ROMA
Le persone prima del profitto. Il 18 giugno, sotto la sede di Confindustria
Nonostante le pressioni contro il lockdown durante la fase di picco del contagio e le misure incassate a favore delle imprese nei decreti governativi, gli esponenti di Confindustria continuano senza sosta ad attaccare i diritti dei lavoratori e le misure del Welfare. Un appello per una manifestazione sotto la sede romana
In queste settimane abbiamo ascoltato a più riprese dichiarazioni, interviste e commenti rilasciati da Bonomi e da molti esponenti di Confindustria, relativamente ai decreti di marzo e maggio varati dal Governo, alle misure predisposte per imprese e famiglie, alle politiche che, secondo i leader degli industriali, andrebbero messe in campo nei prossimi mesi. Ricordiamo che la prossima settimana avranno luogo, inoltre, gli Stati Generali dell’economia, fortemente voluti dal Presidente del Consiglio Conte e che nelle ipotesi del direttivo dovrebbero strutturare un piano di ripresa e rilancio del Paese per la manovra autunnale basata sul Recovery Fund. La discussione partirà da alcune delle proposte avanzate dalla task force diretta da Colao. Cosa che certamente non ci tranquillizza. Si continua, infatti, a parlare di capitali, imprese e lavoro, mai della vita delle persone, radicalmente compromessa da decenni di politiche di austerità e precarizzazione e impoverita, ancor di più, dalla recente pandemia.
Non ci sorprende l’attacco violento che viene portato avanti ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori (la contrattazione nazionale andrebbe eliminata, secondo Bonomi) o alle misure di welfare, del tutto insufficienti, quasi un’elemosina, stanziate dal Governo, come quelle del reddito di emergenza (il reddito sarebbe uno spreco di denaro, secondo loro). Da sempre Confindustria gioca questo ruolo. Sorprendente è invece l’arroganza con cui, dopo aver ricevuto moltissimo proprio dai decreti criticati (prestiti garantiti e sostegno a fondo perduto), si prosegua con una campagna che ha come obiettivo quello di gestire la “ricostruzione” post-pandemia e di rimuovere completamente le responsabilità che la grande industria ha avuto nelle prime settimane della diffusione della Covid-19.
Non ci dimentichiamo il ruolo svolto proprio da Confindustria, soprattutto in Lombardia dove l’ipotesi di pressioni indebite è oggi oggetto di un’inchiesta, nell’opporsi al lockdown e nel chiedere che si proseguisse ad andare a lavoro, con spregio della salute e della sicurezza di lavoratrici e lavoratori, mettendo i profitti davanti a qualsiasi altra ragione.
In questa fase, in cui l’emergenza sta mostrando i suoi risvolti più drammatici, pensiamo sia arrivato il momento di far ascoltare la voce di chi non ha risorse per difendersi e di chi da mesi sta richiedendo soldi per vivere, un reddito di base incondizionato, misure universali di welfare, tutele e sicurezza.
Per questi motivi abbiamo deciso di lanciare un presidio sotto la sede di Confindustria, per portare le nostre ragioni proprio davanti al palazzo in cui, senza tener conto della situazione che vivono migliaia di persone in Italia, proseguono gli appelli a «non pensare alle vacanze e rimboccarsi le maniche», a non «sperperare denaro in assistenzialismo» ed essere pronti a rinunciare ai diritti per favorire la ripartenza del Paese. L’unico assistenzialismo che abbiamo visto è stato proprio quello concesso alla grande industria, a quelle aziende che spostano all’estero le loro sedi legali continuando a battere cassa e chiedendo di sottrarre risorse a lavoratrici, lavoratori, disoccupati ed esclusi.
“Nessuno rimarrà indietro” è stato lo slogan delle prime settimane di pandemia. E tale è stato: uno slogan. In migliaia di “nessuno” rimasti senza reddito e risorse sono stati scavalcati dai pochi “qualcuno” che continuano ad avere vita facile nell’accaparrare risorse e non si accontentano, mostrando il loro volto più famelico.
Ora che si parla ormai apertamente di un crollo economico nei prossimi mesi e che si discute nel Governo e nell’Europa di quante risorse stanziare per tamponare il disastro economico, pensiamo sia giusto che proprio i soggetti che subiranno la crisi più pesantemente debbano rivendicare lo spazio per far valere le proprie ragioni, così come accade per Confindustria.
Invitiamo tutti i singoli e le realtà interessate a partecipare al presidio, per tornare a ribadire che le persone valgono più dei profitti della grande industria e che le risorse devono essere stanziate per un welfare realmente universale, per la sanità pubblica e per i settori cruciali della nostra società.