approfondimenti

Nudm

ITALIA

GPA reato universale: parlano le famiglie arcobaleno

Dopo l’approvazione del ddl Varchi, che dichiara la GPA reato universale, abbiamo intervistato Alessia Crocini, presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, e due papà che ne fanno parte. Per capire le pesanti conseguenze di questa legge sui diritti di queste famiglie

Un governo (neo? Post?) fascista che – per sua “fortuna” – si insedia proprio il 22 di ottobre, anniversario della marcia su Roma, riesce a fare un capolavoro forse involontario, forse no, quasi due anni dopo e a pochissimi giorni dalla giornata internazionale del coming out. Il DDL Varchi (Carolina, deputata di Fratelli d’Italia e vice sindaca di Palermo fino a febbraio 2024) per rendere la Gestazione Per Altri (GPA) reato universale è rapidamente approdato in Senato ed è stato approvato tra urla, lazzi, risate, applausi e pare anche insulti. La stessa scena disgustosa alla quale dovemmo assistere quando venne affossato il DDL Zan contro l’omolesbobitransfobia, misoginia, abilismo.

La gestazione per altri in Italia è stata vietata con l’introduzione, nel 2004, della Legge 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. La Corte Costituzionale nel corso degli anni ha provveduto a cassare le parti contrarie al dettato della Carta, provocando molti mal di pancia a destra e in particolare a Beatrice Lorenzin che, da Ministra della Salute di Letta poi di Renzi poi di Gentiloni, lanciò la giornata della fertilità con annesso opuscolo in cui si avvertivano le donne di fare figli prima possibile. Il caso volle che la attuale Senatrice e vice capogruppo del Partito Democratico a Palazzo Madama non molto tempo dopo aver rilasciato un’intervista in cui si rammaricava di non aver mai avuto figli, annunciò di aspettare addirittura due gemelli a 41 anni, smentendo quindi se stessa e il suo libretto in cui si indicava come tempo massimo i 25/28 anni per dare figli alla patria.

Il DDL ormai Legge Varchi, che è il risultato dell’accorpamento di altre pdl presentate da altri parlamentari tra i quali Mara Carfagna, va quindi a intervenire sulla legge già esistente che così recitava: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.”. Da notare come nel testo non compaia – mai! – la dicitura terrorizzante “utero in affitto” tanto cara ai movimenti anti-scelta e dunque ai partiti dell’attuale governo che li attraversa e ne viene attraversato, basti pensare che alle elezioni che hanno portato Giorgia Meloni a essere “IL” Presidente del Consiglio era stata candidata Maria Rachele Ruiu, testa di serie del movimento Provita & Famiglia ONLUS, che non è entrata in Parlamento solamente per il meccanismo flipper della legge elettorale.

Varchi apporta questa modifica:“Al comma 6 dell’articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero »”. In sostanza si stabilisce che le pene già previste vanno comminate anche a chi utilizza determinate pratiche di procreazione assistita nei Paesi esteri nelle quali sono regolamentate e dunque non sono illegali. In sostanza abbiamo un Governo che inventa reati che non esistono e briga per abolirne uno riconosciuto universalmente come tale: “Il reato di tortura impedisce alle forze dell’ordine di svolgere il proprio lavoro” scrisse Meloni nel 2018 su Twitter (cancellando troppo tardi il tweet perché non ne rimanesse traccia) e questo desiderio l’hanno finalmente portato in Commissione Giustizia circa un anno fa, salvo poi rimangiarselo di fronte alla Commissione Europea e mancando così un’altra promessa elettorale fatta ai suoi sostenitori in divisa.

In sostanza abbiamo una legge che nell’attesa di essere smontata dalla Corte Costituzionale prevede il carcere per “chiunque” ma andrà a colpire solo le coppie formate da due uomini che, rientrando dall’estero con passeggino e bebè troveranno sicuramente più zelanti funzionari doganali a fermarli per verificare i documenti di quanti ne troveranno le famiglie “tradizionali” formate da una mamma e da un papà.

