approfondimenti

AfD Wahlkampfauftakt

EUROPA

L’incendio va spento, non si blocca con un muro

Bilancio delle elezioni tedesche. La metafora di un “muro tagliafuoco” per contenere l’esplosione a Est dell’AfD è ingannevole. L’immagine di un incendio facile da contenere non funziona affatto se le politiche che creano diseguaglianza e alienazione dividono la società in modo fondante e la aprono allo sfruttamento e all’esclusione

Il giorno dopo le elezioni europee del 9 giugno 2024 la Germania si è svegliata di nuovo divisa. La cartina con i colori dei partiti mostra chiaramente un Ovest a maggioranza nera, quella dei popolari della CDU/CSU, primo partito con più del  30%, e un Est con il blu della AfD, al secondo posto con quasi il 16%. La linea tra i due colori corre ricalcando quello che era il confine tra le due Germanie. Al terzo posto i socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz (13,9%), al loro risultato più basso alle europee, seguiti dai Verdi, con otto punti percentuale in meno rispetto al boom del 2019. La Linke crolla al 2,7%, complice lo spostamento di voti verso il nuovo partito della sinistra nazionalista fondato e guidato dalla fuoriuscita Sara Wagenknecht (6%), che all´Est toglie voti anche all’AfD. L’ascesa dell’estrema destra ha portato già da tempo partiti e opinione pubblica liberale tedesca a parlare di un firewall (in tedesco Brandmauer), un fare muro contro il divampare del pericolo di destra, negando all’AfD la collaborazione a qualsiasi livello istituzionale, dal parlamento federale, a quelli regionali, sino ad arrivare ai comuni. Un concetto la cui tenuta è in dubbio e che offre poche strategie per una politica veramente emancipatoria, come spiega questo articolo che traduciamo dal numero di giugno della rivista tedesca “Ostjournal”.

L’”Ostjournal” dà al (post-)Est una voce che, tra politiche di potere, risentimento e storiografia semplificata, trova poco spazio. La redazione, fatta di volontariə, vuole opporre resistenza: alla politica di destra nell’Est, allo scivolamento sociale e parlamentare verso destra [Ndt].

Il termine Brandmauer è sulla bocca di tutti. “Il pericolo di destra” può essere scongiurato, si dice, rifiutandosi di collaborare con l’AfD. Tuttavia, il termine stesso comporta almeno due problematiche che possono invece fare da combustibile per le destre.

Da un lato, suggerisce l’esistenza di una chiara linea di demarcazione tra uno spazio in fiamme e uno che non va a fuoco. Sia nella Germania dell’Est che in quella dell’Ovest, nei discorsi e nelle pratiche dei partiti e delle liste civiche, vi sono paralleli con l’AfD in termini di contenuti e strategie. Esempi ne sono i partiti dell’Unione e dei Freie Wähler in Baviera o Sassonia, che talvolta più, talvolta meno accettano la collaborazione con l’AfD e ne normalizzano idee condivise.

A parole, nel botta e risposta, l’AfD può quindi anche venir classificata di estrema destra e pericolosa. Ma uno sguardo ai programmi elettorali rivela che, nonostante la diversità nei e tra i partiti, esistono linee di congiunzione: ad esempio in una politica tradizionalista che riguarda famiglia e ruoli di genere, in una politica economica orientata alla nazione e in politiche di stampo etnico-nazionalista per quanto riguarda migrazione, confini e il concetto di patria. Anche la relazione con l’AfD nei consigli comunali, ad esempio nella Germania dell’Est, mostra che è da molto tempo che le viene fornita legittimità attraverso la collaborazione.

D’altro lato, si risveglia non solo nella parte orientale della Repubblica il ricordo, probabilmente, di un altro muro. La divisione della società operata dal Muro e il suo superamento sono stati interpretati nel discorso sociale sia in modo negativo che positivo e hanno concretamente avuto degli effetti sui rapporti tra Est e Ovest.

Da una parte ci sono riflessioni su come, dopo l’unificazione dei due Stati nel 1989-1990, si sia arrivati a una svalutazione della cultura della DDR e dell’Est, in cui “l’Est” veniva identificato con razzismo e arretratezza. Questa è una narrazione che ha contribuito quanto meno a creare un senso di mortificazione. Allo stesso tempo, c’è stata una svalutazione della produzione economica e culturale all’Est e ha provocato povertà, migrazione interna e deterioramento delle relazioni politiche.

