EUROPA
In marcia al Brennero
Un’attivista racconta la mobilitazione di domenica scorsa al confine austro-italiano. E l’importanza di rivendicare un’Europa senza confini.
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Raramente, probabilmente mai, l’anonimo punto di confine Italo-Austriaco del Brennero è stato tanto vivo come domenica 3 aprile. Una moltitudine di persone prima di riunirsi alla stazione e dirigersi verso il confine sciamava nelle poche vie del paese e in alcuni bar sonnacchiosi, osservati dai locali con lo sguardo imbambolato e da qualche cliente del mastodontico outlet che occupa metà del paese.
Uno stravolgimento del quotidiano che a volte solo i movimenti sono in grado di fare.
In più di mille da varie parti d’Italia, ma anche da Austria e Germania, si sono organizzati, riempiendo pullman, saltando in macchina o prendendo un treno. Per esserci, nonostante tutto. Nonostante la consapevolezza della determinazione dell’Europa a barricarsi dietro i suoi confini, dello sdoganamento della violazione dei diritti umani, dell’isolamento politico e mediatico che subiscono le proteste, della debolezza contingente dei movimenti. Nonostante le difficoltà logistiche, un territorio e forze di polizia sconosciuti, e i dubbi sulla sua efficacia e possibili conseguenze, anche in termini di irrigidimento ulteriore di frontiere già sclerotizzate.
Ciononostante si è deciso di andare ed è stato importante esserci. Al Brennero c’era parte di un popolo che per quanto frammentato, deluso, alla ricerca di un da farsi ancora difficile da individuare, continua ad esistere.
Un popolo che, sulla pace prima, sul neoliberismo poi e sui confini ora, non ha smarrito la sua identità e che, anche se travolto da processi mai come adesso lontani da una possibilità e capacità di controllo, non deve smettere di agire e comunicare.
La risposta si è vista: una marcia pacifica che esponendo tende e salvagenti denunciava la vergogna dei respingimenti e disseminando cartelli e scritte di benvenuto rendeva simbolicamente aperto un confine in procinto di chiusura. Dopo poche centinaia di metri è stata bloccata violentemente. Manganellate e spray su volti scoperti e mani alzate, a respingere non solo i corpi ma anche le idee di solidarietà e giustizia.
Questa è l’Europa, ma con i 300 a Idomeni e i 1000 del Brennero, si è ricordato che ne esiste anche un’altra.
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