Così come, nonostante si sia già espresso in modo contrario l’Ordine dei Medici, non sarà difficile trovare qualche zelante camice bianco pronto a seguire l’invito a denunciare lanciato da Eugenia Roccella. Già nel 20009 con un emendamento della Lega si tentò di introdurre l’obbligo dei medici a denunciare persone migranti senza documenti che si fossero presentate in ambulatori, pronto soccorso eccetera e anche il quel caso ci fu una sollevazione da parte dell’ordine e l’emendamento fu cancellato.

Insomma gli eredi del fascismo si rivelano più fascisti del fascismo, scrivendo così una legge che prevede – di fatto – il carcere per gli uomini omosessuali ma sono anche più plateali, sfacciati dei loro “antenati”: durante il fascismo non esisteva una legge specifica contro gli omosessuali, rientravano, in quanto pederasti, tra le tante persone indesiderate e indesiderabili per il regime.

Nella premessa del libro “La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista” (Donzelli Editore, 2022, di G. Goretti – T. Giartosio) si legge che quella del fascismo contro gli omosessuali “Fu una vasta opera di repressione e segregazione, svolta nel massimo silenzio” che ebbe il suo culmine dopo la pubblicazione delle legge razziali perché “L’italia doveva essere un paese ordinato e tranquillo – nessuno scandalo, nessuna opposizione, nulla”. Insomma, come disse pochissimi anni fa il ministro della famiglia Fontana, ora Presidente della Camera, “Le altre schifezze non le vogliamo neanche sentire nominare” e invece non solo le persone LGBTQIA+ vengono nominate tutti i giorni ma vengono colpite da interrogazioni, leggi, mozioni, risoluzioni ad hoc.

In queste giornate concitate, piene di rabbia, tristezza e anche paura non posso che seguire ogni contenuto che viene pubblicato sui social da Alessia Crocini, alla quale proprio di recente è stato confermato il mandato di Presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno che ormai da vent’anni (nasce nel 2005) riunisce e tutela le coppie formate da due donne e da due uomini che hanno intrapreso o vogliono intraprendere un percorso di genitorialità attraverso le tecniche di procreazione assistita all’estero, assistendole anche legalmente al rientro in Italia oltre a svolgere un infaticabile lavoro di divulgazione sulla genitorialità same sex. Crocini è una compagna lesbica fiera e combattiva, con una capacità dialettica e politica che le ha permesso di affrontare meglio di moltissimi politici di professione i peggiori studi televisivi ma anche quelli “migliori” che si ostinano a invitare opinionisti senza arte, ma di parte per fare a pezzi e negare le nostre esistenze.

Ai tempi della discussione sulle unioni civili, durante una delle tante riunioni infuocate che in quel periodo si susseguivano freneticamente, Crocini disse una frase che purtroppo non è stata forse davvero compresa, recepita, agita: «I figli e le figlie delle famiglie Arcobaleno sono i figli e le figlie di tutt* noi». Al telefono gliela ricordo e inizia la nostra chiacchierata.

Le chiedo se pensa che quelle sue parole siano cadute nel vuoto, se non avremmo dovuto come collettività LGBTQIA+ ripartire da quel 5 Marzo del 2016 quando a Piazza del Popolo arrivarono persone LGBTQIA+ da tutta Italia per manifestare dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili.

