DIRITTI

La potenza del movimento femminista non si può fermare

Una breve analisi di Non una di meno Roma su quanto sta accadendo contro il #Metoo e il movimento delle donne, attraverso l’uso strumentale, distorto e voyeuristico da parte dei media e dei social sulla vicenda che sta riguardando Asia Argento.

Il caso Bennet-Argento riporta di nuovo l’attenzione sul tema della violenza sessuale e dell’abuso di potere negli ambienti del cinema e dello spettacolo.

Lo aveva fatto prima il caso Weinstein, provocando un vero è proprio terremoto a Hollywood, per poi dilagare in un potente e trasversale movimento come quello del #Metoo.

Lo fa ora, appunto, il caso Bennet-Argento che, in un presunto gioco di specchi, rovescia i ruoli assegnando alla vittima la parte del carnefice.

Ciò che appare chiaro però dalla veemenza degli attacchi, troppo spesso scomposti, è che il caso Bennet si sta utilizzando come antidoto al caso Weinstein, e soprattutto per provare a disennescare la potenza del #MeToo.

Attraverso la figura di Asia Argento e la sua credibilità, il processo mediatico si rivolge infatti alla legittimità del #MeToo, a quell’onda che ha immediatamente debordato dai confini di Hollywood e si è riversata in ogni ambito producendo milioni di testimonianze e dando vita alla più grande visibilizzazione della violenza sessuale a cui donne e soggetti femminilizzati sono quotidianamente sottoposti nella condizione di precarietà, ricatto e abuso di potere diffusi.

Lo scorso 8 marzo 2018 abbiamo dato vita, assieme a milioni di persone in tutto il mondo, allo sciopero internazionale delle donne. Sulla scia del #Metoo, declinato in Italia anche con l’hashtag #quellavoltache, abbiamo incrociato le braccia e siamo scese in piazza con la parola d’ordine #WeTooGether per rispondere a questa potente attivazione con la forza della solidarietà, della sorellanza e del riconoscimento. Per rompere la solitudine e la vergogna.

La piazza dell’8 Marzo ha voluto praticare concretamente quel “sorella io ti credo” mutuato dalle piazze spagnole e, così facendo, si è fatta attraversare da una marea di corpi e desideri. Per questo quel giorno Asia Argento era in piazza con Non Una Di Meno, e con lei Rose McGowan, Miriana Trevisan, le lavoratrici delle catene di ristorazione e commerciali, le precarie e le studentesse, le operatrici e le utenti dei centri anti-violenza, le migranti, le soggettività lgbtqi, ragazze e ragazzi che nutrono la potenza collettiva della marea, della trasformazione politica, sociale e culturale dell’esistente.

I movimenti femministi non hanno bisogno di leader per essere dirompenti, sono le donne e la società tutta ad avere bisogno di femminismo, ogni giorno, lontano dalla visibilità mediatica ma anche sotto i riflettori e nelle piazze, inventando nuovi linguaggi e nuove pratiche di lotta e di libertà. Per questo siamo in marcia e continuiamo ad interrogarci sulle forme di oppressione che viviamo e che riproduciamo, provando a riconoscerne i meccanismi di potere e complicità e a superarne i confini. Per questo tornare indietro non è più possibile!

Tratto dalla pagina Facebook di Non una di meno Roma