approfondimenti
MONDO
Lezioni siriane per l’Iran
La repentina caduta di Assad e le contraddizioni che si sono aperte in Siria, stretta fra liberazione da una dittatura e pesanti ingerenze straniere, e le minacce turche che pesano ora maggiormente sul Rojava spingono a riflettere anche sulle prospettive dell’Iran, che è coinvolto in questo regime di guerra regionale e globale
Alla fine, la dittatura patriarcale e familiare di Bashar al-Assad, basata su bombe chimiche, corruzione finanziaria e governativa diffusa, è stata rovesciata. Questo rovesciamento è stato compiuto dalle forze di Tahrir al-Sham sotto la guida di al-Jolani, con il sostegno finanziario del governo di Erdoğan. Ak di là delle congetture, proviamo a fissare i punti essenziali che coinvolgono il destino di popoli oppressi, sradicati e vittime di bombardamenti in tutto il Rojava.
I limiti del 2011
In primo luogo, bisogna sottolineare che separare questo rovesciamento dalla rivoluzione incompiuta del 2011 sarebbe un errore gravissimo. Questo rovesciamento ha le sue radici nel 2011, quando il Rojava riuscì, grazie a quella rivoluzione, a uscire dalla dimensione puramente araba delle cosiddette Primavere Arabe e a stabilire un’autogestione combattiva contro il fascismo di Erdoğan, il fondamentalismo di Daesh e la dittatura di Assad. Rovesciare il regime di Assad non significava solo abbattere Assad, ma anche demolire le prigioni infernali che fungevano da camere di tortura per milioni di persone. Le immagini provenienti da quelle prigioni dimostrano che il regime di Assad era un governo di massacri, carceri e bombe chimiche. Per esempio, il ritrovamento di macchine delle presse per torturare i detenuti è la testimonianza di una barbarie senza limiti.
Non bisogna dimenticare che il regime di Assad non è crollato principalmente per ragioni geopolitiche, ma prima di tutto a causa della perdita di consenso all’interno della società e della crescente opposizione popolare alla violenza del regime. In pratica, Assad governava in modo suicida, trascinando con sé una società e un territorio verso la distruzione.
Si trattava di un’azione suicida finalizzata esclusivamente a mantenere il potere nel palazzo presidenziale. Gli eventi recenti rappresentano dunque un’apertura: la liberazione delle prigioni, il ritorno di migliaia di rifugiati in Siria e l’inizio di un nuovo tipo di azione collettiva e politica da parte della società siriana. Ora c’è la possibilità di creare forme di organizzazione radicali e liberatorie, che possano sfuggire ai danni inflitti dal capitalismo globale e dal militarismo internazionale. Ma questa organizzazione sarà impossibile senza la partecipazione delle forze democratiche e del Rojava. Solo attraverso la solidarietà con il Rojava si potrà immaginare una società alternativa.
Il contesto della guerra globale
È ormai evidente che il mondo attuale si basa su una guerra totale. In questo contesto, tra guerre intrecciate che hanno dato forma agli attuali regimi, solo forme di solidarietà transnazionale e internazionalista possono costituire un nuovo polo contro i regimi globali di guerra. Anche in Siria, questi regimi bellici cercano di perpetuare la situazione tragica del paese. Desidero quindi descrivere l’atmosfera di questo momento:
• Gli islamisti, pur essendo attivamente coinvolti a livello militare e alleati negativi per il movimento rivoluzionario siriano, non sembrano avere alcuna possibilità di contribuire a un futuro democratico per la Siria.
• Gli anarchici internazionalisti del Rojava hanno espresso preoccupazioni in tre punti:
1. Il vuoto di potere in Siria potrebbe favorire una rinascita di Daesh.
2. L’amministrazione autonoma del nord-est della Siria, attualmente sostenuta dagli Stati Uniti, potrebbe diventare ancora più dipendente da Washington in caso di un attacco turco.
3. Nel caos attuale, il riequilibrio delle forze sarà sanguinoso e potrebbe avere conseguenze disastrose.
Come ha detto Yassin al-Haj Saleh, che ha passato sedici anni in prigione: «Per la prima volta sento di poter respirare». Questo è stato solo il primo passo: per creare la possibilità di una democrazia era necessario aprire le porte delle prigioni.
Tuttavia, dobbiamo osservare con coraggio questa nuova pagina della storia siriana. In questa fase, Turchia, Stati Uniti e Israele sembrano muoversi per divorare qualsiasi possibilità di democrazia: la Turchia vuole distruggere il Rojava, gli Stati Uniti vogliono saccheggiare le risorse di gas naturale e Israele continua con la sua politica di occupazione e colonizzazione. Anche l’Iran e l’asse della resistenza, sconfitti, cercano di stabilire nuovi canali per rafforzare il proprio asse.
Sembra che questo crollo, più che aprire spazi per la democrazia, stia intensificando i conflitti tra stati e interessi economici che, nonostante le loro differenze, sono uniti nel distruggere la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Le loro guerre puntano a esaurire i movimenti sociali e le organizzazioni collettive basate sulla libertà.
La Repubblica Islamica e l’asse della Resistenza sono rimasti sconvolti e confusi dagli eventi recenti. L’asse della Resistenza, basato su forze islamiste e fondamentaliste, ha perso anelli strategici fondamentali e ha visto indebolirsi la sua capacità di sostenere guerre logoranti. Allo stesso tempo, l’Iran non ha più la preparazione dello scorso anno per affrontare Israele e si sta muovendo in una direzione che probabilmente lo vedrà come il perdente principale. Inoltre, la situazione economica e sociale dell’Iran non è più quella del 2011, rendendo impossibile alla Repubblica Islamica ricostruire le sue forze oltre confine. Per questo motivo, il regime si trova in una crisi multidimensionale. Tuttavia, questa crisi non si limita al governo. Le azioni della Repubblica Islamica, il suo isolamento internazionale e il suo passo verso l’unica opzione rimasta, ovvero la bomba atomica, rischiano di trascinare la società iraniana, già ribelle e furiosa, verso una rovina totale. In questo contesto, la Repubblica Islamica teme due minacce principali: la prima è il nemico interno, ovvero un popolo che, a causa delle politiche neoliberiste, fondamentaliste e autoritarie del regime, è deciso a rovesciarlo con una rivoluzione; la seconda è costituita dai nemici esterni, che vedono l’attuale situazione come l’occasione migliore per infliggere i colpi più profondi al regime.
Parallelamente, i recenti sviluppi in Siria e il crollo del regime autoritario di Bashar al-Assad, hanno dato speranza al popolo iraniano, dimostrando che la tirannia non è eterna e che può essere abbattuta attraverso una rivoluzione e una rivolta. Tuttavia, questi eventi devono rappresentare una grande lezione per i rivoluzionari iraniani: l’unica condizione per il successo e la continuità della rivoluzione è opporsi sia alla guerra che a qualsiasi tipo di intervento straniero, indipendentemente da quale fazione o potenza lo porti avanti.
Immagine di copertina: tre bambini osservano l’incendio scoppiato nella clinica di Kobanê dopo gli attacchi da parte della Turchia. Fonte: YPG.
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