Quella piazza era necessaria per ribadire che non ci bastava quella legge. Noi come Famiglie Arcobaleno avemmo subito la sensazione dal giorno zero dell’inizio della discussione che la pdl sarebbe stata via via smembrata per arrivare in Senato togliendo pezzi importanti, per riaffermare la superiorità del matrimonio tra uomo donna, della presunta “famiglia tradizionale” e i nodi cruciali erano sicuramente due: la reversibilità ma soprattutto la stepchild adoption, ossia l’adozione de* figl* del partner (attraverso un procedimento lungo, estenuante, invasivo). A noi interessava il riconoscimento de* figli* alla nascita e non tanto la stepchild, che in realtà avevamo già ottenuto senza l’aiuto della politica nelle aule dei tribunali dei minorenni. Ma sapevamo di essere la parte più sacrificabile, perché siamo minoranza nella minoranza, e che la reversibilità riguardava e riguarda tutte le coppie, anche quelle senza figli che sono la maggioranza. Sia chiaro, ripeto, che quella legge era doverosa per tutelare tantissime persone, penso alle tante coppie composte da persone anziane ma anche quelle più giovani che si sono ritrovate a non poter assistere in ospedale l’altra persona in quanto non riconosciute o che alla morte del compagno o della compagna sono state cacciate dalla casa di proprietà della persona defunta da genitori che magari avevano rinnegato in vita il figlio gay o la figlia lesbica.

A Piazza del Popolo le famiglie arcobaleno tutte intere salirono sul palco insieme alla cantante Emma Marrone, accettando con grande coraggio quello che poteva comportare quella visibilità. Quel giorno, come sempre dal 2005, hanno deciso di metterci la faccia come genitori e nel frattempo quei figli e quelle figlie sono cresciut* e in alcuni casi ormai prendono giustamente parola.

Ma per forza! Famiglie Arcobaleno l’anno prossimo compie vent’anni, così come molt* de* nostr* figl* che rivendicano il diritto a parlare di se stess* e a non farsi più raccontare da chi sparge odio. C’è Margherita che ha due mamme e tre fratelli e ha girato un corto che tutti dovrebbe guardare, c’è Lia neodiciottenne e figlia di due padri che in un convegno sulla GPA organizzato ad aprile alla Camera, ha detto chiaramente che se c’è qualcosa che la ferisce non è crescere con due padri in una casa piena di libri, musica e amore ma essere definita “merce” da chi si scaglia contro il modo in cui è venuta al mondo. Gli stessi, aggiungo io, che blaterano di difesa dei bambini, rigorosamente al maschile.

“Cresciamo bene o male come chiunque” sono parole di una persona giovane ma già molto consapevole. Anche sulla questione delle famigerate “origini biologiche”.

La questione delle origini, in riferimento alle coppie dello stesso sesso, è un argomento fantoccio: mio figlio L. sa benissimo come è nato anche perché è cresciuto con due mamme! Non è che le famiglie arcobaleno aspettano che le figlie e i figli compiano 18 anni per raccontare loro come sono venut* al mondo. Siamo orgoglios* di tutto quello che abbiamo affrontato per farl* nascere. Diversamente da una coppia donna/uomo che fa un percorso di PMA o GPA e ha la possibilità di non dire la verità ai figli*, per paura del giudizio esterno. Così quello che potrebbe sembrare un privilegio diventa un’arma a doppio taglio.

Ecco, forse negli anni – oltre alla politica dei partiti e di palazzo – non abbiamo sentito sempre il sostegno di tutta la comunità LGBTQIA+ e dei genitori etero che fanno i nostri stessi percorsi. Nel movimento siamo vist* come persone privilegiate e borghesi, che vogliono copiare gli etero con matrimonio, figli eccetera. Riconosco che è un privilegio potersi accostare alle tecniche di procreazione assistita all’estero perché hanno sicuramente un costo, proprio per quello crediamo che serva una legge in Italia e con Rete Lenford abbiamo scritto una pdl su matrimonio, adozione, filiazione (qui per il testo, NDA) e siamo a favore della regolamentazione di una GPA che in Italia tuteli le gestanti da qualsiasi forma di sfruttamento e che sia altruistica e solidale ed è al centro di un’altra proposta elaborata con Luca Coscioni e altre associazioni.

