approfondimenti
ROMA
Immaginare una città femminista
Che cosa significa immaginare una città femminista? Lo abbiamo chiesto alle attiviste che difendono gli spazi delle donne di Roma. Le loro risposte sono la mappa di una città femminista che si sta già costruendo e il tracciato per nuove creazioni possibili
Non Una di Meno Roma è scesa in piazza la scorsa settimana per difendere gli spazi femministi della città mentre la sindaca Raggi veniva travolta dall’ennesimo scandalo per nuove intercettazione telefoniche. La mobilitazione era stata lanciata durante le giornate di Verona «per difendere gli spazi femministi, aprirne di nuovi e risignificare tutto lo spazio che attraversiamo».
Difendere gli spazi femministi significa creare e ricreare la possibilità di pratiche femministe. Gli spazi femministi costruiscono una città femminista. Ma che cosa significa immaginare una città femminista a Roma, esempio di malagestione, corruzione, malaffare, clientelismo? Roma è rappresentata come un insieme di buche rattoppate male, immondizia, trasporto pubblico in panne, traffico, mentre centri sociali, associazioni e case delle donne vengono chiuse.
In questo tempo desolante irrompe il movimento femminista e ci chiede di immaginare una città femminista, una città non solo immaginaria ma reale, dove costruire spazi per nuove relazioni, nuovi modi di stare insieme, nuove istituzioni. In questo senso, una città femminista diventa uno spazio di concreta immaginazione del presente. Una possibilità di incontro di diverse istanze nella produzione comune di alternative.
A partire dalle lotte concrete che attraversano ogni giorno, abbiamo chiesto a diverse donne presenti nella piazza di Non Una di Meno Roma cosa pensano sia una città femminista. Le loro parole sono la mappa di un nuovo spazio urbano che si sta già costruendo e il tracciato per altre creazioni possibili. Nuovi collettivi femministi nelle scuole, spazi storici che si rinnovano, i progetti dentro le case delle donne… questa è la città femminista che esiste e che allo stesso tempo ne sta già immaginando una nuova.
Anna – Mamiani Femminista
Nella nostra città c’è una grande carenza di spazi femministi, di consultori, centri antiviolenza, il governo della città cerca solo di limitarli o farli chiudere.
Una città femminista è una città in cui le donne sono libere
Una città dove le donne non devono avere paura di tornare a casa la sera da sole, non devono aver paura di esprimere liberamente la propria sessualità. In una città femminista le donne possono avere la possibilità di autodeterminarsi, di decidere sul proprio corpo, aver accesso gratuito alla contraccezione e poter abortire senza avere paura di dirlo. In una città femminista non si vedono cartelloni, pubblicità o campagne elettorali sessiste volte a limitare la libertà e i diritti delle donne.
Il primo passo verso questa città è la scuola, la prima comunità dove si vive a contatto con persone di sesso diverso, di orientamenti sessuali diversi, età e ruoli diversi, il primo ambiente dove bisogna imparare a rispettare tutti coloro che non sono come noi.
La scuola che vivo è molto distante da una scuola femminista. Una scuola femminista dovrebbe avere assorbenti gratis nei bagni, accesso alla contraccezione, anche di emergenza. Nei programmi ci dovrebbe essere più spazio per le donne e si dovrebbe insegnare un’educazione sessuale che riguardi il sesso, non solo le malattie. Si dovrebbe parlare dei primi approcci al proprio corpo e al piacere, perché questo è il periodo in cui si comincia a fare sesso, etero e omosessuale.
Barbara – Sartoria di Lucha Y siesta
Ho conosciuto questo posto circa 5 anni fa perché ero stata licenziata in quanto mamma e donna, discriminata due volte. Ho avuto modo di reinventarmi tramite la sartoria e qui ho trovato un’accoglienza verso le donne fantastica.
Una città femminista è una città a tutela delle donne
Una città dove si valorizza tutto quello che circonda il mondo femminile perché è ciò che sostiene la società, anche tramite lavori e strutture.
A Lucha y Siesta la città femminista è in primis il sostegno delle donne alle donne, c’è uno sportello di ascolto, ma anche uno spazio di accoglienza vera e propria, dove ci si può rifugiare. Si è, poi, creata una rete femminista che aiuta tantissimo, ma proprio nelle relazioni umane, spesso dimenticate ma che sono fondamentali. Uno spazio di cura delle donne, dove le donne si prendono cura una dell’altra, uno spazio di solidarietà, ognuna a partire dalle proprie problematiche crea un percorso e ci si aiuta.
Chiudere lo spazio di Lucha significa togliere una possibilità importantissima per tante persone che sono lì, che sono state lì e che verranno. Dalle politiche pubbliche io mi aspetterei la tutela e il supporto di questo progetto, non il contrario.
Maria – Casa Internazionale delle Donne
Parlare di città femminista per Roma è complesso, perché è una città grandissima e oggi ci sono solo due case delle donne. Questo significa che non ci sono spazi per le donne. Una delle nostre richieste è che si aprano più spazi per le donne, da lì nasce tutto, perché nascono le proposte, i progetti, si sviluppano i desideri, perché magari abbiamo tante idee ma le teniamo nascoste perché non abbiamo i luoghi dove farle esplodere.
