ITALIA
Federico Aldrovandi negli stadi e nelle strade di tutta Italia: siete per sempre coinvolti
Tantissime tifoserie rispondono all’appello di Acad e portano l’immagine del ragazzo ucciso dalla polizia di Stato nelle curve e nelle strade
Domenica 3 dicembre le forze dell’ordine hanno impedito l’ingresso della bandiera con il viso di Federico Aldrovandi – il giovane ucciso durante un controllo di polizia a Ferrara il 25 settembre del 2005 – all’interno dello stadio Olimpico. La ‘pezza’ sventolata con orgoglio dai tifosi della Spal è dovuta rimanere fuori dallo stadio. Un atto grave, che ha un solo significato: impedire la memoria di un omicidio di Stato, per cui sono stati condannati quattro poliziotti (anche se solo per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”).
All’arroganza della scelta delle forze dell’ordine, ha deciso di rispondere Acad – Associazione contro gli abusi in divisa, che da anni si batte contro i soprusi dei rappresentati dello Stato, supportando le vittime e le loro famiglie, raccontando i processi e i torti che altrimenti sarebbero stati subiti in silenzio. Acad ha lanciato la campagna #FedericoOvunque, chiamando a un gesto concreto di mobilitazione: «Abbiamo deciso di non rassegnarci alla denuncia e al racconto: se non volevano Federico in una curva, Federico glielo faremo trovare ovunque».
Acad ha chiesto alle tifoserie di ogni categoria di portare sugli spalti il viso di Federico Aldrovandi. E in tantissimi hanno risposto all’appello, con striscioni e cartelli dai campetti della promozione fino alle serie A. Travalicando anche i confini nazionali. Roma, Livorno, Napoli, Bologna, Parma, Cagliari, Firenze, Genoa, Sampdoria, Bari, Lecce, Ancona, Perugia e Cosenza sono alcune delle squadre delle serie maggiori che hanno risposto all’appello di Acad, mentre anche sugli spalti dei pirati del St. Pauli di Amburgo è comparso il nome di Federico. Gli attivisti di Acad, poi, sono entrati in azione nel centro di Milano e di Roma con uno striscione raffigurante il volto di Federico.
La mobilitazione di ieri sta a rappresentare ancora una volta che esiste una questione democratica nelle forze dell’ordine in Italia. Gli episodi di cronaca stanno sempre lì a raccontarcelo, nonostante gli scudi alzati dai sindacati di categoria e da quasi tutto l’arco politico-istituzionale. Basta citare, ultimo in ordine di tempo, il caso dei 33 carabinieri inquisiti per le botte e le umiliazioni inflitte nelle caserme, in particolare ai cittadini stranieri.