ROMA

Le mani sulla città: la Regione Lazio mette a bando l’antiviolenza

A ridosso del 25 novembre – giornata internazionale per il contrasto alla violenza di genere e patriarcale – la nuova giunta regionale di Francesco Rocca mette a bando lo stabile occupato dalla Casa delle donne Lucha y Siesta, punto di riferimento per il contrasto alla violenza di genere e l’accompagnamento nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. A rischio anche i 14 posti letto che da anni garantiscono ospitalità e rifugio alle sopravvissute

La nuova delibera della Regione Lazio si colloca in discontinuità con la convenzione stipulata nel 2021 dalla giunta precedente, che aveva riconosciuto il ruolo fondamentale svolto dalla Casa, senza però salvaguardarne la posizione rispetto a potenziali interventi futuri di segno opposto. Ma l3 attivist3 che animano la Casa e tutte le reti che la sostengono chiedono un confronto e promettono resistenza.

L’8 marzo 2008, la casa delle donne Lucha y Siesta muoveva i primi passi verso l’accoglienza e l’accompagnamento delle donne sopravvissute nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza. Da allora, questa realtà così importante ha compiuto passi da gigante non solo nel contrasto alla violenza patriarcale e di genere, diventando un punto di riferimento imprescindibile nel quartiere Tuscolano – dove lo stabile è situato – e in tutta la capitale. In quattordici anni di attività la casa – il giardino costellato dai giochi per i più piccoli messi a disposizione di tutta la comunità – ha infatti aperto il suo cancello anche a progetti di formazione all’educazione sessuoaffettiva e contrasto alla violenza di genere, a corsi di lingua e di yoga, creato due centri antiviolenza, uno sportello di ascolto psicologico. A questi si aggiungono una sartoria e una biblioteca accogliente, anche per i movimenti femministi e transfemministi della città e tutte quelle realtà che hanno partecipato a un sit-in di protesta sotto la regione Lazio indetto dall3 luchadorəs per l’occasione.

È infatti notizia dello scorso 17 ottobre che la giunta di Francesco Rocca, dietro iniziativa di Simona Baldassarre, assessora per le pari opportunità (sarebbe ironico, se non fosse tragico), metterà a bando i 14 posti letto offerti dalla casa alle donne sopravvissute a episodi di violenza e con essi tutti i servizi svolti dalle volontarie che da anni, con estrema fatica, animano questa realtà. Fatica dovuta ai continui attacchi subiti dalla casa e dall3 su3 attivist3 che solo nel 2021 hanno visto un primo riconoscimento attraverso la convenzione che la regione Lazio di Nicola Zingaretti ha stipulato dopo anni di aste e contenziosi – non ancora del tutto risolti – con la proprietà dello stabile. Proprietà formalmente riconducibile ad Atac, azienda del trasporto pubblico romano, che aveva però abbandonato lo stabile la cui manutenzione è stata garantita negli anni esclusivamente grazie all3 su3 occupanti e a loro spese.
Non è bastato, però, che la giunta precedente riconoscesse la casa come bene comune: la procedura non è mai stata portata a termine e oggi sono in molt3 a domandarsi come mai siano sempre il contrasto alla violenza di genere e la protezione dell3 sopravvissut3 a passare in secondo piano, soprattutto in un momento in cui tanto i dati Istat che quelli dell’osservatorio nazionale sui femminicidi, lesbicidi e transcidi del movimento transfemminista Non una di meno fanno registrare cifre in vertiginoso aumento.

«Ieri, 17 ottobre, la giunta regionale ha votato la delibera che dispone lo svuotamento della Casa delle donne Lucha y Siesta, il ricollocamento dei nuclei accolti, la ristrutturazione e la messa a bando. Un programma che poco ha a che fare quindi con la politica di contrasto alla violenza di genere, anzi, che si colloca dalla parte di chi quella violenza la agisce», recita in modo eloquente il comunicato stampa che campeggia sul profilo Instagram della Casa. «Di fronte a un attacco violento, anche questa volta, facciamo ben più che difenderci, e rilanciamo: vogliamo che sia convocato con urgenza un tavolo con tutta la rete antiviolenza della regione. Abbiamo competenza ed esperienza, il nostro posizionamento politico non è neutro perché la violenza non è neutra. […] siamo chi quotidianamente si occupa di antiviolenza in questa regione, la nostra voce non è silenziabile», incalzano le attiviste sui social network. L’intento è quello di uscire quindi dalla logica binaria di vittima e carnefice che imperversa da mesi sulla stampa, sui media, continuamente rintracciabile nelle dichiarazioni dei politici italiani dopo l’ennesimo episodio di violenza. Dichiarazioni volte a perpetuare un clima di pericolo costante, mai alla creazione di una cultura del rispetto e del consenso che renda davvero sicure le vite di chi, a tale violenza, si opponga e riesca a sopravvivere.

Rimane da chiedersi dunque se veramente – come sembrerebbe evidente – né Rocca, né Baldassarre, abbiano contezza che i servizi che la nuova delibera intende mettere al bando non possono essere svolti in maniera efficace da chiunque, ma solamente da una realtà ben radicata nel territorio, che per anni ha intessuto reti e costruito rapporti di fiducia. Il percorso intrapreso dall3 luchadorəs nel contrasto alla violenza patriarcale è lungo e viene da lontano, prende forma attraverso pratiche ispirate a un approccio femminista e transfemminista continuamente teso allo sradicamento di una violenza culturale, sistemica, istituzionale. Un contrasto che non si concretizza attraverso facili slogan da campagna elettorale che inneggino a manifestazioni di soli uomini e pene carcerarie inutilmente severe, né attraverso la creazione di “mostri” provenienti da contesti spinti ai margini, pronti ad aggredirci a ogni angolo della strada. O è questo a rendere la Casa una realtà tanto scomoda e invisa ai nuovi interlocutori Regionali?

Il 97% delle violenze, lo sappiamo, è agito da persone che conosciamo, che abbiamo in casa. Proprio per questo è fondamentale che quei luoghi sicuri, attraversabili da tutt3, che possiamo realmente chiamare casa e in cui a casa possiamo sentirci, vengano salvaguardati.

Lucha Y Siesta è uno di questi e non sarà facile spazzarlo via: se toccano Lucha, toccano tutt3. Con rabbia, con forza, con gioia, lotteremo al fianco della Casa per dire che no, non staremo in silenzio a guardare». 

immagine di copertina dalla pagina fb di Lucha y Siesta