ITALIA
Le bugie verdi di Conte
Tra un hamburger e un salto al summit Onu sul clima, il primo ministro si dà un tono ambientalista. Un’operazione che non si può neanche chiamare di greenwashing: non c’è alcun provvedimento verde dietro cui nascondere limiti o nefandezze del governo
Riuscire a misurare la propria alterità rispetto al governo precedente rimane un obiettivo cardine della attuale compagine ministeriale e dei partiti che la sostengono. I 5 Stelle hanno bisogno di riconquistare l’elettorato perso nell’anno in cui sono stati annichiliti da Matteo Salvini, il PD deve dimostrare ai suoi elettori di essere alternativo alla Lega, e di essere in grado di orientare diversamente la direzione del paese.
Già nelle prime settimane si è visto quanto questa fantomatica “discontinuità” governativa non sia facile da praticare rispetto al tema caldo del governo precedente, cioè le migrazioni, tra tentennamenti del Viminale quando una nave salva migranti e modifiche dei decreti sicurezza ancora solo a parole.
Un piano politico nel quale invece è più facile sventolare la bandiera ideologica del “cambiamento” è quello ambientale, per vari motivi. Il governo precedente non aveva introdotto nessuna proposta rilevante, si era attestato in linea con i precedenti esecutivi, tranne rispetto alla tematica trivellazioni, per la quale aveva decretato una sospensiva alle nuove esplorazioni, che scade la prossima primavera. È pertanto facile “cambiare” se quelli prima di te non hanno fatto nulla di rilevante, basta quasi solo “fare qualcosa” e puoi già spacciarlo per “cambiamento”. Inoltre, grazie al movimento globale per il clima che è in continua crescita, la tematica ambientale (specialmente quella del riscaldamento del pianeta) è finita sotto i riflettori dei media mainstream, e quindi nulla di più facile di cavalcare l’onda dichiarando di essere un governo di discontinuità proprio nella tematica che sta prendendo sempre più piede con l’opinione pubblica, l’ambiente.
Il tentativo di dimostrarsi sensibile al tema da parte del Conte bis ha avuto il suo apice nella presenza a New York del primo ministro, al summit delle Nazioni Unite sul clima. Il presidente del Consiglio, in partenza per New York ha dichiarato: «ll nostro Paese, anche grazie al ruolo di leadership mondiale di diversi tra i nostri gruppi industriali, [ma quali? Forse Enel ed Eeni responsabili di morte e disastri ambientali ovunque nel mondo, viene da chiederso?] è tra i più virtuosi nel perseguire la decarbonizzazione dell’economia e la transizione verso fonti rinnovabili. Il ruolo riservato all’Italia nell’ambito del Vertice sul Clima è una conferma del capitale di credibilità e di rispetto di cui gode il nostro Paese nel sistema delle Nazioni Unite e del riconoscimento internazionale dell’impegno italiano sul tema della lotta ai cambiamenti climatici».
Se dietro queste roboanti parole, proseguite in modo simile nelle sue dichiarazioni durante i giorni a New York, cerchiamo invece i fatti, troviamo una realtà molto differente.
In altre interviste Conte ha commentato che questo supposto ruolo fondamentale dell’Italia sarà svolto tramite il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima in fase di ultimazione (Pniec). Come già raccontato su Dinamo, il Pniec definitivo deve essere presentato alla Commissione Europea entro fine anno. Nel piano sono incluse tutte le misure fondamentali per la gestione energetica del futuro, è quindi il documento cardine per capire il ruolo di un paese rispetto all’emergenza climatica che viviamo. Il Pniec attuale è ancora quello del governo precedente, frutto del lavoro di Di Maio, Toninelli e Costa (i ministeri competenti in materia).
È un piano in perfetta linea con i governi Renzi-Gentiloni, sia nella strategia globale che nei numeri in senso stretto. È un documento di programma totalmente inadeguato a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del paese, è interamente fondato sullo sviluppo produttivo ed estrattivo di gas metano di cui l’Italia deve diventare un hub mondiale, non dice nulla di significativo in tema trasporti, mantiene gli incentivi alle aziende che producono combustibili fossili e determina degli obiettivi climatici con i quali non potremo mai rispettare l’Accordo di Parigi del 2015 (che molti scienziati ritengono ad oggi ormai troppo debole e superato)
La retorica di Conte pertanto non può neppure essere chiamata greenwashing, perché non ci sono provvedimenti ambientali dietro ai quali si può nascondere limiti o nefandezze rispetto agli altri ambiti di governo. Qui siamo a una vera e propria grossolana falsificazione della realtà, si parla di un ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici che l’Italia non sta svolgendo. Purtroppo il favore di cui il governo gode nella maggior parte dei media impedisce che qualcuno sbugiardi Conte o lo metta alle strette rispetto alla realtà che è ben diversa dai suoi discorsi, al contrario, tutti lo appoggiano e incoraggiano.
