OPINIONI
Gli arresti in Francia e l’incapacità di giustizia
L’arresto oltralpe di persone in età avanzata per fatti accaduti quasi mezzo secolo fa segnala, ancora una volta, che la vendetta ha prevalso sulla giustizia. L’amnistia concessa, nel ’46, a fascisti e assassini repubblichini fu fatta per il bene della neonata Repubblica: oggi si conferma invece l’incapacità di rileggere politicamente e socialmente il periodo della lotta armata
Io ho conosciuto la stagione della lotta armata, dell’iniziativa armata e dell’illegalità diffusa, solo al suo epilogo. Non ero nemmeno maggiorenne quando dei miei nuovi compagni, che dovevano portarmi i volantini da distribuire a scuola per lo sciopero, non arrivarono all’appuntamento. Li avevano arrestati alle sei di mattina.
Era il «blitz di Quaresima», una delle tante retate che dal 7 aprile del 1979 svuotavano il Veneto di militanti politici extraparlamentari e riempivano le carceri di “terroristi”.
Non so perché passai dalla mia frequentazione dell’oratorio del paesino ai piedi dei Colli Euganei, a diventare il più giovane dei nuovi militanti dell’Autonomia. So che volevo stare con chi lottava per cambiare il mondo, con chi non aveva mezze misure nell’affrontare ingiustizie così evidenti e così autorizzate, che respiravo a partire da mio padre, operaio metalmeccanico, morto dopo 39 anni di fabbrica e dopo nemmeno otto anni di pensione.
E sono diventato maggiorenne tra latitanti, incarcerati, esuli, alcuni ammazzati.
Sono cresciuto nei racconti di quei decenni prima, molto spesso nella loro mitizzazione sbagliata, cercando forse troppo poco e forse troppo tardi, la mia Rivoluzione, quella della mia generazione. Per quelle generazioni invece che erano venute prima, le stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia non erano racconti di altri.
Le torture sdraiati sui tavoli dei commissariati con l’acqua e sale, i fili elettrici sui capezzoli o sui genitali, le manganellate sulla pianta del piede, le forche caudine per i pestaggi, i morti ai cortei…no, non erano racconti di altri. Quindicimila giovani detenuti politici, più di centomila inquisiti, decine di morti da una parte all’altra, leggi speciali, università blindate dalla polizia, scontri dentro le fabbriche… Può tutto ciò essere ascritto a una stagione di semplice follia criminale di qualche singolo delinquente?
Questa operazione francese, con l’arresto di ottantenni per fatti, dolorosissimi per carità, ma accaduti fino a quasi mezzo secolo fa, conferma che lo Stato che ha prevalso, a scapito della Repubblica, è quello della vendetta, non della giustizia.
Nel ‘46 l’amnistia fu concessa a fior fiore di fascisti, assassini repubblichini, stupratori di guerra, servi dei nazisti.
Lo si fece per la Repubblica, per tentare di dare una lettura e un esito politico a una guerra civile. Oggi, con l’operazione vendetta, invece, si fotografa l’incapacità della Repubblica di prevalere sullo Stato.
Il vuoto lasciato da una incapacità, per viltà istituzionale e per interessi di bassa lega, di rileggere politicamente e socialmente quegli anni, di chiuderli con un provvedimento di amnistia, di consegnarli alla storia del nostro paese e a una memoria utilizzabile dalle nuove generazioni, quel vuoto è stato riempito con una vendetta inservibile e inutile. Gli anni rimarranno di piombo e la democrazia non ne uscirà migliore.
Foto di copertina di Luca Di Ciaccio da Flickr. Foto nel testo da WikiCommons.
Testo apparso originariamente sul profilo Facebook di Luca Casarini