ROMA
Inceneritore di Roma: l’ecomostro di Gualtieri
Intervista a un attivista in merito all’inceneritore di Gualtieri, che formalmente ha spaccato e ricomposto le alleanze elettorali in vista delle Regionali
Un tema fondamentale della campagna elettorale in Lazio è il famoso inceneritore di cui parlammo già in varie occasioni. Abbiamo intervistato Giuseppe Girardi, ex dirigente di Enea, attivista del comitato No discarica Tragliatella – No waste to energy che da anni si occupa di rifiuti e ambiente per capire cosa si nasconde dietro la proposta di Gualtieri.
La giunta Gualtieri continua imperterrita nella scelta dell’inceneritore. Puoi spiegare per quali ragioni questa non è la scelta che costituirà una soluzione al disastro ecologico dei rifiuti a Roma?
Perché percorre una strada che va in direzione opposta a quella della transizione ecologica, si ispira al modello di società “usa e getta” basato su un consumismo insensato, sullo sfruttamento e sperpero delle risorse naturali.
Serve, invece, un’inversione di rotta, verso la società dell’economia circolare e, più in generale, una società più equa e rispettosa dell’ambiente. L’inceneritore spreca materia e non recupera ma spreca energia, perché quella ricavata, ad esempio, bruciando una certa quantità di carta è circa 4 volte inferiore a quella che serve per fabbricarla di nuovo. La combustione di rifiuti, poi, produce emissioni di CO2 in quantità proporzionalmente molto maggiore rispetto al gas naturale e non molto inferiore rispetto al carbone: è dunque assimilabile a energia fossile.
La prima priorità è, però, la riduzione dei rifiuti, di cui pare disinteressarsi completamente Gualtieri che contemporaneamente dice di ispirarsi all’economia circolare: non si sa se è meglio ridere o piangere.
L’inceneritore viene spesso abbinato a TMB e Biodigestori anaerobici. Sono scelte frutto della stessa visione sui rifiuti? e se si quale?
I TMB sono impianti che trattano i rifiuti non riciclabili, quelli non intercettati dalla raccolta differenziata, per ottenere una “frazione combustibile” – da inviare a inceneritori oppure da usare in miscela con altri combustibili solidi, come il carbone – e una frazione da conferire in discarica: sono cioè funzionali alla logica del brucia e getta, esattamente il contrario di ciò che occorre fare, cioè recuperare materia e riciclare.
I biodigestori anaerobici trattano la frazione umida da raccolta differenziata per ottenere prevalentemente biogas e un compost “di scarto” certamente non utilizzabile in campi coltivati.
Entrambi rispondono a una logica: rifiuti uguale combustibile, esattamente l’opposto di quanto suggeriscono la razionalità e le stesse disposizioni europee
Quale dovrebbe essere invece una risposta possibile alla pessima gestione dei rifiuti nella capitale che tuteli l’ecosistema?
Occorre implementare l’economia circolare, relegando l’incenerimento a pratica sempre più residuale, fino alla dismissione richiesta anche dall’UE. In sintesi:
- incentivare la raccolta differenziata di qualità superando il 70% di differenziazione, e spingere la raccolta dell’organico vicino al 100% entro 2-3 anni;
- introdurre anche l’organico nella formulazione della tariffa puntuale, per incentivare l’eliminazione totale di questa frazione dall’indifferenziato residuo;
- trattare l’organico con processi aerobici per produzione di compost di qualità, utilissimo per la rigenerazione de terreni agricoli;
- trattare l’indifferenziato residuo con impianti che massimizzano il recupero di materia, abbandonando gli obsoleti TMB;
- abbandonare la logica dei mega-impianti, puntando su impianti pubblici, di dimensioni medio piccole distribuiti nel territorio, specialmente per il compostaggio.
In questo modo si raggiungerà più rapidamente anche l’obiettivo di conferire in discarica meno del 10% dei rifiuti prodotti e si potrà pensare a depotenziare, fino alla tendenziale chiusura, l’inceneritore di S. Vittore.
E dunque un nuovo inceneritore non serve, è nocivo ed estremamente costoso, e ostacola la raccolta differenziata ipotecando il futuro di Roma per i prossimi 30 anni.