Non è nemmeno vero che copiamo il mulino bianco etero: siamo famiglie di qualsiasi tipo, coppie, genitori single, co-parent, coppie separate, io ho avuto L. con la mia ex compagna e non mi sono mai unita civilmente. In Famiglie Arcobaleno ci sono genitori trans* che hanno avuto figl* prima del coming out e di intraprendere percorsi di affermazione di genere… come tra le persone etero non esiste un solo tipo di famiglia, per quanto si blateri di modello unico, lo stesso accade per noi. Però un sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere, in questi giorni ho letto i consigli non richiesti di alcuni attivist* gay e lesbiche che stanno festeggiando l’approvazione della legge Varchi e ci tengono a far sapere che l’UNICA forma di genitorialità accettabile sarebbe quella dell’auto-inseminazione fatta da donne lesbiche con il seme dell’amico gay. Perché questo sarebbe un percorso “naturale” e assicurerebbe ai bambini una mamma+un papà. Provita docet.

Premetto che come ho già detto la strada del co-parenting esiste ed è un modo come un altro di diventare genitori ma quello che trovo inaccettabile è che qualcuno si erga a giudice supremo di come una persona LGBTQIA+ possa diventare genitore e che questa venga indicata come l’UNICA strada percorribile. Vorrei rassicurarli: noi donne lesbiche siamo libere di scegliere di mettere nel nostro utero il seme di un donatore, anche anonimo, e di diventare madri senza la presenza di una figura maschile. Sembrerebbe scontato e invece dobbiamo stare qui a ribadire l’ovvio. Famiglie Arcobaleno venti anni fa ha abbattuto le barriere che relegavano le persone gay e lesbiche nel recinto della sterilità sociale. Abbiamo dimostrato che il desiderio di genitorialità va oltre l’orientamento sessuale e l’identità di genere, e che non è un desiderio borghese ma umano. Non è un obbligo ma una possibilità. E sentir dire da persone LGBTQIA+ che per crescere bene un/una bambin* deve essere concepito solo in modo naturale e deve necessariamente avere una madre e un padre non va solo contro le famiglie omogenitoriali ma contro qualunque famiglia esuli da quel modello. Oltre a contraddire decenni di ricerche sul benessere di queste creature. Credo che soprattutto per una certa generazione di gay e lesbiche immaginarsi genitori come tutti gli altri sia impensabile ma si chiama omofobia interiorizzata e andrebbe affrontata in terapia invece di esibirla  nella fanbase di Roccella&Gandofini.

La stretta sui diritti delle persone LGBTQIA+ in Italia era un pericolo annunciato, che fa parte di un chiaro disegno politico identitario della destra.

Annunciato? Ogni volta che ne devo parlare mi sento come Cassandra, che faceva le previsioni azzeccate e non veniva creduta. Ma come ci si può stupire che la destra faccia la destra, che la destra, in particolare Fratelli D’Italia non sia un tutt’uno con associazioni provita che dovremmo chiamare antiscelta, quando non solo ne adottano il vocabolario e ne sposano i documenti politici ma anzi candidano nelle proprie liste alcuni di loro? Anche sulle persone trans* hanno fatto e continuano a fare così, un pezzetto alla volta fino ad arrivare a tutta la questione Careggi e bambin* gender variant, hanno una potenza di fuoco per la loro propaganda micidiale.

Prendi la storia delle persone cosiddette detransitioner, termine comunque non corretto, (persone che per diversi motivi hanno interrotto il percorso di affermazione di genere per tornare a quello assegnato alla nascita, NDA): ora Provita sta facendo il tour con Luka Hein che usa, o meglio viene usata, la propria esperienza personale, rispettabilissima, per invalidare i percorsi di ogni altra giovane persona trans*. Le statistiche ci dicono che 1 persona su 5 si pente del proprio intervento di chirurgia estetica (quegli interventi che anche noi persone cis pratichiamo ma non consideriamo legati a percorsi gender affirming), immaginiamo se bastasse questo a vietare gli interventi a tutta la popolazione mondiale: niente più rinoplastica, blefaro, ingrandimento del seno… Sarebbe inconcepibile ma se parliamo di persone trans* all’opinione pubblica sembra sensato.