Una città femminista deve essere piena di spazi aperti per poterli attraversare
Oggi Roma ci vuole far tornare dentro le case, in questa città ci sono pochissimi luoghi di incontro o spazi pubblici. Al contrario, noi vogliamo uscire dalle case, uscire da questa condizione che ci opprime, per questo servono spazi pubblici, piazze aperte, dove non deve servire l’autorizzazione per poter fare qualunque cosa, un spettacolo di teatro, una riunione, una manifestazione.
Carla – Non una di Meno Castelli Romani
Non Una di Meno dei Castelli Romani nasce di fronte ai cancelli del centro di Rocca di Papa, quando ci siamo incontrate con diverse donne e ci siamo messe insieme. Questa cosa è stata contaminante e siamo arrivate fino alla valle del Sacco, abbiamo presentato 21 mozioni nei vari paesi per il No Pillon e siamo veramente in agitazione permanente.
Per me la città femminista è cominciata 40 anni fa con l’occupazione di via del Governo Vecchio, e poi in via della Lungara, l’attuale Casa Internazionale delle Donne. Facevamo le assemblee in cerchio e per me era aria fresca. Aria che ci hanno tolto, aria di cui abbiamo bisogno, aria pulita.
Lucha y Siesta è parte di quell’aria, è la casa dove portiamo le donne dai Castelli Romani quando sono in difficoltà, quando hanno bisogno di essere ascoltate, quando hanno bisogno di accoglienza, ma anche dove andiamo per cultura e feste.
La città femminista è una città gioiosa, accogliente e in ascolto.
La pratica femminista si poggia sui desideri delle donne per questo è gioiosa e oggi, in questo periodo di oscurantismo e fascismo che ci toglie l’aria, noi con questa lotta vogliamo tornare a respirare.
Francesca – Rete dei consultori
La rete dei consultori è nata sull’esperienza delle assemblee dei consultori, tra cui la storica assemblea del consultorio di via dei Condottieri del quartiere Pigneto e l’assemblea delle donne del consultorio in via delle Resede, nel quartiere Centocelle. Grazie alla spinta di questi due consultori altri consultori hanno iniziato a fare assemblee, un diritto previsto dalle legge del ’75.Il consultorio dovrebbe essere uno spazio al centro di una città femminista, un luogo che coinvolge le cittadine e i cittadini attenti alla propria salute e benessere. Uno spazio partecipato in cui le utenti partecipano e costruiscono la propria idea di autodeterminazione, a partire dalla loro salute, dalle esigenze del corpo in tutte le fasi della vita, non solo quella fertile e produttiva.
La città femminista è una città di servizi partecipati e costruiti dal basso
Le assemblee delle utenti nei consultori sono uno spazio dove costruire questa partecipazione.
Loretta – Casa Internazionale delle Donne
La città femminista è composta da tutte le donne della città che hanno nei centri antiviolenza e nelle case delle donne un punto di riferimento imprescindibile, ora questi luoghi sono sotto attacco, per un contenzioso con la municipalità di Roma su cui non c’è nemmeno una parvenza di risoluzione.
La città femminista è una città costruita giorno per giorno sulla base delle relazioni tra donne, sulla base del mutuo-auto aiuto che le donne si sanno scambiare tra di loro
Quella da cui siamo circondate è una città non ancora femminista, non è detto che non ce la faremo a farla diventare completamente femminista, questo è il nostro sforzo, la nostra ambizione. Io sto nel movimento femminista da quando ho 16 anni e mi ritrovo, oggi, a dover combattere delle battaglie di retroguardia, non ne sono felice però mi conforta la presenza di tantissime compagne e sorelle che in questa lotta non si fanno scoraggiare.
Sara – Collettivo di scienze politiche La Sapienza
La città femminista è una città in cui in ogni quartiere c’è un presidio delle donne, questi non sono solo luoghi fisici, ma anche spazi politici di confronto fra donne, scambio di conoscenze, pratiche. Una città femminista deve avere centri antiviolenza in ogni spazio, in ogni municipio, in ogni quartiere. Al contrario, i pochi spazi che aiutano le donne a uscire da percorsi di violenza sono sono sotto attacco, sono definanziati e rischiano di chiudere.
Una città femminista è una città in cui ci sono spazi di confronto tra donne. Spazi in cui prendere coscienza del proprio corpo, coscienza di sé e in cui vivere meglio la propria sessualità, in generale le proprie relazioni e la propria vita.
Quello che vivo io è proprio il contrario, in questi mesi, ad esempio, nel quartiere di San Lorenzo sono state messe in campo misure sempre più restrittive per avere più “sicurezza”, come le ordinanze che vietano l’uso di alcool dopo una certa ora, aumentando i controlli di polizia. In questo modo le strade di San Lorenzo si sono svuotate, in realtà se io giro di notte da sola mi sento ancora meno sicura.
La città femminista è una città piena, di iniziative di donne, piena di felicità, di gioia, di colori
Quello che si sta verificando in città è l’esatto contrario, una città vuota e senza spazi.