ITALIA
«La nostra rabbia è tanta». Studenti ancora in piazza contro alternanza scuola-lavoro ed esame di maturità
Stamattina cortei e mobilitazioni in tante città d’Italia. «Le istituzioni non considerano gli effetti di due anni di dad», dice Syria del collettivio La Lupa. «Abbiamo bisogno di risposte concrete»
Un elicottero sorvola il ponte Sublicio a Roma, mentre “a terra” il corteo studentesco di stamattina lo attraversa per dirigersi al Miur. L’eco delle manganellate in piazza del Pantheon prima, e nei confronti della mobilitazioni a Milano e Torino poi, è ancora forte. Così come forte e sentita è l’eco della morte di Lorenzo Parelli, studente diciottenne ucciso dal peso di una putrella in provincia di Udine mentre svolgeva un tirocinio di formazione.
Ma la protesta degli e delle studenti, nella capitale e in tutta Italia, non accenna a smettere: anzi, nuovi temi e rivendicazioni si aggiungono a quelle che hanno animato negli scorsi mesi occupazioni e cortei. «Gli immaturi siete voi», recita infatti lo striscione che procede in testa alla folla a segnalare che uno degli oggetti del contendere è la reintroduzione della seconda prova scritta all’esame di maturità. «Impossibile affrontarlo in queste condizioni, non abbiamo gli strumenti», dicono dal palco. «Il fatto che siamo stati quasi due anni in Dad, che non abbiamo ricevuto una formazione vera e propria non è per nulla considerato».
(Renato Ferrantini)
Ma, appunto, l’esame e le carenze della didattica sono solo una parte del problema. C’è grande attesa infatti anche per le giornate di domani e dopodomani, in cui si svolgerà presso gli spazi sociali del Brancaleone e di Acrobax, un’assemblea nazionale di studenti da tutto il paese. Abbiamo parlato con Syria del collettivo studentesco La Lupa per capire meglio cosa si sta muovendo.
Partiamo da oggi. Un’altra mobilitazione partecipata, un’altra prova di vitalità del movimento studentesco…
Oggi abbiamo deciso di scendere in piazza innanzitutto per chiedere l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro. Una questione che portiamo avanti da anni, ma è chiaro che la rabbia è esplosa maggiormente dopo la morte di Lorenzo. In più c’è la questione della seconda prova scritta, introdotta a inizio febbraio: ci sembra un segnale da parte delle istituzione della volontà di mettere un muro nei nostri confronti, una totale incapacità di dialogare con gli e le studenti e di confrontarsi con le esigenze reali che esprimiamo e portiamo avanti.
Ci siamo mossi con le occupazioni, con i cortei e l’unica risposta che abbiamo ricevuto è rappresentata da repressione e intimidazioni. Lo abbiamo visto con le manganellate in diverse città, lo abbiamo visto con la circolare del dirigente Rocco Pinneri che invitava a punire con delle sospensione coloro che venivano individuati come responsabili delle occupazioni. Si tratta proprio di non voler considerare le conseguenze che stanno avendo due anni di Dad: non è solo questione di didattica, ma soprattutto di salute mentale degli e delle studenti che, come confermano tutti gli studi, è stata messa duramente a dura prova in questo periodo.
Domani cosa succederà?
Abbiamo lanciato una grande assemblea studentesca nazionale, che riunirà gli e le studenti che sono in mobilitazione già da quest’autunno in tutta Italia. Roma, Milano, Catania, Palermo, il nord-est con Venezia, Livorno, Pisa… davvero dall’intero paese. Abbiamo voluto chiamare un confronto nazionale pubblico per scambiare delle considerazioni e prospettive sulle mobilitazioni di quest’autunno e darci degli obiettivi comuni. La nostra rabbia è tanta, abbiamo bisogno di risposte concrete.
(Renato Ferrantini)
Ci sono scambi e alleanze con altri movimenti?
Noi partiamo dalla nostra condizione di studenti. Abbiamo deciso di mobilitarci partendo da ciò che viviamo ogni giorno e quindi dalle criticità del sistema scolastico e delle nostre scuole. Ciò non toglie che vogliamo assolutamente entrare in connessione con le altre lotte che abitano la città di Roma e tutto il territorio nazionale. Vogliamo mobilitarci assieme al personale scolastico precario, a tutti quei lavoratori e tutte quelle lavoratrici che scendono in piazza perché sfruttate, così come alle persone che compongono il movimento per il diritto all’abitare.
Non è un caso che le nostre assemblee si svolgono in spazi sociali: sono spazi in cui noi ci ritroviamo e in cui discutiamo, molto spesso sotto sgombero e che anche noi vogliamo impegnarci a difendere.
Le immagini da Roma
(Elio Schiavoni)
Il video-racconto della giornata
(riprese e montaggio di Lorenzo Boffa)
Le immagini da Torino
(Andrea Tedone)
Immagine di copertina di Renato Ferrantini