ROMA

I fondi immobiliari all’assalto delle sale cinematografiche romane

Con un investimento di 42 milioni di euro alcuni fondi immobiliari hanno acquistato otto sale cinematografiche a Roma. Prevedono un rendimento assicurato grazie alla proposta di legge approvata dalla Giunta Rocca, che sta per essere portata in Consiglio regionale. Le sale chiuse, e non solo, potranno essere demolite o trasformate in maxi-centri commerciali

È da anni che le sale cinematografiche a Roma chiudono.  Delle 200 attive negli anni ‘60 ne sono rimaste solo 41. Negli ultimi dieci anni ne sono state chiuse più di 100. Alcune sono diventate piscine, sale gioco, supermercati. Il cinema Etoile a piazza San Lorenzo in Lucina, realizzato su progetto di Marcello Piacentini con una facciata in stile Art Nouveau, è stato chiuso nel 1991. Dal 2011 al suo posto è stata aperta la Maison Roma Etoile di Louis Vuitton, all’interno è stata conservata una sala di 19 posti, dove vengono proiettati cortometraggi. Il Cola di Rienzo è diventato una sala Bingo, stessa sorte è toccata al Garden a viale Trastevere, al Superga a Ostia, all’Espero a Montesacro e al Rouge e noir vicino a piazza Fiume.

Come abbiamo già raccontato, nel 1995 il sindaco Rutelli con la Delibera n. 168. Chiamata “Nuovo Cinema Paradiso” provò a “calmierare” la bramosia edilizia dei proprietari prevedendo che una parte della superficie delle sale cinematografiche potesse essere trasformata in attività di ristorazione, librerie, attività commerciali, ma che comunque, tutto questo fosse riferito all’attività cinematografica e non dovesse superare il 15% della superficie complessiva. Dopo dieci anni il sindaco Veltroni cambiò la percentuale degli spazi dedicando alle attività culturali il 50% della superficie e l’altro 50% ad attività commerciali. Ovvero il 35% in più di quanto fissato nella precedente norma. Si forniva il via libera per far continuare a chiudere i cinema e consegnare così i resti di un patrimonio urbano straordinario ai desiderata della rendita immobiliare.

Eppure tante sale restano chiuse ancora oggi, abbandonate dai proprietari che sembra non sappiano a quale uso destinarle.  Alcune sono di proprietà del Comune, come il cinema Airone, disegnato da Adalberto Libera, realizzato fra cinque palazzine progettate dallo studio Calini e Montuori, con parte del soffitto affrescato da Capogrossi. Nel 2011 ne era stata annunciato il recupero, oggi ancora non è stato fatto nulla e si rischia di perdere la testimonianza di un’opera sperimentale e affascinante di arte e architettura.

Anche il cinema Apollo a via Giolitti da 20 anni è inutilizzato. Il comune, che ne è proprietario, ha stanziato fondi per il recupero, i lavori erano iniziati, poi si sono interrotti. Il risultato è che quell’edificio liberty è lasciato al deperimento.

Il Cinema Rialto in via IV Novembre era un edificio a un piano aperto negli anni ’30, è stato chiuso nel 1998. Dal 2008, il foyer è utilizzato come caffè/bar e l’auditorium è diventato un deposito. Lo spazio superiore fu occupato da precari, attori, musicisti che diedero vita a quell’esperienza, poi trasferitasi in via di Sant’Ambrogio nello spazio assegnato dal Comune, per la difesa del bene comune e del patrimonio storico e culturale.

Fantasmi urbani rimangono il Maestoso inaugurato nei primi anni ’50 a via Appia Nuova progettato da Riccardo Morandi, il Reale, il Roma, l’Excelsior, il Royal…Nel quartiere dei Parioli nel 1946 fu aperto l’Astoria, che poi divenne Embassy anche in questo caso perdura l’abbandono.

Eppure c’è chi ha fiutato l’opportunità di nuovi investimenti, il futuro del cinema è nelle mani dei magnati del real estate e dei fondi immobiliari.

Il raggruppamento di due società, Colfiers Global lnvestors sgr e WRM asset management Lux, che si occupano dell’istituzione, gestione e promozione di fondi immobiliari, si è aggiudicato il lotto messo all’asta dal Tribunale fallimentare di Roma, composto da nove sale cinematografiche e due società. Tutti beni appartenenti alla Eleven Finance Srl di Ferrero, travolta dai debiti e arrivata alla bancarotta. Così per 42 milioni di euro, dieci in più di quelli stabiliti dal Tribunale, Adriano, Atlantic e Ambassade sale cinematografiche funzionanti, insieme a cinque chiuse da tempo: Roma, Reale, Royal, Empire ed Excelsior hanno cambiato proprietario.

Come potrà essere messo a reddito questo patrimonio lo suggerisce la recente proposta di legge  della Regione Lazio approvata dalla Giunta  “Semplificazioni e misure incentivanti il governo del territorio” che interviene anche sulle norme esistenti che riguardano i teatri, le sale cinematografiche e i centri culturali.

Le modifiche proposte stravolgerebbero radicalmente alcune disposizioni vigenti in materia di cinema e audiovisivo introdotte dalla precedente amministrazione regionale, che consentivano l’esercizio di attività commerciali, fino ad un massimo del 30 % della superficie complessiva dei cinema e dei teatri «purché tali attività fossero svolte unitamente all’attività prevalente».

Nella proposta della Giunta Rocca per i cinema chiusi da almeno 10 anni si consentiranno interventi di  ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione senza incremento della superficie lorda esistente «per l’introduzione di cambi di destinazione d’uso finalizzati alla completa riconversione funzionale, verso le destinazioni consentite dalle norme dello strumento urbanistico comunale».

La proposta introduce novità anche per i cinema e i teatri ancora in attività, questa volta «per la ristrutturazione e l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale»  o «per  realizzare nuove sale per l’esercizio cinematografico e per i teatri e nuovi centri culturali polifunzionali» consentendo «in tutte le zone di piano regolatore generale, gli interventi diretti e la rifunzionalizzazione, che insieme alla realizzazione di un complesso di sale cinematografiche, teatri, cineteche, biblioteche, musei, sale per concerti, conferenze, spettacoli e mostre d’arte permette di destinare fino al 50% della superfice ad attività commerciali, quali bar, ristoranti, tavole calde, sale da thè, librerie, palestre e attività assimilabili. Anzi, «previa sottoscrizione di accordo di programma», si può arrivare a  «una superficie superiore al 50% ».

In pratica tutti i cinema dismessi da 10 anni potranno diventare maxi-negozi  o centri commerciali e quelli ancora in esercizio potranno trasformare il 50% e oltre della propria superficie in spazi di somministrazione, attività commerciali, palestre e quant’altro.

A questa proposta si sono ribellate molte associazioni e alcuni protagonisti del cinema e della cultura si sono persino proposti di intervenire per riacquistare e riqualificare le sale restituendole alla loro funzione originaria. La discussione è aperta e probabilmente slitteranno i tempi per l’approvazione.

Noi restiamo in attesa di vedere cosa succederà, come siamo sempre in attesa di capire cosa ne sarà del  cinema Palazzo, sgomberato dall’allora Prefetto Matteo Piantedosi il 25 novembre del 2020, in piena pandemia dopo che per dieci anni era stato usato per attività culturali e ricreative. Lo spazio era stato occupato per impedire che lì fosse aperto un casinò. Adesso, tornato nella disponibilità del proprietario, è più di quattro anni che è vuoto, inutilizzato, abbandonato, nonostante i tanti annunci fatti sulla sua prossima riapertura..

Tutte le immagini sono: wikimedia commons

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