ROMA

Jojo, l’Italia non ti ha meritato

La sua più grande abilità era ribaltare il discorso: il senza casa diventava occupante, il senza documenti era il candidato Sindaco, il migrante meticcio era il militante anti-razzista. Ciao Jojo, ci mancherai.

Jojo era un virtuoso del microfono, aveva un talento naturale nell’intrattenere il pubblico. Con il suo flow unico sapeva incantare la platea, a prescindere dal numero di persone che lo ascoltava: da poche decine a centinaio di migliaia. Era capace di rendere immediatamente comprensibile ciò che altri spiegavano in ragionamenti complessi e articolati. Spaziava dai racconti della sua vita di senza casa, senza documenti, di migrante di piazzale Flaminio alle questioni generali. Sempre sul filo dell’ironia.

Come dice Khosravi, Jojo portava il confine con sé. Non aveva mai attraversato una frontiera, per lui l’essere straniero consisteva nel suo stesso corpo, nel colore della sua pelle, nei suoi dreadlocks. Questo però non lo fermava. Anzi, la sua più grande abilità era ribaltare il discorso: il senza casa diventava occupante, il senza documenti era il candidato Sindaco, il migrante meticcio era il militante anti-razzista. Le leggi e i governi italiani gli hanno negato la formalità della cittadinanza, ma Jojo era un cittadino nel pieno significato del suo termine.

Una persona che si batte per i diritti di tutti, per la trasformazione del presente, per una società migliore. Tra le sue doti aveva anche la capacità dissacrante di mostrare a tutti il teatro dell’assurdo in cui siamo immersi. Come quella volta a Lampedusa. Noi bianchi e con i documenti prendemmo l’aereo, lui senza carta di identità e senza soldi fece una lunga traversata da Roma. Un tour infinito attraverso le stazioni treni del Sud fino a Porto Empedocle. Un viaggio interminabile per arrivare sull’isola, dopo tanti giorni ce la fece.

Lui italiano senza documenti sbarcò da un traghetto proprio come i migranti che venivano dall’altra parte del Mediterraneo. Adesso che non c’è più ha ribaltato l’ennesimo paradosso dell’Italia razzista che decide il diritto di rimanere in base al merito: oggi possiamo dire che è stata l’Italia a non meritarti.

Ogni volta che ci vedevamo erano risate e scherzi e poi aneddoti sulle decine di manifestazioni che abbiamo fatto insieme in questi anni. Pochi giorni fa mi hai raccontato delle assemblee No-Cpr e di quanto fosse importante tornare a Ponte Galeria come quella manifestazione del lontano 2013. Ho ancora il rimorso di non essere riuscito ad organizzare l’iniziativa su Giorgio Marincola. Dicevi che il partigiano somalo era un pezzo della storia di Italia, così come i milioni di migranti che vivono qui. Per te lo ius “sola” era una fregatura e bisognava reclamare lo ius vivendi. I diritti dovevano essere meticci senza badare al paese di nascita o alle scuole.

Nell’ultimo Sanremo Ghali ha cantato “Sono un italiano vero”. Non so se dopo tante lotte ti definissi un italiano. Sicuramente eri un romano che amava la sua città. E poi non sarà certo un documento a definire chi eri. Sei stato un compagno e un anti-razzista e questo vale molto di più.

Ciao Jojo, ci mancherai.