ROMA

Ferrovie al capolinea. La protesta dei pendolari romani

I pendolari delle periferie romane si sono riuniti stamattina in presidio di fronte alla sede della regione Lazio, per chiedere risposte concrete allo stato di emergenza in cui versano le linee ex concesse di Roma

Lavoratori e studenti medi e universitari che montano sui vagoni di Roma-Lido, Roma-Civita Castellana-Viterbo e Roma-Giardinetti ogni giorno hanno manifestato questa mattina per l’ennesima volta, denunciando gli infiniti disservizi dei treni che raggiungono il centro dalla periferia romana.

Tra le tre linee ex concesse, quella messa peggio è sicuramente la Roma-Lido. Che funzioni male non è un segreto: è in testa alla classifica delle linee più disagevoli pubblicata da Legambiente da quattro anni ed è tra le favorite anche per il prossimo. Paradossalmente è anche una delle più redditizie, grazie al gran numero di pendolari che la frequentano.

La linea ha a disposizione 16 vetture, ma di queste solo 8 sono di recente costruzione ed entrano in funzione regolarmente (si tratta di quei treni con un unico lunghissimo vagone). Le altre vetture sono un’eredità del giubileo del 2000 e sono difettose dalla nascita, tanto che vengono utilizzate solo come supporto nel caso in cui una delle 8 più recenti sia in manutenzione. Le vetture in funzione bastano a malapena a garantire il minimo giornaliero di 172 corse, perciò qualsiasi malfunzionamento porta inevitabilmente a ritardi e corse soppresse, senza contare la possibilità di guasti sui treni più vecchi, costretti talvolta a fermarsi prima di raggiungere il capolinea.

C’è inoltre il fattore dell’adeguamento alle norme di sicurezza, a causa del quale i vecchi treni della tratta di Ostia non possono superare i 70 chilometri orari, allungando ulteriormente i tempi di percorrenza della linea. Una situazione comunque migliore di quella della Roma-Giardinetti, a cui rischia di venire imposto il limite dei 30 chilometri orari I guai non si limitano poi solo alle corse, basti pensare alla mai nata stazione di Acilia-sud, il cui cantiere, aperto nel 2012, è fermo da due anni e mezzo, con un milione di fatture non pagate da Atac alla ditta in appalto.

Per risolvere la questione, messa all’angolo da una certa indignazione generale, lo scorso 29 novembre la regione ha deciso di intervenire e ha annunciato in conferenza stampa lo stanziamento di 817 milioni di euro per sanare i disagi sulla Roma-lido, sulla Roma-Civita Castellana-Viterbo e sulla Roma-Giardinetti. A non essere convinto però è proprio chi prende il treno tutti i giorni: i pendolari e i loro comitati, quelli di Roma nord e Roma-lido, che dal 2012 si occupano di dare voce alla protesta e di sedersi al tavolo della trattativa, quasi sempre vuota e infruttuosa, con gli enti responsabili.

Se tutto funzionasse come annunciato, l’investimento della regione sarebbe il più grande mai visto sulle linee, ben più consistente dei 450 milioni offerti dalla francese Ratp qualche anno fa per prendere in gestione la Roma-lido e nemmeno paragonabile ai 45 milioni per il potenziamento della tratta di Ostia, previsti nello sciagurato progetto del Business park e dello stadio di A.S. Roma a Tor di Valle.

Considerando che per acquistare un treno di milioni ne bastano circa dieci, i soldi della regione sembrerebbero addirittura d’avanzo, ma – come ci ha raccontato Maurizio Messina, rappresentante del Comitato Pendolari Roma-lido – questi 817 milioni «in realtà sono soldi non nuovi che provengono da stanziamenti già calcolati negli anni precedenti da diverse amministrazioni e messi insieme per fare massa».

Secondo la regione, più della metà dell’investimento dovrebbe essere destinato al risanamento della Roma-Viterbo, che ha tratte extraurbane ridotte addirittura al funzionamento su un binario unico. Un’altra grossa fetta è invece destinata agli interventi sulla tratta di Ostia, mentre 300 milioni sono destinati all’acquisto di nuove vetture per entrambe le linee. Infine, la restante parte degli stanziamenti dovrebbe riguardare interventi più piccoli, come miglioramenti della segnalazione o barriere anti-suono, che però non servono a risolvere il problema della frequenza delle corse o del malfunzionamento delle vetture.

Buona parte di questo denaro, però, non esiste ancora: si tratta infatti di fondi “previsti” ma non erogati. Ad esempio, «dei 300 milioni per i treni – continua Messina – quelli disponibili e spendibili sono solo 100, che serviranno ad acquistare 11 vetture, 6 per la Roma-Viterbo e 5 per la Roma-lido. Il resto sono soldi finti, che ci ‘potranno essere’ ma non sono stanziati».

Insomma, andando a spacchettarli, i fondi della regione si riducono di parecchio. Inoltre, a causa dei tempi amministrativi necessari per organizzare bandi e gare d’appalto per l’acquisto delle vetture, i nuovi treni non si poseranno sui binari prima di altri tre anni, lasciando inevitabilmente i pendolari in una situazione di emergenza. Secondo Messina, «del prossimo triennio non si sa niente, e nessuno se ne sta occupando. Noi vediamo dei rischi seri: cosa succederà quando cominceranno a non funzionare sempre più treni? Diventerà un problema di ordine pubblico».

Un’altra questione che preoccupa il comitato è proprio quella del prossimo rilascio di Atac dal contratto di gestione, che dal 2020 dovrebbe passare gradualmente a tre nuovi enti: delle infrastrutture, come binari e stazioni, dovrebbe occuparsi Astral, un’azienda di proprietà della regione che fino ad oggi si è occupata principalmente di strade; a Ferrovie passerà la responsabilità della tecnologia, cioè le segnalazioni o i sistemi di bigliettazione; la gestione del servizio invece sarà affidata a CoTral, che per la regione si occupa già del trasporto su gomma fuori dall’area urbana della Capitale.

Sebbene l’addio di Atac potrebbe sembrare la soluzione di tutti problemi, la nuova gestione fortemente ripartita potrebbe rivelarsi complessa, soprattutto rispetto ai rapporti di comunicazione non solo tra le aziende responsabili, ma anche verso gli interlocutori civili, come i comitati pendolari.

Tutti questi fattori, uniti alla mancanza di una linea decisa per il futuro a breve termine da parte della regione, hanno spinto i pendolari a fare pressione dal basso. «Lo abbiamo fatto anche altre volte – afferma Messina – dobbiamo portare al tavolo dei rapporti di forza diversi da quelli attuali e possiamo farlo solo mobilitando la gente. Abbiamo cominciato a ottobre con una serie di presidi nelle stazioni della Roma-lido, abbiamo proseguito con una manifestazione nei pressi del cantiere di Acilia-sud e oggi siamo per la prima volta sotto la Regione».

«Siamo stati sotto il Campidoglio in passato e abbiamo denunciato la manifesta incapacità dei vertici di Atac – continua – ma il fulcro è la regione, a cui appartiene l’infrastruttura. Non capiamo perché non si rendano conto che c’è un’emergenza che va affrontata ora. Né la Roma-lido né la Roma-Viterbo possono resistere altri tre anni in queste condizioni. Con la protesta di oggi, spero che riusciremo a mandare un messaggio forte, che sia in grado di sturare le orecchie a chi è responsabile di questi disagi. Gli investimenti vanno bene, se i tempi vengono rispettati, ma servono delle decisioni operative ora».