EUROPA

Il quantitative easing non cambierà l’Europa

Da mesi si parla di un possibile Quantitative Easing all’europea, oggi il board della Banca Centrale Europea dovrebbe finalmente darne comunicazione, oppure rinviare ancora una volta alla prossima riunione.

Il quantitative easing letteralmente significa espansione quantitativa della moneta. La Banca Centrale stampa moneta e acquista titoli di stato dalle banche private, inserendo nel sistema nuova liquidità. Le banche private con nuova liquidità in bilancio potrebbero far ripartire i prestiti e quindi gli investimenti privati, riattivando il ciclo della domanda e dell’offerta. Inoltre, aumentando il denaro in circolazione si svaluta il valore della moneta, cercando di far aumentare i prezzi, per evitare la deflazione, già realtà per molti stati europei. Si decide, quindi, di agire sulla quantità di moneta in circolo, invece che sul suo costo, come è stato fatto fino ad oggi, abbassando i tassi di interesse – al minimo storico dello 0.05% da settembre.

Sarà veramente questo l’effetto del quantitative easing? Immettere soldi nell’economia reale e aumentare l’inflazione? Operazioni di QE dal 2008 ad oggi sono state portate avanti dalle banche centrali inglese, americana e giapponese. In particolare in Giappone e Stati Uniti queste operazioni hanno raggiunto livelli mai visti prima nella storia: il bilancio della Fed è aumentato dal 2008 al 2012 del 700%, iniziando poi a ridursi gradualmente. Forse è anche per questo che Obama ieri notte nel discorso sullo stato dell’Unione di fronte al Congresso ha potuto annunciare un ritorno alla crescita economica e una diminuzione della disoccupazione. Ma quanti di questi soldi sono andati effettivamente a finanziare attività di imprese e famiglie e quanti sono rimasti solo nei mercati finanziari?

La Bce il 21 dicembre 2011 e il 29 febbraio 2012 ha lanciato due Long Term Refinancing Operation, concessioni di prestiti molto agevolati alle banche private europee. Più di 1000 miliardi ad 800 banche per evitare che finissero in banca rotta: quanti di quei soldi sono sgocciolati verso imprese e famiglie?

Il problema di un quantitative easing europeo non è solo se verrà fatto ma anche come. Quanti miliardi di euro vuole investire la Bce? Si parla di 500 miliardi, cifra irrisoria rispetto alle manovre americane e giapponesi. E Qual’è la quota destinata ad ogni paese? Addirittura si parla di un’esclusione della Grecia, un creditore non ancora affidabile! C’è il rischio, quindi, che anche questa operazione si risolva in un regalo alle istituzioni bancarie più forti del continente: quelle tedesche.

In ogni caso, se Draghi riuscisse a stravolgere così tanto il mandato della Bce fino ad arrivare all’acquisto di titoli di stato, mere operazioni di politica monetaria non sembrano sufficienti per riattivare l’economia reale. C’è la necessità di una politica fiscale altrettanto espansiva e di un programma di investimenti pubblici, mentre il piano preannunciato da Juncker non è assolutamente all’altezza della situazione. Ma anche in questo ciò che necessita il cambio di rotta non è solo la politica economica, monetaria o fiscale che sia. C’è bisogno di un cambio di direzione politica: quali investimenti, fatti come, decisi e controllati da chi.

Per questo un possibile cambio di rotta alla politica europea non avverrà grazie alle decisioni di Mario Draghi, ma piuttosto dalla possibile vittoria di Syriza alle elezioni greche. Syriza, che pone al centro del suo programma la cancellazione di una parte del debito pubblico e un periodo significativo di moratoria per ripagare il restante, può riuscire a spingere per la riapertura di un processo di rinegoziazione dei trattati alla base dell’Unione Europea.

Ma non c’è partito politico di sinistra o addirittura governo di sinistra che oggi in Europa possa pensare di rovesciare “il governo della crisi” senza che questa spinta venga anche dal cuore delle società europee. Solo nel possibile intreccio tra spinta di trasformazione dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto si può costruire una nuova prospettiva per lo spazio europeo.

Per questo il 18 marzo saremo nelle strade di Francoforte per contestare ed interrompere la festa di apertura della nuova sede della Bce. Perché nessun banchiere centrale possa più fare finta di essere un “tecnico riformista”, mentre regala soldi alle banche impoverendo centinaia di migliaia di persone.