CULT
Il lavoro della phronesis. Al via la Scuola Estiva di Filosofia di Roccella Jonica
Dal 22 al 29 luglio si svolgerà la XV edizione della Scuola estiva di filosofia “Remo Bodei” di Roccella Ionica, con lezioni, incontri, dibattiti e laboratori da quest’anno aperti anche all’infanzia
Come un’immagine gestaltica, per esempio quella dell’anatra-coniglio, l’espressione “il lavoro della phronesis” mostra due significati opposti. Da un lato, coglie l’urgenza di assegnare – o di assegnare di nuovo – un ruolo liberatorio alla phronesis/saggezza sia in senso teorico sia in senso etico-politico; dall’altro, se lo scuotiamo bene per guardarlo meglio, l’enunciato rivela l’avvedutezza pratica nelle forme dell’opportunismo, del cinismo e dell’individualismo e cioè come un sapere sempre più funzionale alla società di mercato. Come si attraversa questa ambivalenza?
Teoria e prassi. In apertura del suo saggio sulla Saggezza (2019) lo psichiatra Eugenio Borgna, tra gli apripista della scuola fenomenologica in Italia insieme, tra gli altri, a Franco Basaglia, denuncia l’astrattezza e il carattere obsoleto del termine in questione, superato e svuotato di senso dal sapere tecnico-scientifico oggi dominante.
Ciò non toglie però che ci sia la necessità teorica e pratica di porre la domanda sulla phronesis. Anzi proprio perché la saggezza appare perlopiù desueta e fuori uso come un vecchio conio, allora bisogna chiedersi che cosa essa sia e una possibile risposta è racchiusa nella frase «Fa’ la cosa giusta», che riprende il titolo del noto film di Spike Lee della fine degli anni Ottanta. Essere saggi implica la capacità di fare e dire la cosa giusta al momento giusto, possibilmente nell’interesse collettivo. Quale rapporto c’è oggi e quale c’era ieri tra saggezza, politica, tecnica e scienza? Qual è il lavoro della saggezza di fronte alle sfide del mondo contemporaneo (economia, ecologia, giustizia sociale)?
Saggezza e lavoro. L’ambivalenza proposta all’inizio non si risolve distinguendo la saggezza dal lavoro, dunque, ripristinando vecchie separazioni: azione e produzione, pensiero e prassi, parole e fatti (tutte dicotomie concettuali connesse con gerarchie e opposizioni storico-sociali come: maschile e femminile, uomo e natura, adulto e bambino, ricco e povero, borghese e proletario, ecc.). La contraddizione va presa così com’è e cioè nella misura in cui nel mondo contemporaneo anche la saggezza – insieme con il linguaggio verbale con gli affetti con le relazioni e con il corpo – è diventata un requisito professionale.
L’abilità nel fare e dire la cosa giusta vale oggi innanzitutto in contesto di lavoro. La usa il rider per consegnare in tempo il sushi e far colpo sul cliente, evitando code e incidenti per strada; la usano i dirigenti scolastici per far rigare i Licei come aziende; la usano caporali e braccianti nelle piane del Sud e del Nord Italia al fine di concludere (in nero) un patto: i primi per sfruttare, i secondi per non morire.
Contrariamente a ciò che hanno insegnato Aristotele e Hannah Arendt c’è oggigiorno molta più phronesis nel lavoro anziché nella politica, anche perché proprio in seguito alla metamorfosi del processo lavorativo la politica è divenuta essa stessa una tecnica, una professione, un impiego («la politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo, ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere», così Luciano Bianciardi radicalizza – ma non troppo – il tema ne La vita agra).
Se questa è la situazione, la domanda diventa: la phronesis può indicare un sapere eccedente, irriducibile alla ragion di mercato e quindi in grado di immaginare e di costruire forme di vita più amichevoli e gentili?
In altri termini, la capacità di fare e dire la cosa giusta deve prendere necessariamente le sembianze dell’opportunismo, del cinismo e dell’individualismo o può essere declinata secondo un modo di vivere le cui performance siano compatibili con la socialità degli esseri umani e con l’ecosistema di cui sono parte?
La phronesis e alcune delle questioni a essa correlate saranno al centro dei dibattiti della XV edizione della Scuola estiva di altra formazione in filosofia “Remo Bodei” di Roccella Jonica (22-29 luglio). Otto lezioni più una sessione tematica dal titolo “C’è phronesis oltre il lavoro?”, undici laboratori, quattro inviti alla lettura e sei incontri pubblici: sono i numeri di un’impresa pensata e realizzata dall’Associazione Culturale Scholé in collaborazione con il Comune di Roccella, le Università di Macerata e Pisa e le associazioni cittadine Radio Roccella e Logosfera.
Un’iniziativa che quest’anno si allarga anche all’infanzia grazie al laboratorio di ecofilosofia per bambine e bambini a cura di Alessandro Maranesi e Paola Nicolini entrambi provenienti dall’Università di Macerata e dal gruppo “ConsiderAzioni”. La Scuola si aprirà il 22 luglio con la lezione inaugurale del direttore Bruno Centrone (Pisa): Pensiero, azione e saggezza pratica: phronesis dai poemi omerici ad Aristotele.
Seguirà una trama molto fitta di appuntamenti animati da voci del mondo della filosofia e delle scienze, della filologia, dell’economia, della sociologia e del diritto: Gennaro Avallone (Salerno), Fortunato Maria Cacciatore (Cosenza), Giancarlo Cella (Pisa), Claudio De Fiores (Napoli), Andrea Ercolani (Roma), Arianna Fermani (Macerata), Manuela Giordano (Siena), Roberto Mancini (Macerata), Christian Marazzi (Lugano), Vittorio Morfino (Milano), Francesca Piazza (Palermo).
La Scuola è libera perché si autofinanzia, chi vuole sostenerla può aderire al programma di autofinanziamento “Think Sharing”. Per tutte le informazioni sul programma e sulle modalità di partecipazione basta consultare il sito web www.filosofiaroccella.it e le pagine Facebook/Instagram.
Immagine di copertina: Wikimedia Commons
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