E come fanno gli integralisti antigender a diffondere in modo così potente queste narrazioni falsate? Ti mando un link di una nota agenzia di stampa nazionale, così poi te lo leggi ma te lo anticipo: non è un articolo di redazione, è evidentemente il copia incolla di un comunicato stampa dell’associazione Provita per la tappa di Firenze. Quanto faticano le associazioni, i collettivi, le singole persone LGBTQIA+ ad avere lo stesso spazio e agibilità politica, senza tra l’altro che una redazione o i giornalisti in generale pongano domande, facciano commenti spesso volti a sminuire se non smentire ciò che viene detto? Loro invece sono ovunque, ospiti fissi in qualunque trasmissione tv pronti ad avvelenare i pozzi e diffondere disinformazione.

Addirittura siamo alla delazione come durante il fascismo, con Roccella che invita i medici a denunciare in caso sospettino di avere davanti un percorso di GPA. Come ho detto su Instagram, secondo la ministra i pediatri invece di curare i bambini dovranno denunciare i loro padri, controllare sul certificato di nascita se la data è precedente o meno all’entrata in vigore della legge. Così oltre a tutto ciò che sappiamo, la legge Varchi rischia di mettere a repentaglio anche il diritto alla salute di migliaia di minori in Italia. Il nostro smette di essere uno Stato di diritto e diventa uno Stato etico come le peggiori dittature e teocrazie della storia, siamo a livello dell’Ungheria e della Russia e di altri Paesi in cui si invita il resto della popolazione a denunciare le persone LGBTQIA+ solo perché esistono.

Abbiamo parlato molto di destra, ma sappiamo bene che non abbiamo mai avuto neanche da sinistra quella spinta progressista e identitaria in senso davvero opposto a quella della destra.

Abbiamo due leggi che tutelano le persone LGBTQIA+ e sono entrambe inadeguate e discriminatorie: la legge 164 per le persone trans non solo è vessatoria, ma ha più di quarant’anni, proprio quelli che ci sono voluti per arrivare alle unioni civili che Renzi è stato costretto a fare per evitare le sanzioni UE e darsi una parvenza progressista, anzi riformista. Al di là di quello che dicono e hanno detto più o meno noti gruppi sedicenti radicali sedicenti femministi – che poi sono anche anti trans* – è un dato di fatto che anche a sinistra c’è chi la pensa esattamente come la destra, che ha remato contro le unioni civili e che probabilmente sia alla Camera che al Senato ha votato contro il DDL Varchi ma controvoglia, infatti poi le dichiarazioni passate e presenti sono lì a dimostrare che c’è un problema interno anche ai partiti di opposizione. Del resto, l’avevamo visto sulle unioni civili, come lo abbiamo visto sul DDL Zan. Noi continuiamo a fare il nostro come associazione, come cittadin* ma è evidente che faticheremo sempre se la sinistra non trova una posizione chiara e netta anche sulle istanze della comunità LGBTQIA+.

Continuare a fare il nostro, anche in un quadro così desolante in cui verrebbe di mollare il colpo, significa che Crocini e tutte le persone che compongono Famiglie Arcobaleno non si arrendono e anzi rilanciano con una mobilitazione nazionale in più giornate nelle piazze di tutta Italia.

Iniziamo da Milano giovedì 24 e continueremo finché ce ne sarà bisogno, perché le piazze per fortuna aumentano anche mentre parlo con te, a testimonianza che se pure provano a metterci all’angolo siamo comunque parte integrante, attiva e vivace del Paese e spero saremo davvero tantissim* a ribadire che non devono esistere famiglie di serie A e di serie B.