Dall’altra, nelle passate campagne elettorali la stessa AfD si è positivamente riferita alle proteste democratiche e pacifiche dei cittadini della DDR attraverso lo slogan «Completare la svolta»[1]. Entrambi, il lato negativo e quello positivo, sono per le cittadine e i cittadini dell’Est tedesco dei punti di riferimento che collegano tra di loro tanto un’idea di denigrazione e abbandono quanto quella di uno spirito democratico. Studiosi del sistema democratico come Simon Franzmann avvertono che gli elettori dell’AfD potrebbero vedere nel concetto di Brandmauer, che mira a escluderli come soggetti politici, una conferma del fatto che siano (nuovamente) vittime di un’ingiustizia. Questo potrebbe legarli ancora di più all’AfD.

È proprio in relazione a queste narrazioni di esclusione e declino che Theodor W. Adorno teorizzò, già negli anni Sessanta, come il radicalismo di destra e il fascismo siano legati a paure di declassamento sociale alimentate a livello discorsivo, e oggi diversi studi dimostrano che in particolare le politiche di austerità abbiano contribuito alla vittoria elettorale dei partiti di destra.

Grafiktext (ohne Zahlenangaben!)
Le persone in Germania sono preoccupate per: la loro sicurezza nella vecchiaia (49%, elettori Afd 63%); il futuro dei loro figli (45%, elettori AfD 60%); la loro situazione finanziaria (40%, elettori AfD 53%); criminalità e violenza nel circondario (38%, elettori AfD 62%); la situazione dei loro posti di lavoro (26%, elettori AfD 34%).

Uno studio della Fondazione Hans Böckler ha inoltre rilevato che gli elettori dell’AfD hanno particolarmente paura del declassamento sociale rispetto all’elettore medio, sia esso appartenente alla classe operaia, alla classe media, all’Est o all’Ovest. Insieme a un razzismo comprovato (che si riflette nell’attribuzione di violenza e criminalità a persone razzializzate) che arriva fino al centro della società, molti si sono abituati all’idea che solo una ribellione nazionalista possa migliorare o almeno garantire la loro posizione: un calcio a qualcosa che si presume arrivi minaccioso da fuori e sia penetrato all’interno.

Il termine Brandmauer è quindi carico di significato. E distrae da obiettivi strategici centrali: una visione del futuro per una “società dei moltə”, come scrive Massimo Perinelli, e strategie cooperative per arrivarci.

Alla luce della situazione attuale, non abbiamo bisogno di muri strategici, ma – per la transizione – di estintori. E questi non possono essere trovati nemmeno in un ben performato populismo di sinistra con connotazioni che sono ostentatamente nazionaliste e complottiste alla Bündnis Sarah Wagenknecht.

Gli incendi possono essere spenti solo manualmente, non solo dai parlamentari democraticamente eletti, ma anche dalla società civile interessate a una solidarietà globale e sostenibile, alla rappresentanza, alla cooperazione, alla ridistribuzione, al riconoscimento e alla giustizia. Sarebbe ingenuo credere che un muro possa fermare a lungo andare un incendio, perché, siano essi virtuali o materiali, i muri possono essere aggirati o distrutti – soprattutto se gli stessi costruttori di muri li imbevono in materiale concettualmente infiammabile.

Spegnere gli incendi, a mano, dal basso, da noi

Sono molti gli sforzi che mirano a spegnere gli incendi che divampano oggigiorno e a stabilire pratiche sostenibili, da quelle democratiche fino a quelle rivoluzionarie. Esempi di una solida politica bottom-up che si assume responsabilità a livello parlamentare ed extraparlamentare, ed esempi di comunity building ci sono in molti posti – e anche esempi di ciò che li minaccia. Oltre alla legislazione e alla regolamentazione istituzionale, è necessaria una società civile ben organizzata per rispondere in modo convincente alle preoccupazioni delle popolazioni locali e globali. Questa sezione può solo fornire un quadro approssimativo di ciò per cui stiamo effettivamente lottando e di come stiamo lottando con successo per ottenerlo.

Lavoro politico di base

In alcuni luoghi i partiti comunisti stanno tornando ad avere successo. Un buon esempio è l’elezione di una sindaca comunista a Graz, in Austria, nel 2021 e l’ingresso della KPÖ [partito comunista austriaco] nei consigli comunali di Salisburgo e Innsbruck. Questi politici fanno principalmente politica sociale: si occupano di costruire alloggi, di affitti, guasti al riscaldamento, sono disponibili tutto il giorno e donano persino parte del loro stipendio. I mandati politici sono esercitati come un “servizio”.

Spengono quindi attivamente gli incendi nella vita quotidiana dei cittadini e si rivolgono direttamente a coloro che si sentono minacciati dal peggioramento della loro condizione sociale, ad esempio a causa dell’aumento smisurato degli affitti. Attraverso questo modello non possono essere convertiti dei razzisti convinti, ma forse possono esserlo quelli che sostengono una critica semplificata e antidemocratica delle élite e del capitalismo. Un mix di credibile lavoro di base e di educazione antirazzista a lungo termine può convincere i cittadini che le cose possono migliorare di nuovo.

