusione di materiali ferrosi, rifiuti della fabbricazione del vetro, della ceramica, dei mattoni e di altro materiali edile.

Il Comitato No-Discarica denuncia l’inquinamento ambientale (acqua, aria e terreno), nonché quello acustico, la messa in pericolo della salute de* residenti di tutta Livorno, lo smantellamento del paesaggio naturale. Un «affronto» alla cittadinanza oltre che alla natura: come ha potuto la Regione Toscana non tener conto di tutto ciò e concedere il nullaosta alle società private gestrici?

 

 

Da ormai qualche settimana il Comitato è in presidio permanente, di giorno e notte, all’imbocco della Via del Limoncino, dove i camion svoltano per dirigersi alla discarica. Si susseguono, in queste settimane, momenti di socialità e di aggregazione (pranzi e cene collettive, o semplici pomeriggi di chiacchierate sotto gli alberi) per animare il presidio e mantenere alta l’attenzione della cittadinanza. Non sono neppure mancati i momenti di tensione con alcuni camionisti e con lo stesso Bellabarba. Ma per ora gli/le attivist* del Comitato sembrano aver fiducia che la situazione possa risolversi senza un ulteriore innalzamento della tensione. Hanno il «diritto» dalla loro e sperano che questo possa bastare: dopo la già citata sentenza del 2013, si attende fiduciosamente quella ormai prossima della Corte d’Appello e che nel frattempo la Regione faccia marcia indietro.

Domenica più di un centinaio di persone, provenienti da Livorno e dalle città limitrofe, dai collettivi di base, dai comitati ambientalisti e singol* cittadin* indignat*, si sono ritrovate intorno al presidio permanente e sono salite in corteo alla discarica, invadendo la proprietà della società gestrice (ora una sola, Livrea Srl con sede a Roma e partecipata dal Bellabarba) distribuendo materiale informativo e apponendo uno striscione per segnalare la ferma opposizione all’opera. La giornata di domenica ha sicuramente restituito tutta quella determinazione che il Comitato sta accumulando intorno a sé per fermare l’ennesimo scempio del nostro Paese.