ROMA
Libertà di manifestare. Una conferenza stampa per il diritto al dissenso e alla protesta
Questa mattina movimenti e associazioni si sono ritrovati sotto la Prefettura per denunciare, in vista di un giugno decisamente caldo dal punto di vista di mobilitazioni e proteste, la ridotta agibilità democratica delle piazze romane. Con loro anche le Camere del lavoro autonomo e precario
Si è tenuta questa mattina una conferenza stampa in piazza dei Santissimi Apostoli, nei pressi della Prefettura, a cui hanno partecipato portavoce e rappresentati dei movimenti e delle associazioni romane che hanno mobilitazioni programmate per le prossime settimane di giugno. Con loro anche alcuni delegati delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap).
Tutte e tutti assieme per denunciare la ridotta agibilità democratica delle piazze.
«Chiediamo al governo di adottare tutte le misure affinché si possa tornare a prendere parola», spiegano dal Coordinamento romano acqua pubblica (Crap). Per celebrare il decimo anniversario del referendum del 2011, il Crap ha indetto per domani, sabato 12, una manifestazione a piazza dell’Esquilino, alle 15,30. Proseguono nel loro intervento: «Nel momento in cui si torna a definire il futuro di questo paese attraverso il Pnrr e attraverso una serie di riforme strutturali che mettono sotto attacco l’acqua, i beni comuni, il lavoro e una vita dignitosa, ci sembra assolutamente necessario che si torni anche a sfilare in piazza, in maniera determinata e partecipata».
Della stessa opinione anche il collettivo di precari e precarie dell’università che, insieme ad altre sigle sindacali, ha organizzato, per lunedì 14, un presidio sotto Montecitorio alle 17. Proprio quello stesso giorno e il seguente è, infatti, prevista alla Camera la discussione di un progetto di legge per la riforma del reclutamento del pre-ruolo. «È importante sottolineare che il presidio sarà unitario», affermano: «Poiché coinvolgerà tutte le sigle sindacali come non avveniva da tanti anni».
Foto di Giansandro Merli
Il disegno di legge, tra le altre cose, riduce il numero massimo di assegni di ricerca che possono essere effettuati, da sei a quattro. «Purtroppo viene sempre confermata la forma dell’assegno di ricerca, configurabile come una forma di collaborazione nonostante sia a tutti gli effetti una forma di lavoro dipendente (quindi il minimo delle tutele con il massimo dello sfruttamento)», lamentano e continuano: «Hanno poi introdotto un contratto da ricercatore a tempo determinato che ha la lunghezza di ben sette anni, una cosa probabilmente unica nella storia del diritto del lavoro italiano».
Sempre lunedì 14 scenderanno in piazza anche artisti e artiste di strada: l’appuntamento è a Campo de’ Fiori. «A Roma si dà la possibilità ai locali di ampliare il proprio spazio commerciale per mettere i tavolini, ma le libere espressioni artistiche sono ancora vietate», osserva attentamente la portavoce della categoria, che nota anche come in molte piazze siano stati montati maxi-schermi per vedere gli Europei: «Evidentemente è legittimo assemblarsi per assistere alle partite, ma non lo è per protestare».
Il giorno successivo, martedì 15, saranno invece lavoratori e lavoratrici dello spettacolo a manifestare. Punto di ritrovo il Ministero del lavoro. Ed è proprio al Ministro Orlando che si rivolge una rappresentante del settore, in mobilitazione da ormai quindici mesi.
«Chiediamo un incontro diretto con il Ministro, è suo il compito di occuparsi della situazione di precarietà sistemica che vivono lavoratori e lavoratrici delle spettacolo». Lavoratori e lavoratrici, infatti, non considerano sufficienti le tre misure inserite nel Dl Sostegni: «Quello di cui c’è bisogno è una riforma strutturale, che parli di finanziamenti, di contratti collettivi nazionali, di un allargamento dei diritti e delle tutele per tutte e tutti».
Nonostante si tratti di una manifestazione nazionale, che vedrà convergere a Roma operatori e operatrici del settore da tutta Italia, anche in questo caso la Questura ha impedito che venisse preavvisato un corteo: «Questo sia molto grave e per questo siamo qui stamattina insieme ad altri movimenti perché crediamo innanzitutto che tutte le manifestazioni che si svolgeranno a giugno parlino di diritti essenziali per tutte e tutti, la casa, l’acqua, l’istruzione, la ricerca e il diritto alla cultura e a un lavoro sicuro».
Nella stessa giornata anche precari e precarie della scuola hanno organizzato una mobilitazione. Confermano: «Saremo la mattina a Montecitorio e il pomeriggio sotto il Ministero della pubblica istruzione perché il Sostegni bis è stata una non risposta ai problemi della scuola».
Il settore scolastico, infatti, è uno dei più precarizzati: «Un docente su tre è precario e molte famiglie se ne rendono conto soltanto a fine anno scolastico o all’inizio del successivo, quando non ritrovano in classe l’insegnante che aveva accompagnato quel gruppo di studenti per l’anno precedente».
È attesa invece per il 26 di giugno, presso il Ministero delle infrastrutture, la manifestazione dei Movimenti per il diritto all’abitare, attualmente nell’occhio del ciclone per quanto sta accadendo nell’occupazione romana di viale del Caravaggio. «Questa mattina c’è stato un muro solidale: una parte della città è accorsa proprio per dare forza a Caravaggio, perché la trattativa sulla casa va portata a termine. È molto importante quello che è successo e sta succedendo: se le persone di Caravaggio riusciranno a uscire dall’occupazione senza sgombero e con una casa, un tetto per tutti, sarà una vittoria per la città, per tutti i movimenti che hanno partecipato insieme a noi alla lotta per la casa». È proprio una occupante a parlare e anche lei non si capacita che «vogliono ricominciare gli sfratti e gli sgomberi, ma vietano si vietino i cortei. Ci sembra assurdo».
A dar man forte a tutti i movimenti che hanno partecipato alla conferenza stampa anche le Clap, da sempre al fianco di lavoratori e lavoratrici precarie e non solo. Il loro è un grido d’allarme: «In questa fase è fondamentale tenere alta l’attenzione perché stanno passando sotto silenzio una serie di riforme peggiorative nei confronti di chi già vive un mondo del lavoro assolutamente penalizzato e frammentato». Le Clap saranno in piazza con i e le professionist* della cultura e dello spettacolo, ma non solo: «Sosterremo tutte le battaglie, perché qua vengono impedite tutte le azioni dimostrative, ma bisogna invece permettere di esprimere il dissenso in città»
Foto di copertina di Giansandro Merli