Esiste poi in bozza, (ma nessuno lo ha ancora analizzato) un decreto Costa che dovrebbe introdurre una serie di misure laterali a quelle del Pniec, utili a contrastare i cambiamenti climatici. Le indiscrezioni non parlano però di azioni particolarmente significative, il decreto non è ancora pubblico e il Consiglio dei Ministri ha rimandato l’esame del provvedimento stesso.
I social sono impazziti davanti alla foto di Conte che mangia un hamburger dopo una giornata al Climate Summit, su sfondo di grattacieli di Manhattan. Tuttavia quella foto, che dimostra l’ignoranza profonda di chi ignora che il cibo che mangia ha un impatto immediato sul clima e sul futuro, è forse la più rappresentativa, al momento delle politiche del governo. Tante belle parole convincenti ripetute sorridendo in contesti “cool” proprio nella settimana del Climate Strike ma poi nel concreto, nulla, se non un hamburger cioè carne prodotta attraverso deforestazione amazzonica.
Se poi cerchiamo di tracciare linee di azione degli altri ministeri che, oltre al Mise e al ministero dell’Ambiente, hanno a che fare con la tutela del pianeta, cioè Trasporti e Agricoltura, anche qui non c’è da stare allegri. La ministra dei Trasporti De Micheli ha dichiarato nei suoi primi giorni di insediamento che si farà il TAV e le altre grandi opere come la Gronda a Genova, ignorando volutamente che in Italia il movimento per il clima e quello contro le grandi opere sono indissolubilmente legati, perché due facce della stessa medaglia, come ha spiegato Wu Ming 1 in un recente articolo.
La ministra Bellanova, al vertice del ministero dell’Agricoltura, non si è ancora espressa sulla tematica, tra quelle di sua competenza, che più ha influenza rispetto ai cambiamenti climatici, cioè gli allevamenti intensivi, per via del loro impatto rispetto alla produzione globale di gas serra e di polveri sottili oltre che di liquami. Il settore degli allevamenti infatti produce in Europa il 14% di gas serra totali, la stessa quantità prodotta dai trasporti terrestri.
Aspettiamo di vedere quali provvedimenti vorrà prendere in un paese come l’Italia dove l’agricoltura intensiva è drogata di fondi pubblici e la piccola agricoltura a gestione familiare è invece soffocata da provvedimenti iniqui e scarsi finanziamenti. Nel frattempo Bellanova si è espressa in modo preoccupante rispetto ad altre due tematiche ambientali non direttamente collegate al cambiamento climatico: ha affermato di voler ridiscutere le posizioni scientifiche esistenti per favorire un avvicinamento agli Ogm e ha detto di essere favorevole al Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada, che, se approvato farebbe perdere molte normative a tutela dell’ambiente presenti in Europa al fine di favorire una economia di mercato senza limiti né vincoli attraverso l’Atlantico. Diciamo che come biglietto da visita quello di Bellanova non è stato convincente, aldilà di sciocche polemiche sul suo vestiario o sul suo titolo di studio.
Il governo Conte Bis è pertanto un governo che sta pertanto operando in modo sistematico una mistificazione della realtà del suo programma e dei suoi intenti, per colorarsi di verde e così recuperare delusi dai 5 Stelle e depressi dal Pd. Viene inoltre abusato il termine Green New Deal, che negli Stati Uniti significa un piano di norme ben preciso e radicale, proposto dalla deputata democratica Alejandra Ocasio Cortez, che non ha nulla a che vedere con il programma di Conte, che ambientalista proprio non lo è.
L’emergenza climatica invece c’è per davvero, i dati che ci arrivano ogni giorno sono sempre più drammatici, con un nuovo allarme dell’Organizzazione metereologica mondiale e questa settimana è arrivata notizia di un prossimo distacco di una parte significativa del ghiacciaio del monte Bianco.
La sfida per fermare tutto questo è estremamente dura, ma essa parte anche dallo svelare la spudorata opera di falsificazione della realtà operata dal Conte Bis. Sarà importante ricordarlo in questa settimana in cui migliaia di giovani stanno per invadere le piazze per chiedere giustizia climatica.