Non possiamo dire se un partito che si definisce “comunista” possa avere successo in Germania (dell’Est). Ma la politica “dal basso” può funzionare.

Auto-emancipazione organizzata

Questa prospettiva politica locale prosegue nella cooperazione tra attori politici  a livello comunale e varie organizzazioni non governative (ONG), che combinano lavoro sociale, auto-aiuto (migrante), politica ambientale, lavoro anti-violenza, politica degli affitti, promozione della democrazia, ecc. – e molto spesso fanno saltare i limiti del termine “locale”.

Si impegnano specificamente per una maggiore giustizia, libertà e sicurezza per individui e gruppi, sia su base volontaria che professionale, e si occupano di problemi “globali-locali” in modo autonomo.

Lavorano sistematicamente e in modo situato sui fuochi che l’AfD vuole sfruttare. Queste organizzazioni sono chiaramente minacciate “dalla destra” nella vita quotidiana, ma anche i loro finanziamenti sono minacciati dalla politica di austerità dell’attuale governo tedesco.

Emancipazione locale attraverso la memoria

Per spegnere gli incendi in modo duraturo è necessaria una strategia a lungo termine che tenga conto dei contesti storici: che ricordi il nazionalsocialismo, il colonialismo, gli intrecci globali del capitalismo e del patriarcato cis-eteronormativo, che offra educazione e riflessione, che solidarizzi da un punto di vista globale e post-migrante – ma non in nome degli Stati o del capitale, bensì per emancipare persone colpite da violenza individuale e strutturale e per interrompere la persistenza delle relazioni di potere.

Vanno citate in particolare le ONG, le auto-organizzazioni migranti (MSO), attivistə, artistə e persone in ambito accademico che sono spesso esposte a esclusione e violenza a causa di varie forme di emarginazione. Tutt’ora sono spesso in prima linea e dentro le zone calde – di solito hanno poca scelta, perché stanno lottando per i propri diritti. Forse non siamo sempre unitə, ma in definitiva perseguiamo un unico obiettivo: un mondo più libero e sicuro per tutti.

Priorità

Queste pratiche politiche ci rendono estintori e non costruttori di muri tagliafuoco – volendo proseguire con la metafora. In fin dei conti non si tratta solo di questo, ma di concetti. Perché, in quanto ideologemi, i concetti dirigono la nostra attenzione verso un certo obiettivo o semplicemente ci distraggono. Un firewall suggerisce che a bruciare sia uno spazio facile da contenere e non la Repubblica. Ma i risultati dell’AfD nelle elezioni dei parlamenti regionali in Baviera (2023, 14,6%) e Assia (2023, 18,4%) e i risultati di vari studi (Forsa, il 14% dei giovani propende per l’AfD) parlano da soli. Dove dovrebbe essere costruito un “muro tagliafuoco”? Chi dovrebbe esserci murato dentro e chi fuori? L’immagine di un incendio facile da contenere non funziona affatto se le politiche che creano diseguaglianza e alienazione dividono la società in modo fondante e la aprono allo sfruttamento e all’esclusione. La costruzione di un “noi”, “i tedeschi”, è allora solo un comodo contrassegno, un ideologema destinato a calmare il malcontento senza creare un vero cambiamento duraturo.

Abbiamo invece bisogno di strategie a lungo termine per risolvere e spegnere il malcontento emotivo e la critica troppo miope esercitata da parte dei tentativi fascisti e anche del centro. Pratica educativa, della memoria, del mutualismo, delle migrazioni e del (de)confine, dei trasporti, sociale ed economica, climatica e ambientale – sono tutte politiche sociali. Bisogna sottrarre alla destra i suoi temi, sì, ma attraverso un’educazione anticapitalista, antirazzista e anti-eteronormativa, una politica sociale della società civile sul campo e partiti interessati alla loro base. Non per dirgli quello che vogliono sentire.

Tutto questo non è naturalmente così facile in un mondo in fiamme – ma anche qui, invece di costruire muri solo attraverso politiche di difesa e sicurezza, potremmo ridurre fuochi e conflitti, o evitare che divampino del tutto, attraverso sincerità e prassi sociali e cooperative.


[1] Con il termine “svolta” (die Wende) si indicano la cosiddetta “rivoluzione pacifica” che nella DDR portò alla fine del sistema governo incentrato sulla SED, il Partito Socialista Unificato.

Traduzione dell’articolo a cura di Berlin Migrant Strikers

Qui la versione originale dell’articolo uscito su Ostjournal

Immagine di copertina e nell’articolo di strassenstriche.net via Flickr

SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS

Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno