ITALIA
La scuola non è una caserma
In questi giorni in tutta Italia è suonata la prima campanella per il ritorno sui banchi. Sono più di trenta anni che le riforme della scuola pubblica sono intrise di “cultura di impresa” dalla scuola delle tre i di Moratti fino all’istituzione del PCTO. Dalla scoppio della guerra vediamo insinuarsi dentro questa spinta al “management di se stessi” una nuova “cultura della sicurezza e della difesa” che rende la scuola funzionale alle esigenze delle forze armate e dell’industria bellica
Lo scorso 14 di settembre si sono tenute in diverse città mobilitazioni contro la militarizzazione delle scuole. Con gli slogan “La scuola non è una caserma…” “Boicotta Giochi Preziosi e i suoi zaini di guerra” “Stop alla militarizzazione di scuole e università”, a Verona si è tenuta una manifestazione a Piazza Bra e davanti al negozio della “Giochi Preziosi”, azienda distributrice della nuova linea di zaini scolastici che riproducono loghi e colori di alcuni corpi militari e il marchio dell’Esercito Italiano.
Così segnala nel suo comunicato l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha lanciato una campagna di protesta partita in rete in tutta Italia «in seguito alla quale pare che i prodotti in questione siano stati ritirati dal sito on line della nota azienda ma non dai punti vendita. Intanto la protesta si è spostata per le strade di Verona, ma hanno risposto anche da Padova e Milano. Primi ad accogliere l’invito dell’Osservatorio gli attivisti di Verona ai quali si è unito un variegato gruppo di associazioni della città scaligera, di seguito le loro dichiarazioni».
«Noi crediamo che la scuola dovrebbe insegnare l’educazione alla pace e alla solidarietà, che debba formare per una società diversa. Ecco perché è necessario che si manifesti il dissenso contro la scelta dell’azienda Giochi Preziosi di commercializzare questi zaini che abbiamo visto esposti in bella mostra in vetrina anche nel negozio di Verona e che veicolano evidentemente messaggi totalmente contrari. È nostro dovere manifestare il dissenso contro questo tipo di messaggi ed è per questo che invito genitori e genitrici a documentarsi su questi temi, anche attraverso il lavoro svolto dall’Osservatorio. Possiamo lavorare insieme, anche con i sindacati confederali che invito contestualmente per formare una grande rete. Ci tengo infine a manifestare il mio rammarico per i continui cambiamenti di sede che ha subito la manifestazione di domani su disposizione della Digos, la quale ha ritenuto opportuno farci spostare in Piazza Bra. Una scelta discutibile a nostro parere, proprio perché a differenza della sede precedente, che era piazzetta Melone, questa risulta alquanto dispersiva per una manifestazione come la nostra», Miria Pericolosi (Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università – Verona).
«Come Non Una di Meno-Verona vogliamo ribadire che il nostro femminismo e transfemminismo è antimilitarista. Ci preoccupa e ripugna come un’azienda inserisca con assoluta nonchalance materiale che potremmo definire di “propaganda” nelle scuole, per ottenere profitto da una parte e creando “alleanze” con l’esercito dall’altra, ricordandoci quanto forte è il legame tra capitale, patriarcato, guerra. La scuola non è una caserma e lƏ studentƏ non sono piccole reclute. E della retorica di guerra che dal Covid in particolare è entrata a far parte della quotidianità, infilandosi poi anche nelle agenzie educative, ne vogliamo fare a meno, per creare altre narrazioni, tanto più necessarie quando ci si trova in ambienti pedagogici», Non Una di Meno Verona
Vademecum
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha scritto un Vademecum per fornire a tutte le componenti degli strumenti formali e pratici per contrastare la crescente presenza militare nelle scuole e allo stesso tempo proporre un’idea altra di scuola e di società. Un punto fermo per l’Osservatorio è la centralità degli organi collegiali e democratici della scuola (Collegio dei docenti, Consiglio d’Istituto, Consigli di classe) e il loro corretto funzionamento. Attraverso essi deve passare per intero il lavoro didattico, le attività, le iniziative e i progetti della programmazione scolastica e della cosiddetta offerta formativa.
Sono questi gli spazi e i momenti in cui è fondamentale intervenire per opporsi alla militarizzazione delle scuole, per decidere se vogliamo i militari a scuola oppure no, se vogliamo favorire una pedagogia della guerra oppure della pace, se vogliamo formare all’acquiescenza nei confronti dell’esistente oppure a un reale pensiero critico.
Mettiamo qui a disposizione alcuni modelli di mozioni da presentare nel Collegio docenti, opzioni di minoranza, diffide per genitori e studenti, diffide ai dirigenti. Oltre a questo materiale, attraverso la formula delle domande frequenti, forniamo indicazioni pratiche su cosa fare qualora ci si trovi di fronte ad attività legate alle Forze Armate (italiane e straniere), alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, alla Polizia Penitenziaria, alla Polizia Locale, sia dentro che fuori dalla scuola, nonché per prevenirle. Questo vademecum vuole essere un invito all’azione, a non rassegnarsi, a non adagiarsi in una passiva accettazione dello stato di cose presente.
Noi diciamo esplicitamente che non c’è nulla di scontato, di ovvio e di naturale nella presenza dei militari nelle scuole, ma al contrario che si tratta di un fenomeno storico di cui si può avere lucida coscienza comprendendone la nocività e reversibilità e che si debba agire di conseguenza. Ci auguriamo che il vademecum possa essere un strumento utile, convinte e convinti che sia interesse di tutta la comunità scolastica il reale progresso della società.
Immagine di copertina a cura dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Fonte: comunicato stampa, protesta a Padova 14 settembre 2023.