POTERI
Bruxelles. Paura e delirio a Palazzo Chigi
Il premier in conferenza stampa: “abbiamo piegato la Mafia, piegheremo l’Isis”. Tra falsi storici e e luoghi comuni, le dichiarazioni di Matteo Renzi preparano alla guerra e alle strette securitarie. E spunta (di nuovo) il parallelo tra l’ISIS e le BR.
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Sono circa le quattro del pomeriggio quando Matteo Renzi si presenta davanti ai microfoni per commentare i fatti di Bruxelles. Faccia contrita, sguardo che cade spesso sui fogli, forse per il nervosismo, forse per il timore di sbagliare. È teso, deve commentare l’ennesimo attentato nel cuore dell’Europa, stavolta a Bruxelles, il centro politico dell’UE. 34 morti, oltre 200 feriti. Momenti in cui, ti insegnano nelle scuole quadri dei partiti (ma poi il PD ce l’ha ancora una scuola quadri?), bisogna rassicurare, mostrare fermezza, decisione.
Ricorda la vicinanza tra Belgio e Italia, esprime solidarietà con le vittime, ricorda come obiettivo degli attacchi siano “i luoghi della vita di tutti i giorni”. Racconta che le autorità italiane sono all’opera “per verificare le condizioni anche dei nostri cittadini che sono stati feriti”. Segue qualche dato sul luogo in cui sono avvenuti gli attentati (“a poche centinaia di metri da dove si riuniscono i parlamentari europei”) che fa sempre brodo. Poi, il primo colpo di teatro: “Il nemico è tra noi, nelle nostre periferie. Vive protetto da un atteggiamento di omertà, occorre un progetto di sicurezza senza quartiere, senza tregua”.
Bisogna però andarci cauti. Rassicurare, mostrare fermezza, decisione. “Faremo tutto ciò che sarà necessario”. Fare appello ad una comune identità, alla memoria storica del popolo. All’italianità. Deve aver pensato qualcosa del genere chi ha scritto la dichiarazione che sta leggendo il Presidente del Consiglio. Le origini, il mito fondativo. L’Italia, si sa, “è un grande paese” e noi italiani “ci siamo già passati”. È così che il Presidente del Consiglio si lancia in una rocambolesca ricostruzione storica. “I nostri nonni hanno sconfitto il nazismo e la guerra. Fatemi parlare alla generazione di mio padre e mia madre: voi avete avuto la prova del terrorismo quando all’università si sparava”. E ancora: “fatemi parlare a quelli che hanno la mia età a quelli che, come alcuni di noi, hanno fatto Giurisprudenza perché un magistrato saltava in aria andando a trovare la madre.” “Abbiamo visto il sacrificio di martiri, ma abbiamo visto che la mafia è stata piegata”.
Ha ragione il Presidente del Consiglio, nel dire che in Italia abbiamo una grande esperienza in questo campo. Costruita negli anni della strategia della tensione, con le piazze della sinistra imbottite di tritolo di Stato, con l’Italicus che saltava in aria e gli anarchici che cadevano giù dalle finestre. Gli anni della relazione – documentata – tra i servizi segreti, la Banda della Magliana e l’eversione nera.
Ed è così che dovremmo sentirci più tranquilli, perché abbiamo superato tutto questo e perfino la mafia è stata piegata. Salvo poi scoprire che un nuovo tipo di mafia governa la nostra Capitale. O ricordarci che giusto un paio di settimane fa a Napoli, in pieno stile mafioso, si distribuiva denaro agli elettori delle primarie del PD.
È un minestrone, quello che Renzi porta davanti alle telecamere di uno dei giorni più bui dell’Europa. Una retorica claudicante infarcita di fanfara patriottarda e narrazioni tossiche. Pensata maldestramente, con lo scopo di appiattire le conflittualità e prepararci a combattere la guerra a venire, interna ed esterna, in Libia o nelle nostre periferie, dove “si annidano i killer, protetti dalle nostre zone urbane”.
Quelle zone urbane in cui si può ancora avere il coraggio di disertare la guerra, rifiutare il razzismo e dirsi con serenità che queste sono stronzate. Che ci faranno sprofondare in un abisso ben peggiore di quello attuale.