ITALIA
Firenze, “Tu ci chiudi, tu ci paghi”. Voci dalla piazza
Venerdì 30 ottobre, di sera, nella città toscana è andata in scena una manifestazione a cui sono seguiti scontri con la polizia. Nella notte quattro attivist* sono stat* arrestat* e 20 denunciat*. Le testimonianze di due ragazze che hanno partecipato alla protesta
Chi ha riempito la piazza?
Gabriella: «La composizione era davvero eterogenea, ci stavano un sacco di ragazzi e ragazze, probabilmente anche italiani di seconda generazione. C’erano pure giovani in giro per Halloween che, ritrovandosi in mezzo per caso, le hanno prese. C’era il vecchio che a malapena sa usare lo smartphone e provava a fare dei video, il ristoratore che diceva “io come mangio, andate a lavorare”, tanti giovanissimi. Poi certo c’era anche chi diceva “Io son fiorentino da generazioni, non voglio mettere questa mascherina perché voglio respirare l’aria di Firenze perché è mia” e chi sventolava la bandiera dell’Italia urlando “libertà, libertà” oppure chi ripeteva “non vogliamo la violenza” e provava a fermare chi lanciava bottiglie o altro».
Anastasia: «Ho avuto un po’ di difficoltà a capire la composizione della piazza. Sicuramente c’erano attivist* di spazi sociali. Molta estetica ultras. C’era più o meno equilibrio tra maschi e femmine, anche se gli uomini si notavano di più. C’erano molti giovani e gruppetti di studenti medi, anche tanti giovani di seconda generazione. E poi due persone con bandiere tricolori».
Erano presenti dei fascisti?
Gabriella: «Quelli che andavano dal poliziotto a gridare “non mi fai paura, vienimi sotto” sembravano proprio fascisti. C’è stata della violenza gratuita e quindi sicuramente c’era chi, come i fascisti, vuole cavalcare il malcontento per strumentalizzarlo».
Anastasia: «Ovviamente se vedi un tricolore è facile pensare che ci siano fascisti. Però io ho vissuto il movimento dei Gilets Jaunes in cui c’erano milioni di bandiere francesi e non erano tutti di destra. Anzi. Di sicuro ieri qualche fascista c’era, ma erano pochi e so che in alcuni casi sono stati allontanati da altri manifestanti».
Quali erano le rivendicazioni della piazza?
Gabriella: «Mi sembrava che non ci fosse la negazione della pericolosità del virus o del fatto che vada contenuto. Quello che si rivendicava era di tenere conto che queste chiusure, queste misure che sono state prese, comunque mieteranno vittime. La gente morirà non solo di Covid, ma tanta gente morirà anche di fame, morirà perché si ritroverà chiusa in casa con persone violente, morirà perché molti studenti lavorano in nero non sanno come pagare le tasse universitarie, come comprare i testi, come pagare l’affitto. La rivendicazione era semplice: redistribuire la ricchezza. Niente di più. Chiedere di affrontare la crisi facendo tutti un po’ di sacrifici, non chiedendoli sempre e solo agli ultimi che già prima stentavano ad arrivare a fine mese. C’è da aggiungere poi che non siamo negazionisti, o almeno non noi. Il virus c’è e lo sappiamo ma non è l’unico motivo per cui tanta gente morirà».
Anastasia: «Ho sentito molti cori indirizzati contro la polizia e il governo. Anche perché c’è stata una gestione pessima della piazza da parte delle forze dell’ordine che hanno spaccato la gente in diversi gruppi, rincorso manifestanti tutta la sera lanciando lacrimogeni. Tutto è finito in uno scontro corpo a corpo. Non è stato facile capire le rivendicazioni della piazza, ma forse dipende anche da dove mi sono trovata e in quale momento. Penso ci siano stati interventi con contenuti più riconoscibili».
Tu perché eri in piazza?
Gabriella: «Perché esserci è anche prendere uno spazio che sennò viene occupato da possibili fascisti violenti. Esserci con delle idee, fare rete e tutelare lo spazio della manifestazione serve anche a questo. Se si crea un attimo di tensione allora si cerca di arginarlo per rendere la piazza più attraversabile per tutt*. Quello che volevamo noi, come attiviste della Magni*Fica, era garantire dal basso il diritto di manifestazione e di espressione di questo momento di crisi, senza essere bombardati da lacrimogeni, manganelli e caccia all’uomo, come poi è stato».
Anastasia: «Perché avevo visto che questo evento era girato tantissimo e mi era arrivato da diversa gente che solitamente non scende in piazza. Mi ha incuriosito. Poi avendo sentito altr* esprimere dubbi e dire che c’erano i fascisti esattamente come all’inizio dei Gilets Jaunes penso che fosse importante starci per togliere spazio alle persone di estrema destra».
Come si è comportata la polizia?
Gabriella: «In modo violento e patriarcale, da studentessa di Giurisprudenza aggiungo anche anticostituzionale, nello spregio più profondo dei diritti umani. Sono stata manganellata insieme ad altr* attivist* poco prima di arrivare in piazza della Signoria al concentramento del corteo non autorizzato. I reparti della celere ci hanno fermato in piazza Duomo spingendoci indietro. Ritenendo che quello che stava succedendo fosse un abuso di potere ho iniziato a dire ai poliziotti che dovevano rispettare il nostro diritto di espressione. Per tutta risposta ho ricevuto un “questa è la tua legge”. Questo diritto non è la mia legge, è la Costituzione. Proprio mentre parlavo hanno iniziato a picchiare altre persone che erano lì. Mi sono buttata in mezzo per provare a ripararli e la polizia mi ha fatto pagare tutte quelle parole che avevo detto prima. Hanno iniziato a darmi forte con il manganello in testa e sulla spalla, un po’ ovunque diciamo. Il mio ragazzo è intervenuto e per parare un ennesimo colpo si è quasi fratturato un polso. Dopo mi sono divincolata e sono scappata, ma un poliziotto mi ha tirato addosso il suo scudo di plastica sulla schiena e sulla testa e andando via mi sono slogata una caviglia. Poi ci hanno spinto sull’altra riva dell’Arno e ci hanno inseguito. C’era anche la Digos in bicicletta. Abbiamo provato a raggiungere piazza della Signoria ma ci hanno chiusi. C’erano camionette e ho visto alcune molotov».
Anastasia: «Firenze così militarizzata non l’avevo mai vista. La manifestazione è stata quasi da subito un susseguirsi di scontri e lacrimogeni. Hanno fatto una caccia all’uomo assurda. Il centro era blindato, diciamo che c’era poco materiale da rompere anche se avessi voluto farlo. La gente indirizzava la rabbia verso la polizia che poi rispondeva con manganellate, cariche e lacrimogeni. La situazione era movimentata. Io non ho visto gli arresti perché stavo correndo».
La vignetta di solidarietà a due delle attiviste arrestate venerdì che si trovano nel carcere di Sollicciano