Dopo aver chiuso con LA Presidente, mi metto in contato con due mie vecchie conoscenze: Claudio e Stefano, due splendidi papà che fanno parte di Famiglie Arcobaleno e stanno crescendo insieme due creature. Li becco alle prese con compiti di inglese e tavole da apparecchiare, interviste da rilasciare e l’organizzazione delle piazze convocate da FA, in particolare Claudio si sta dannando per quella di Milano. Con grande cuore anche in questi giorni tremendi e faticosi raccontano sui social quotidianamente la loro storia, aiutati e sostenuti anche da Vanessa, la donna Americana che ha portato a termine la gravidanza gemellare che ha permesso loro di diventare papà di G. e T. e che non ha esitato a prendere posizione e a rilasciare anche un’intervista a Sky per parlare di se, della sua scelta di essere gestante per altri e del suo cuore spezzato per le Famiglie Arcobaleno e per tutta la comunità LGBTQIA+ Italiana. Claudio con grande generosità riesce a rendersi disponibile anche prima di quanto mi avesse promesso per messaggio, nonostante gli impegni politici pressanti e ovviamente quelli da papà.

Prima di tutto, anche se può sembrare banale, vi chiedo come state voi e come stanno G. e T. . Hanno percepito una brutta aria o state riuscendo a proteggere la loro innocenza da tutto questo odio?

Quando è stato approvato il DDL Varchi il clima è casa è cambiato subito, eravamo evidentemente nervosi sia io che Stefano e loro, che hanno 9 anni, l’hanno percepito. Abbiamo pensato che fosse giusto spiegare, in modo adatto alla loro età, da cosa derivasse il nostro malumore. Loro conoscono le proprie origini, come sono nat* e quindi semplicemente abbiamo detto che adesso chi vuol far nascere bambin* come abbiamo fatto noi con loro grazie a Vanessa non potrà più farlo. Sono gemell* ma hanno due caratteri diversi, perciò G. ci ha pensato un po’ di più mentre T. ha reagito subito, ma la pensano uguale: la vivono come un’ingiustizia, si sono stizzit*. Però abbiamo ricevuto tanta solidarietà dai genitori de* bambin* della loro classe, ci hanno addirittura detto che parleranno a casa con l* loro bambin*. Insomma speriamo di aver creato una rete di protezione, di aver dato loro degli anticorpi contro l’odio

La vergognosa legge appena approvata non avrà ovviamente effetto retroattivo, ma ve la sentite di dire che tutto questo non inciderà anche sulle vite di chi come voi è già genitore? E pensate che davvero, come dice la ministra Roccella, fungerà da deterrente per chi volesse ricorrere alla GPA all’estero?

Noi siamo arrabbiati, agguerriti ed è la nostra rabbia che ci dà energia per una battaglia di civiltà profonda. Questa legge non ci tocca a livello personale perchè non è retroattiva, ma vivere in uno Stato che ti criminalizza, che paragona la tua nascita al reati davvero riconosciuti a livello internazionele universali come la tortura è tremendo perchè stigmatizza tutte le persone nate con GPA, di qualsiasi età. Solidarizziamo con chi ha un legittimo desiderio di genitorialità, chi abbia già intrapreso o che voglia farlo. Siamo tutt* coinvolt*.

Anche Claudio come la Presidente di FA Crocini concorda nel ricordare che è la prima volta che in Italia si legifera specificatamente contro le persone LGBTQIA+

Si crea un precedente gravissimo, sia noi come collettività colpita che il resto della società civile dovremmo stare tutt* in allarme. Non penso poi che la legge sarà un deterrente, la legge potrà spaventare in questa prima fase ma non limiterà il desiderio delle persone di essere genitori e quindi si continuerà ad andare nei Paesi in cui la GPA è consentita e regolamentata. Aggiungo, anche se non sono un giurista, che secondo me sia la Corte Costituzionale che la Corte Europea smantelleranno pezzo per pezzo questo obbrobrio giuridico.

Nella breve clip Sky, che comunque ha il merito di dare voce alle grandi assenti dal dibattito tossico in corso cioè le donne gestanti, Vanessa parla della sua libera scelta e del vostro lungo percorso insieme, dei test fisici e psicologici necessari per ricevere l’idoneità alla procedura. Cosa vi sentite di aggiungere su questa esperienza?