L’inceneritore di Copenhagen viene visto spesso come modello, ma cosa si sa, al di là del folklore e della pista da sci, sull’impianto?
È il paradosso danese. A Copenhagen recentemente hanno deciso di sostituire il vecchio inceneritore realizzato 30-40 anni fa con uno di nuova concezione. Ma già oggi sono costretti a rastrellare in tutta Europa rifiuti da bruciare, che scarseggiano sempre più per l’avanzare della raccolta differenziata: la società che gestisce l’impianto comincia ad avere seri problemi di gestione economica e lo stesso governo danese sta facendo marcia indietro rispetto all’incenerimento. Non è un caso che l’Europa non finanzi più nuovi inceneritori e disincentivi fortemente la realizzazione di nuovi.
Oltre che sbagliato come idea politica, l’inceneritore proposto da Gualtieri è pure molto problematico a livello progettuale. Ci puoi spiegare perché?
Gli inceneritori operano con un combustibile a basso contenuto energetico (potere calorifico), elevata disomogeneità, alta percentuale di “impurità” di vario genere.
Il rendimento è inferiore al 30% (basso se confrontato ad esempio con il 50% dell’impianto a carbone di Civitavecchia), mentre sarebbe sensibilmente maggiore se fosse possibile applicare la cogenerazione (cioè utilizzare parte del contenuto energetico del vapore anche per riscaldamento di edifici o in processi industriali): ma non è certo il caso di Roma.
Producono quantità elevate di ceneri e incombusti, e rilevanti emissioni di inquinanti vari e di CO2; consumano grandi quantità di acqua di refrigerazione e richiedono frequenti interventi di manutenzione, con fermate programmate oppure dovute a malfunzionamenti. Il tutto a costi veramente elevati.
Tanti problemi e tanti soldi per produrre quantità minime di elettricità: molto meglio investire gli stessi soldi per una diversa strategia di gestione dei rifiuti e per incentivare le Comunità energetiche Rinnovabili.
La scelta dell’inceneritore sta caratterizzando la campagna elettorale per le regionali, quali sono le posizioni definitive dei principali partiti e coalizioni?
Si possono sintetizzare tre posizioni: quella fortissimamente favorevole del PD e di Azione di Calenda e Renzi, che oggettivamente si trascinano anche i loro alleati di coalizione, compresi i Verdi teoricamente contrari, vista anche la recente netta presa di posizione a favore di D’Amato; i partiti di centro destra sono tutti da sempre favorevolissimi, anche se il candidato presidente Rocchi dichiara furbescamente di essere a favore ma di non condividere la localizzazione a S. Palomba. Nettamente contraria è la coalizione che sostiene Donatella Bianchi: il M5S, e la lista Polo Progressista di Sinistra ed Ecologista a cui partecipa anche Sinistra italiana che su questo – come su altri temi programmatici – ha interrotto l’alleanza con Europa Verde che unilateralmente ha scelto di schierarsi col PD.
Evidentemente se c’è tutto questo interesse attorno all’inceneritore, ci sono pure interessi forti. Si parla molto di Acea e Caltagirone, cosa ne pensi? quali altri attori individui?
Si vuole passare dagli interessi economici legati alla discarica a quelli legati agli impianti, tanto più appetibili quanto più sono di grandi dimensioni: e quello ideato da Gualtieri si può senz’altro definire un eco mostro. Si vogliono salvaguardare gli interessi delle grandi multiutility come Hera, A2A, ACEA, guarda caso tutte interessate all’inceneritore di Roma, favorendo la gestione di tipo privatistico di servizi essenziali, esattamente come avviene per la gestione dell’acqua. Insomma, è la logica dei grandi impianti e della concentrazione del potere economico e industriale, del centralismo che esclude i cittadini dalla partecipazione alle scelte e dal controllo democratico dei processi, specialmente quelli inquinanti e dannosi per la salute e per l’ambiente; è una logica che troppo spesso ha svelato pratiche ai limiti della legalità e del malaffare e gravi commistioni con una certa politica.
Tutto questo è insopportabile, in ogni caso, ma tanto più oggi nel pieno di una crisi climatica e sociale che aumenta le disuguaglianze, abbatte la qualità di vita, e restringe i diritti fondamentali e l’agibilità democratica.
Immagine di copertina di Lea Berta Caceres