MONDO
Iran, l’insurrezione dei delusi
Le proteste in Iran contro l’innalzamento del costo della benzina stanno diventando sempre più radicali senza cedere davanti alla brutale repressione del governo: trent’anni di politiche neoliberiste hanno sedimentato un diffuso desiderio di cambiamento
In Iran viviamo in un regime completamente rovesciato e incapace di stabilire relazioni di politica interna ed estera. Qualsiasi tipo di rivendicazione popolare rimane inascoltata e la propaganda del regime islamico non riesce più a nascondere le proprie bugie. Ora la più piccola scintilla di ogni desiderio terreno trasformerà le persone in fuoco.
Guardando al passato e dando uno sguardo storico al processo, possiamo facilmente comprendere che il governo ha seguito politiche neoliberiste negli ultimi tre decenni dopo la guerra con l’Iraq. Le privatizzazioni, derivate direttamente dalla leadership religiosa e con l’approvazione di tutte le istituzioni politiche iraniane e di tutte le agenzie governative, comprese le principali società siderurgiche e gli zuccherifici, hanno condotto a molte proteste.
L’innalzamento del costo della benzina è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: irruzioni della polizia per intimidire i cittadini, impoverimento e precarietà, disoccupazione, svalutazione della moneta nazionale, emergenza del lavoro minorile, discriminazione diffusa per le donne, saccheggio delle pensioni dei lavoratori, monetizzazione della salute, dell’istruzione e dei trasporti, hanno esasperato la popolazione che non ha ormai più niente da perdere.
Le sanzioni statunitensi hanno solo accelerato le politiche neoliberiste del governo, già messe in atto dalla rivoluzione in poi, perché queste politiche sono sempre esistite. Perché la natura dello stato iraniano è il capitalismo neoliberista. Le sanzioni statunitensi sono diventate una ragione per il governo per opprimere più facilmente le persone.
Le proteste in Libano e in Iraq mostrano legami comuni tra queste comunità: c’è un destino comune che lega i diversi popoli e questo legame può liberare le persone dalle dittature.
Le proteste
Negli ultimi anni le proteste avvengono sempre meno spesso: in precedenza i lavoratori si opponevano alle politiche di privatizzazione del governo ma erano ormai due o tre anni che non avvenivano manifestazioni come quelle che scuotono l’Iran in queste settimane. E, in risposta alle proteste contro il governo, hanno arrestato e imprigionato i lavoratori con sentenze da dieci a diciannove anni di carcere. Non solo lavoratori ma anche studentesse e insegnanti, il numero di condanne sta crescendo, numerose attiviste in solidarietà con i lavoratori sono state condannate e recluse: un chiaro messaggio del regime.
Le proteste stanno diventando sempre più radicali e le rivendicazioni sempre più marcate: durante il Movimento Verde di 10 anni fa la gente chiedeva solo il voto regolare, adesso le piazze urlano “Pane, Lavoro, Libertà”. Le persone sono anche molto spaventate e il governo è diventato ancora più brutale, Internet è stato interrotto, il massacro delle persone durante la protesta è salito, in questi giorni centinaia di persone sono state uccise e ferite. Anche loro hanno imparato dalle altre proteste dei metodi di combattimento irriverenti prendendo esempio dal Libano: giocano a carte per strada (in Iran è proibito giocare a carte per motivi religiosi) o giocano a calcio davanti la polizia.
Alla fine, anche questo governo dovrà provare a fermare le proteste reprimendo e uccidendo, però non riuscirà a distruggerle, perché non riuscirà a soddisfare le esigenze del popolo che lotta contro le politiche neoliberiste e il capitalismo di stato. In questo momento si sente la necessità di un cambiamento, di una rivoluzione.
È giunto il momento per il popolo di andare avanti con le proprie forze – autorganizzandosi – e di ribellarsi alle politiche neoliberiste del governo. Un movimento, iniziato dalle classi inferiori, che ha abbracciato la classe operaia, gli affamati e i corpi delle persone: l’armonia di un corpo che sente i reciproci dolori.