Potremmo parlare per ore della nostra esperienza, che ormai è diventata per noi identitaria. Quello che speriamo è che attraverso quella clip arrivi l’essenza, il grande cuore di Vanessa, la sua anima. Quando la ascolto mi sento piccolo piccolo, inadeguato a spiegare io questa nostra esperienza comune e più andiamo avanti e più siamo convinti che quello che abbiamo creato insieme a Vanessa sia qualcosa di unico e che siamo stati fortunatissimi, abbiamo un legame immenso”. E qui la voce di Claudio si incrina un po’ per la commozione, anche io sento un brivido ma è tutto un attimo e Claudio riprende il filo con grande lucidità: “Hai ragione quando dici che le donne come Vanessa vengono silenziate, oscurate. Chiunque si sente intitolato a parlare di GPA senza ascoltare. Penso a quello che ha detto Chiara (Lalli, già autrice, tra le altre opere in tema, del saggio “Buoni genitori. Storie di mamme a papà gay”, Il Saggiatore, 2009) che sostiene, giustamente, che se una persona vuole farlo, cioè se una donna vuole essere gestante per altr* perché devi toccare la sua volontà? Insomma è una questione di auto determinazione. 

C’è qualcosa che vorreste dire alla classe politica tutta, visto che anche all’opposizione c’è chi rema contro anzi fa proprio da stampella al Governo come per esempio Valeria Valente del Partito Democratico che si è dichiarata contraria anche alla gestazione per altro solidale, mettendone addirittura in dubbio l’esistenza, e aggiungendo con un filo di omofobia che oltre al diritto ad avere certezza sulle proprie origini serve quello sul proprio destino? È davvero così incerto il destino di G. e T. e di ogni bambin* che cresce con due papà o due mamme?

Le parole di Valente non ci devono sorprendere, del resto era pure contraria al DDL Zan nonostante fosse all’epoca Presidente della Commissione Parlamentare sul femmincidio e che la proposta di legge andava a tutela anche delle donne contro la misoginia e la violenza di genere. Ma in generale mi sento di dire che ho trovato fiacca l’opposizione in Senato alDDL Varchi da parte di chi si proclama progressista, a parte qualche caso isolato. Se siamo a questo punto è anche perché chi doveva tutelarci non l’ha fatto. Se si fossero occupati di fare una legge sul riconoscimento alla nascita non saremmo a questo punto. La destra arriva a questo provvedimento dopo aver disseminato negli anni azioni propedeutiche, come per esempio lo stop alle sindache e ai sindaci che sulle trascrizioni agli atti di nascita con due mamma o due papà. Questo è un paese che da vent’anni non parla adeguatamente di diritti riproduttivi, se mai l’ha fatto davvero! Ma è così su tante questioni, penso al fine vita e allo ius soli, per esempio. Insomma è l’altra parte politica che dovrebbe dirci finalmente se è posizionata e come sui diritti riproduttivi e stando al caso specifico di attualità, sulla gestazione per altr*. Mentre noi aspettiamo che la sinistra dica anzi faccia qualcosa di sinistra il Paese reale in qualche modo va avanti ma sembra una corsa a ostacoli sul posto. Pensa che un giornalista di Avvenire mi disse di essere contrario alla GPA perché il bambino deve conoscere le sue origini biologiche. Significa non sapere nulla di questa tecnica di procreazione assistita, non sapere che c’è una donatrice di ovuli e una gestante, nel nostro caso Vanessa, di non sapere nulla di DNA, corredo genetico eccetera. Ma anche una consigliera milanese del Partito Democratico, nota anche per le sue posizioni anti trans, mi ha detto le stesse cose e anzi ha pure rincarato dicendo che ci meritiamo la stepchild come se fosse una punizione. Ripeto, è stigmatizzante per qualsiasi tipo di genitorialità, getta un giudizio tremendo su persone adottanti e adottate. C’è tanto lavoro da fare…

Ringrazio Claudio, ci promettiamo di rivederci presto e di abbracciarci forte, chiedo di dare baci ai pupi e a Stefano in stile Sora Cecioni strappando loro un sorriso, poi torno al computer per trovare una chiusura a questo pezzo faticoso.

