DIRITTI

Giovani bengalesi di Roma: l’accanimento

Il Comune di Roma fa sbattere di nuovo al Cie tre minori bengalesi.

Mentre a Dakha le fabbriche delle nostre preziose magliette seppelliscono migliaia di lavoratori a 37$ al mese. Mentre in Bangladesh decine di morti accompagnano ogni manifestazione di protesta dei lavoratori. Quando ormai si comincia a parlare di emergenza umanitaria in Bangladesh, il Comune di Roma a neanche due settimane dalle elezioni pensa bene di continuare ad accanirsi contro i giovani bengalesi ospitati nei centri per minori non accompagnati.

Un accanimento iniziato a marzo: le retate orchestrate dal Dipartimento alle Politiche Sociali del Comune, per mano dell’unità operativa della Polizia Locale di Roma Capitale, i controlli a tappeto e le visite mediche forzose presso l’ospedale militare del Celio. E così, a fine marzo, tre minori finiscono sbattuti a Ponte Galeria.

Passano due 2 notti nel CIE. Sono sottoposti ad una terza visita che invece riconosce i tre ragazzi come minorenni. Il trattenimento nel CIE non è convalidato dal magistrato e i tre ragazzi ritornano nel Centro per minori che li ospitava.

Ma l’accanimento è accanimento: succede così che due giorni fa i tre ragazzi vengono portati nuovamente al Dipartimento Politiche Sociali per “notifica atti”. I ragazzi sono tranquilli, ormai non sembra possibile che possa capitargli qualcosa. E invece… sono stati tutti espulsi dal Centro, due sono stati portati a Ponte Galeria, il terzo per casualità finisce “solo” “sbattuto in strada.

Ma i casi di F., O. e S. sono solo i più eclatanti. L’operazione del Comune di Roma è diretta contro tutti i giovani migranti bengalesi accolti nei suoi centri. Solo ed esclusivamente contro i ragazzi che vengono proprio da quel paese, il Bangladesh. Quello della strage di Dakha, della magliette della Benetton, dello sfruttamento più nero. E’ sempre di questi giorni la notizia che sono state bloccate o revocate, in maniera indiscriminata, tutte le tutele (passaggio burocratico imprescindibile per ottenere il permesso di soggiorno) per tutti i ragazzi ospiti dei centri. Ed è stato decretato che il rifiuto a sottoporsi a visita medica forzosa presso l’ospedale militare del Celio implica ‘automaticamente’, per il solerti funzionari dell’Ufficio minori del Comune, un attribuzione di maggiore età ‘d’ufficio’ e l’espulsione dal Centro.

Una vergogna che non conosce fine.

I ragazzi non staranno a guardare. E noi neanche.

Le testimonianze dei tre ragazzi minorenni, dopo la prima reclusione a Ponte Galeria. Video di Veronica Altimari