approfondimenti
![](https://www.dinamopress.it/wp-content/uploads/2025/02/Aufstand_der_Anständigen_demonstration_Berlin_on_Hofjägerallee_2025-02-02_27-1114x557.jpg)
EUROPA
La società civile tedesca si mobilita in vista delle elezioni
Contro la svolta a destra della politica tedesca è in atto una grande mobilitazione della società civile. Le politiche migratorie sono al centro del dibattito, contro il restringimento dei diritti delle persone rifugiate
Sabato 8 febbraio. Mancano 15 giorni alle elezioni politiche anticipate e una parte della Germania scende di nuovo in piazza. Dalle città più piccole a quelle più grandi, sono 142 le mobilitazioni registrate in tutta la Repubblica Federale: sit-in, manifestazioni, flash-mob, catene umane, azioni di disturbo di eventi elettorali. Varie forme di azione contro quello che qui viene definito con una singola parola, il Rechtsruck, la svolta a destra della politica tedesca. Nella sola Monaco più di 300mila persone hanno risposto alla chiamata delle Omas gegen Rechts, le nonne contro la destra: sindacati, organizzazioni e associazioni politiche, civili, religiose, persino la più famosa squadra di calcio della città, il Bayern München. Le immagini dall’altro sono impressionanti, la Theresienwiese, la gigantesca piazza di 42 ettari in cui ogni anno si tiene l’Oktoberfest, è piena.
È il secondo fine settimana di seguito in cui la società civile tedesca si mobilita, dopo quello scorso che aveva visto a Berlino 80mila persona assembrarsi davanti al parlamento, e 250mila in una grande corteo e che aveva inondato dapprima la Straße des 17. Juli, la lunga arteria che corre dalla Porta di Brandenburgo alla Colonna della Vittoria, e da lì, scendendo verso sud, aveva poi raggiunto il Konrad-Adenauer-Haus, sede centrale della CDU.
Sulla facciata, come ad accogliere la manifestazione, la foto enorme a mezzo busto del candidato cancelliere cristiano-democratico Friedrich Merz. È contro lui e il suo partito che si sta protestando in queste settimane in Germania. Mercoledì 29 gennaio, e poi di nuovo due giorni dopo, la CDU e la CSU hanno accettato in due sedute del Bundestag di costruire temporaneamente una maggioranza con la AfD per scavalcare il governo di minoranza SPD-Grüne e cercare di far passare una mozione non vincolante e una proposta di legge. Entrambe presentate da Merz, entrambe mirate a inasprire le leggi sulla migrazione. La mozione è stata approvata, la proposta di legge no, per una manciata di voti venuti a mancare anche tra le stesse fila della CDU. Ma l’apertura a destra dei cristiano-democratici ha fatto comunque saltare una regola non scritta e sin oggi centrale della prassi parlamentare tedesca: non si collabora con la AfD.
In Germania la chiamano Brandmauer, letteralmente “muro tagliafuoco”, un cordone istituzionale tracciato dai partiti intorno all’estrema destra per isolarla e salvaguardare la democrazia – nella speranza che l’incendio si spenga.
La breccia aperta da Merz in questo muro è stata accolta da reazioni scioccate. Già venerdì, durante l’accesa discussione nel Bundestag, il capogruppo della SPD Rolf Mützenich si era rivolto ai banchi della CDU facendo riferimento alla Repubblica di Weimar e al rischio di spalancare quella che ha drammaticamente definito una «porta per l’inferno». Più tardi, in quella stessa serata, migliaia di persone si erano date appuntamento davanti alla sede della CDU a Berlino, scandendo lo slogan «Noi siamo il Brandmauer».
La preoccupazione generale è che anche Germania possa succedere quello che sta accadendo nella vicina Austria, con il rischio di una coalizione tra l’estrema destra e i conservatori.
Un fatto che Merz continua da giorni a negare, promettendo a ogni uscita pubblica che CDU ed AfD non governeranno mai insieme. Ma il precedente è ormai creato e, se l’estrema destra continuerà a crescere e rappresentare sempre più tedeschi e tedesche, potrebbe effettivamente essere una questione di tempo prima che il tabù cada. Nel frattempo il dato preoccupante, portato alla luce da ricerche giornalistiche, è che sono già più di 100 gli attivisti della galassia neonazi e identitaria che lavorano nel Bundestag alle dirette dipendenze degli attuali 78 parlamentari AfD – alcuni anche a quelle della candidata cancelliera Alice Weidel.
Al momento, escludendo una coalizione con la AfD, non è ancora chiaro quale scenario sia il più probabile nella geometria e nella matematica delle variabili alleanze tedesche. I sondaggi danno la CDU/CSU in testa con percentuali che oscillano intorno al 30%, seguita dall’AfD al 20%, SPD e Grüne al 16 e 13%, mentre i liberali della FDP, la Linke e la sinistra conservatrice di Sara Wagenknecht lottano per superare la soglia di sbarramento del 5%.