Mi sono commosso e arrabbiato per l’ennesima volta, e un’altra volta ancora mi sono sono innamorato delle famiglie arcobaleno, delle mamme, dei papà e di tutte le loro creature. J-Ax canta “E per la strada mi chiamano zio / è Philadelphia e io sono Rocky / sarà che al posto di un bambino Dio / mi ha dato due milioni di nipoti” riferendosi alla sua fan-base. Faccio mie quelle parole: mi sento orgogliosamente zio delle tante piccole e tante ormai grandi persone già nate e di tutte quelle che verranno.

Le loro vite e quelle dei loro genitori non possono e non devono essere messe in discussione, oppresse, cancellate e dunque serve un fronte compatto anche contro questa forma di repressione e controllo che arriva – certo con qualche aiuto di troppo anche da sinistra – da quella stessa destra fascista che ha iniziato il governo del Paese con un DL punitivo al giorno, partendo dai rave, passando per Cutro e Caivano, fino ad arrivare e tornare dall’Albania.

Sono quelli che esultano se un ragazzo viene ammazzato dalla polizia, che vietano i cortei per la Palestina e ormai qualsiasi forma di dissenso con il DL 1660. Quelli che attentano alla libertà di educazione e ricerca nelle scuole e nelle università contro il fantomatico gender, che negano l’esistenza delle persone trans* di qualsiasi età e hanno reso ancora più difficili i percorsi di affermazione di genere per chiunque a riprova che non era una questione di tutela de* bambin*, agitat* sempre come spauracchio. Sono quelli dell’obiezione di coscienza sull’aborto ormai al 100% in 11 regioni, dei medici non obiettori additati come sicari, quelli dei soldi alle associazioni anti scelta nei consultori (che continuano a chiudere ed essere svuotati di senso) quelli dell’ascolto del battito e delle stanze dell’ascolto. Sono quelli che non ascoltano mai e urlano dal balcone anche se non affaccia su Piazza Venezia come quello del duce.

Li consideriamo, a giusta ragione, nemici politici su tutti questi temi e sarebbe assurdo, da antifascist*, ritenerli attendibili sul tema della gestazione per altri e in generale sulla capacità genitoriale delle coppie composte da due donne o due uomini (sono anche quelli contro le adozioni per le coppie dello stesso sesso), perché cavalcano con violenza questo tema da anni, monopolizzando e avvelenando il dibattito, creando di fatto un’ulteriore segregazione di una minoranza.


Note di linguaggio:

1) Ho preferito l’asterisco allo schwa, che pure uso spesso e che rivendico, per una maggiore accessibilità del testo a chi utilizza lettori automatici. Nel cercare di utilizzare un linguaggio più neutro e ampio possibile ho però optato, come ormai faccio da qualche anno, per il maschile sovra esteso parlando della destra per un posizionamento politico teso a rimarcare ancora di più la fiera differenza tra antifascist* e fascisti. Un “maschile intenzionale, dunque, come lo chiama Isa Borrelli in una nota del suo ultimo libro “Gender is over”, Feltrinelli, 2024.
2) Ho utilizzato solamente l’acronimo GPA e la definizione gestazione per altr* contro la narrazione tossica, terroristica e pietistica delle destre anti-scelta. Ho mantenuto “maternità surrogata” solo nella citazione dell’art. 12 comma 6 Legge 40. Vanessa non è madre ma gestante e del suo ruolo nella vita di Claudio, Stefano e gemell* rivendica la dignità umana e politica contro chi fa propaganda disseminando disinformazione.

Immagine di copertina: Non Una di Meno

SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS

Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno