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Il lago che combatte
È una storia avventurosa, quella che si racconta attraverso le sapienti immagini e il testo in rima. La storia di un lago che, come per magia, appare in mezzo alla città. È anche l’avventura di un gruppo di persone che lo difendono con coraggio, senza possedere poteri speciali, contro il cattivo che appare invincibile.
Il nostro non è un paese di lettori, lo sappiamo, e la vendita di libri è in crisi da molti anni. C’è chi però non si lascia spaventare da queste nuvole scure. Il sole è lì dietro, lo sa. Momo lo sa. Ed è pronta ad affrontare la sfida. Decide di aggiungersi alle 5000 case editrici che pubblicano 70 mila titoli ogni anno nel nostro paese. Non farà parte dei grandi gruppi editoriali, quelli che controllano oltre il 60 per cento delle vendite, sarà una delle case editrici indipendenti che si dividono le restanti quote di mercato.
Ha iniziato il suo cammino convinta che esista una fame di cultura alla quale oggi non si dà una risposta. È questa la scommessa, rispondere costruendo «narrazioni per un nuovo pubblico, declinare storie e antichi riti, raccontare storie dal basso, storie precarie.» Lo farà pubblicando storie disegnate e fumetti che si rivolgeranno a bambini e ragazzi, testi sul capitalismo digitale, robotizzazione e lavoro, racconti dello sport popolare, narrazioni di nuovi immaginari della trasformazione… Si ha la sensazione che la casa editrice abbia voglia di ascoltare i tanti interrogativi posti dalla giovanissima generazione di donne e uomini che hanno riempito in questi giorni le piazze in tutto il mondo, piuttosto che porsi come fornitore di risposte già elaborate.
Intanto ecco dati alle stampe i primi due titoli, ai quali, promettono, ne seguiranno molti altri.
Quando prendi in mano il piccolo libro quadrato Il lago che combatte – testi di Luca Mascini (Assalti Frontali) e illustrazioni di Chiara Fazi – hai la sensazione che qualcosa di nuovo abbia preso forma. È un libro per bambini? È un grafic novel? È il racconto di un illecito edilizio? Si, è tutto questo e molto di più.
È una storia avventurosa, quella che si racconta attraverso le sapienti immagini e il testo in rima. La storia di un lago che, come per magia, appare in mezzo alla città. È anche l’avventura di un gruppo di persone che lo difendono con coraggio, senza possedere poteri speciali, contro il cattivo che appare invincibile.
Siamo lungo la via Prenestina, nell’area dell’ex SNIA, quella che all’inizio del Novecento era la più grande fabbrica della città, circondata dal vasto parco dove, in padiglioni austeri venivano cuciti teli per paracadute. Su quel luogo da tempo aveva messo gli occhi chi voleva trasformare il tutto in eleganti condomini. Dopo aver ottenuto una licenza, sulla base di planimetrie falsificate come sarà accertato dal tribunale, il costruttore inizia gli scavi per le fondazioni e intercetta la falda dell’acqua bullicante. L’acqua naturale effervescente che scorre sotto quei terreni sgorga dalla terra e sembra inarrestabile. Il costruttore vuole nasconderla, ha paura che il suo cantiere venga fermato. Tenta di tutto. Si arma di idrovore per portarla via, fino ad arrivare ad allagare tutto il quartiere circostante. La butta nelle fogne che non gradiscono e la rigettano per le strade che sono lì intorno. Ora non può più nasconderlo. È nato il lago che non ha nessuna intenzione di tornare sotto terra.
Pronti a difenderlo anno dopo anno sono in tanti e tante, opponendosi a tutti i tentativi di edificare su quell’area. C’è chi vuole destinarla alla costruzione di piscine, palestre, sala congressi e appartamenti in occasione dei Mondiali di nuoto, chi propone di realizzare residenze universitarie, chi pensa addirittura ad abitazioni in torri alte più di 100 metri.
Ma il lago è sempre lì. Appare fra ruderi, veri e propri fossili edilizi, che una volta accoglievano le attività industriali della fabbrica di seta artificiale, in mezzo ad una vegetazione cresciuta libera nella vasta area. È una distesa di acqua appena increspata dalla brezza, con le sue sponde a tratti sabbiose e le ombre della pineta, i canneti e i salici. La vegetazione accoglie animali protetti. Si vedono germani reali. È un lago vasto, perfino balneabile. Lascia senza parole.
Questa favola è la metafora della lotta del bene contro il male, della violenza che la costruzione della città, quando risponde alle regole imposte dalla finanza, esercita sulla natura. È l’acqua che sgorga dalla terra il simbolo della città di tutti.
Le sapienti immagini di Chiara Fazi, realizzate come un collage di segni tracciati a mano uniti a elaborazioni al computer, raccontano tutto questo. L’acqua sembra bagnare le pagine del libro, illustrate con inchiostri liquidi e colori trasparenti. Attraverso gli occhi di un bambino e di una bambina vediamo la città che si trasforma. I colori cupi del pericolo si dileguano nell’esplosione finale di luce nella quale si tuffano i due protagonisti.
Quando il lago da sogno diventa realtà.