L’unico dato certo è che le due votazioni in parlamento sono servite a Merz per consolidare la sua posizione. Lunedì 3 febbraio, in un congresso di partito blindato e seguito da proteste all’esterno, la CDU si è schierata compatta dietro il suo candidato che, forte del sostegno, ha presentato un programma sulla migrazione da attuare immediatamente dopo il voto. Il contenuto è quello dei testi già presentati in parlamento e votati con la AfD: la soppressione pratica di Schengen, con controlli ristabiliti alle frontiere della Germania; la soppressione pratica del diritto di presentare domanda d’asilo ai confini tedeschi, con la legalizzazione dei respingimenti; detenzione a tempo indeterminato per chi ha un ordine di deportazione; limitazione degli arrivi come chiaro scopo delle politiche migratorie, con l’impossibilità di ricongiungimento familiare per chi fugge dal proprio paese a causa di una situazione non sicura e non perché personalmente perseguitato; maggiori poteri alla polizia federale; abolizione delle norme per velocizzare l’acquisizione della cittadinanza.
Una lista che, a detta della stessa AfD, sembra essere stata copiata punto per punto dal programma elettorale della Weidel e con cui la CDU vuole mettere ben in chiaro che la politica migratoria inaugurata dieci anni fa dalla cancelliera Angela Merkel è un capitolo ormai ben chiuso e lontano.
In sostanza, un attacco sistematico ai diritti dei migranti. E il titolo con cui è stato presentato il documento – Sicurezza per le persone in Germania – lascia capire il gioco sporco a cui sta giocando Merz in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Bisogna guardare alla cronaca delle ultime settimane, ad Aschaffenburg, cittadina della Baviera, dove a fine gennaio un richiedente asilo di origine afgana con problemi psichici ha aggredito con un coltello un gruppo di bambini di un asilo, uccidendo un educatore e una bambina di 2 anni. Il caso è stato benzina sul fuoco della politica tedesca, alimentando a dismisura il dibattito su migrazione e deportazioni, in un paese che avrebbe ben altri e più gravi problemi da affrontare.
«Non si parla di temi di rilevanza politica e sociale, come esplosione degli affitti, assistenza medica, mobilità, mancanza dei posti a scuola, inflazione. Tutte queste domande non sembrano più essere al centro del dibattito politico», dice Djairan Jekta, responsabile per il lavoro politico del Flüchlingsrat a Berlino. Nel Flüchlingsrat, che nella capitale esiste dal 1981, lavorano insieme una serie di organizzazioni dal basso con lo scopo di migliorare condizioni di vita e tutelare i diritti delle persone migranti. «Anche nel caso di Aschaffenburg – continua – si tratta di un uomo con problemi psichici che non aveva sufficiente accesso a cure psico-sociali, non di un terrorista. Avrebbe dovuto essere internato in una struttura chiusa. Non dovremmo quindi parlare di deportazioni, ma dello stato delle cure mediche qui in Germania. Perché non tutte le persone hanno accesso all’assistenza sanitaria o la possibilità di trovarsi un terapeuta o uno psichiatra? Sono queste le domande che dovremmo porci».
Ma che i principali partiti, anche del centro-sinistra tedesco, sembrano non volersi fare. Alla convergenza in parlamento di CDU e AfD, SPD e Grüne hanno risposto sì con l’urgenza di risollevare la Brandmauer, ma anche rivendicando la propria politica migratoria, fatta di un’ulteriore accelerazione delle deportazioni e di una stretta di vite sulla pelle delle persone rifugiate.
Entrambi i partiti sanno che, chi vorrà governare dopo il voto del 23 febbraio, dovrà farlo insieme alla CDU e si preparano di conseguenza. D’altronde, anche sotto il governo Scholz le persone migranti non hanno avuto vita facile.
La media delle domande di asilo rifiutate nell’ultimo anno è del 50-60%, il numero delle richieste nel 2024 è stato in calo rispetto all’anno precedente (circa 213mila), mentre il numero delle deportazioni è salito (circa 20mila). Chi riceve un rifiuto, ma non può essere deportato, ha un accesso limitato al sistema sociale e riceve sussidi del 20% al di sotto del minimo esistenziale, per un periodo che, dal febbraio del 2024, è stato prolungato da 18 a 36 mesi. Sono stati prolungati anche il tempo di detenzione nei centri per l’espulsione da 3 a 6 mesi, quello della detenzione in zone di transito come ad esempio aereoporti o frontiere da 10 a 28 giorni, la possibilità di perquisire stanze e spazi priviati senza un mandato alla ricerca di persone da deportare. E in diversi Bundesländer i rifugiati non ricevono ormai quasi più soldi in contanti, ma possono pagare solo con una carta speciale.
L’altro dato preoccupante in aumento è quello degli attacchi ai rifugiati. In soli tre mesi, da ottobre e dicembre 2024, sono stati 179 quelli registrati, una media di circa due al giorno. Ma anche di questo in questa campagna elettorale non si parla. Della loro sicurezza non interessa nessuno.
«È ora più importante che mai fare alleanze e non accettare quello che sta succedendo», conclue Djairan. «Bisogna far sì che si parli di nuovo di giustizia sociale, cambiare la narrativa. E dobbiamo cercare di mobilitare le persone. Non è facile, ma spero che ce la faremo. Non permetteremo che la AfD diventi parte del governo».
Immagine di copertina: wikimedia commons
SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS
Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno