ITALIA
In lotta contro l’estrattivismo di Acea a Rieti
Continua la mobilitazione contro il progetto PNRR di raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, voluto da Acea, approvato dalla Regione Lazio e fortemente dannoso per l’intero acquifero reatino. In epoca di emergenza climatica si continua a tutelare il profitto di pochi privati anziché un bene comune di somma importanza come quello idrico
Sabato 14 settembre, alcune centinaia di persone sono tornate a manifestare in località Vasche, nella provincia di Rieti, nei pressi delle sorgenti del fiume Peschiera, dove si trova uno dei più importanti impianti di captazione idrici di Acea, ovvero uno dei principali rifornimento di acqua della capitale.
La famosa “acqua di Roma” di cui ci vantiamo spesso è di qualità così elevata perché captata alle falde di importanti ed elevati gruppi montuosi appenninici, che le permettono di avere il tipico sapore minerale delle acque di montagna, più gradevole di quello di acque di grandi città in cui le fonti di approvvigionamento idrico sono di altro tipo, ad esempio ottenute dalla depurazione dei fiumi.
Eppure questa ricchezza ha un costo. Il fiume Velino, che attraversa la città di Rieti ha una portata ridotta rispetto ad alcuni anni fa e molti comuni della zona vengono riforniti di acqua in quantità a volte non sufficienti al fabbisogno, al fine di garantire i volumi necessari quotidianamente alla capitale.
Acea, multinazionale di proprietà al 51% del comune di Roma ma sostanzialmente diretta dal gruppo Caltagirone, ha deciso di chiedere un finanziamento di fondi PNRR per un totale di 2 miliardi di euro, per raddoppiare la captazione dell’acquedotto. La motivazione apportata è che l’attuale acquedotto è vecchio e situato in zona sismica, pertanto, anziché effettuare necessarie opere di mantenimento e di riparazione viene affiancato da un secondo acquedotto.
Il Consiglio Regionale ha approvato la richiesta di Acea, inserendosi nella lunga storia di istituzioni del Lazio sempre prone agli interessi e ai profitti del Gruppo Caltagirone. Tra queste va ricordato il Comune di Roma che non ha mai messo in discussione le strategie estrattiviste e orientate al profitto della multinazionale di piazzale Ostiense, qualunque fosse il colore della maggioranza capitolina.
L’impatto di questo progetto sarebbe enorme in tutto l’acquifero reatino, tanto più in un’epoca di emergenza climatica e siccità quale quella che stiamo vivendo. Ricordiamo che nell’inverno 2023-2024 nella catena appenninica si sono registrate il 40% in meno di precipitazioni nevose che più di altre garantiscono la ricchezza dell’acquifero. Se il progetto si realizzasse la stessa Cascata delle Marmore, originate dal Velino, sarebbe a serio rischio.
Il problema con Acea è quello di sempre. La società è quotata in borsa e ha bisogno di accrescere gli utili da dividere ogni anno con gli azionisti. Lavori di riparazione delle perdite e di mantenimento – assolutamente necessari in tutta la città di Roma – non sono né prioritari né redditizi. Nuovi progetti, espansioni e nuove estrazioni idriche invece pagano in termini di investimenti, di quotazioni in borsa nonché di volume maggiore di acqua che viene distribuita e poi pagata dai consumatori.
Con la stessa logica, pochi anni fa, Acea approvò la costruzione di un potabilizzatore per l’acqua del Tevere, per aumentare il rifornimento di alcune zone di Roma Nord. Era proprio per evitare questa gestione predatoria e affaristica della risorsa idrica che nel 2011 si votò per il Referendum, ma la volontà popolare, espressa in modo così evidente non fu poi rispettata.
A Rieti inoltre si manifesta la visione estrattivista che caratterizza la strategia industriale di Acea: si estraggono risorse da zone poco popolate e più deboli a livello di interessi economici per distribuirla nella capitale dove gli interessi e il “potere contrattuale” è indubbiamente maggiore.
Ma c’è di più, molti analisti collegano il progetto del raddoppio del Peschiera con un altro progetto territoriale marchiato, guarda caso, Acea, cioè l’inceneritore di Santa Palomba fortemente voluto dalla giunta Gualtieri, per il quale la società di Caltagirone ha vinto l’appalto.
Infatti nei documenti relativi al raddoppio del Peschiera vengono menzionati usi industriali che renderanno necessari, in un futuro prossimo, maggiori quantità d’acqua nella capitale. L’inceneritore non è menzionato, ma è risaputo che è una infrastruttura industriale estremamente bisognosa d’acqua, oltre a essere gravemente dannosa per il territorio, produttrice di CO2 e totalmente inappropriata per risolvere il problema della produzione di rifiuti in modo ecologico.
Contro questo sistema di gestione del territorio predatorio ed ecocida il 14 settembre vi è stata la terza manifestazione promossa dal collettivo Balia dal Collare alle sorgenti del Peschiera, aperta da due draghi simbolo dei fiumi in rivolta contro l’estrattivismo idrico.
Alla manifestazione hanno aderito in moltx non solo dal reatino ma anche dai territori circostanti, dai movimenti abruzzesi in lotta contro Snam fino al movimento No Inc che si oppone, appunto, all’inceneritore di Santa Palomba, ma erano presenti anche il Coordinamento contro lo Stadio a Pietralata, e il movimento di lotta per l’abitare.
Durante il corteo si è più volte ricordato il liberticida ddl 1660 all’esame del Parlamento, che limiterà la possibilità di protestare contro opere come il raddoppio del Peschiera, e alcuni manifestanti, guidati da un drago, sono entrati simbolicamente nel terreno di una casa cantoniera di Acea, prospiciente la centrale, per ricordare quanto la libertà di manifestare sarà circoscritta in seguito dell’approvazione del ddl
Per approfondire il tema nel giorno successivo vi è stata anche una assemblea aperta in città a Rieti.
La sfida è duplice, mobilitare un territorio storicamente poco reattivo come la provincia di Rieti e sensibilizzare la metropoli, troppo spesso non consapevole dell’impatto ecologico ed energivoro che determina nei confronti del territorio circostante.
Foto di copertina, Rete Ecosistemica Roma
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