approfondimenti
ROMA
Ex Snia tutta Monumento Naturale, metro dopo metro
Sono passati 25 anni da quando è iniziata la battaglia contro la speculazione intorno all’area dell’ex Snia. Sono cambiate molte cose da allora, soprattutto una: la natura si è ribellata al cemento
La giornata di domenica 14 ottobre 2018, a cinque anni dalla prima “discesa al lago” contro il progetto dei quattro grattacieli, è stata una lunga maratona per l’istituzione del Monumento Naturale Ex Snia.
Una degna conclusione dell’ottava edizione di Logos – Festa della parola, l’arena aperta nel mezzo del Csoa ex Snia che, a partire dalla parola “limite”, anche quest’anno ha ospitato libri, dibattiti, progetti artistici, seguendo il filo rosso dei conflitti passati e presenti.
Il 14 ottobre, con la partecipazione di migliaia di persone, è stato solo l’ultimo episodio di una battaglia che va avanti da più di venticinque anni, da quando venne bloccata la speculazione sull’area e occupato il centro sociale. Una battaglia che prosegue con il contributo di tant* e, giorno dopo giorno, continua a costruire in maniera diretta un pezzo di città più vivibile.
La storia di questa lotta è la stessa di tante altre lotte: la reazione all’aggressione nei confronti di un territorio, a progetti finalizzati a trasformarne i luoghi in merce e, dunque, in denaro.
Un modello replicato ovunque, indiscriminatamente, che intende la trasformazione dei territori unicamente come riflesso della struttura economica, dunque funzionale a incrementare le rendite derivanti dalla proprietà di suoli o edifici.
La battaglia ingaggiata dalla popolazione, contro il ripetuto tentativo di un palazzinaro di trasformare l’area in rendita, racchiude numerosi elementi simbolici e rimandi tra passato e presente.
Evidenziando il rapporto tra le lotte dei lavoratori, di cui la fabbrica è stata teatro fino alla metà degli anni ’50, e le mobilitazioni odierne, si possono leggere in chiave anticapitalista i mutamenti intercorsi nel tempo. Il profitto nella produzione è stato spostato altrove, in luoghi dove continuare a massimizzare lo sfruttamento dei lavoratori, lasciando qui spazio al tentativo di conseguire una rendita dalle macerie dello stabilimento.
Alla nocività delle sostanze chimiche utilizzate nel processo di produzione, causa di numerose e ripetute malattie professionali tra gli operai, si è sostituita la nocività del modello di sviluppo urbano e metropolitano, fondato sull’urbanizzazione senza fine e sulla distruzione dell’ambiente, che agisce devastando progressivamente la qualità dell’abitare all’interno dei singoli territori.
Perciò, racchiude un grande significato implicito la dinamica avvenuta a inizio anni Novanta, durante i lavori di edificazione del centro commerciale. Nel realizzare lo scavo per i piani interrati, l’intercettazione della falda acquifera sotterranea in pressione portò all’emersione di un lago naturale alimentato da questa stessa falda. I tentativi di rimediare furono vani: in questo luogo dove si voleva ancora costruire, come se non fosse sufficiente la grande urbanizzazione dei dintorni, l’acqua si impose. Fu questo evento a permettere e agevolare il successivo sviluppo naturale nell’area, in cui al neonato ecosistema lacustre si affiancò il ripristino spontaneo dell’ambiente preindustriale.
Un alleato inaspettato, la natura, nel conflitto tra gli abitanti del quartiere e la nuova proprietà dell’area. Così, metro dopo metro, anno dopo anno, nella forma di un parco all’interno del quale nascono progettualità portate avanti direttamente dagli abitanti, l’ex fabbrica viene trasformata in un luogo pubblico:
– nel 1995, come detto, viene occupato il centro sociale, primo presidio della popolazione nell’area;
– nel 1997 è inaugurato il Parco delle Energie;
– nel 2003 è approvato il progetto della Casa del Parco;
– nel 2005 iniziano i lavori per la realizzazione del Quadrato (spazio teatrale polifunzionale all’aperto), terminati nel 2011;
– nel 2012 viene aperta la Casa del Parco;
– nel 2014 la mobilitazione ottiene la formalizzazione l’ultimo esproprio, riguardante l’area del lago.
Queste conquiste costituiscono una piccola parte di quanto prodotto negli anni, i riconoscimenti formali che hanno aiutato la costruzione di tante esperienze autonome all’interno di questi luoghi. Progettualità che hanno un doppio valore: costituiscono, allo stesso tempo, finalità e mezzi per l’avanzamento della lotta di riappropriazione dell’area (e non solo).
L’ultimo capitolo, la formalizzazione dell’esproprio nel 2014, è stato seguito dall’apertura autonoma dell’area del lago nella primavera del 2016. A dodici anni dall’inizio della procedura in questione (era il 2004), il Forum Territoriale Permanente del Parco delle Energie ha deciso di organizzarsi per gestire quotidianamente il lago. Una scelta finalizzata a renderlo fruibile aggregando nuove persone interessate a contribuire alla causa. Un modo, inoltre, per non far finire il luogo e la sua vicenda nel dimenticatoio, operazione che costituisce spesso l’anticamera per nuovi tentativi speculativi, e continuare a costruire la massa critica con cui fare pressione sulla proprietà e sulle istituzioni.
La battaglia di riappropriazione del lago e della fabbrica ha le spalle irrobustite dai vissuti personali di tante persone, dalle loro relazioni e dalla loro quotidianità, dalla lunga storia di lotte, progetti e attività del centro sociale e del comitato di quartiere, dalla sperimentazione del forum territoriale permanente e da tante altre storie e progettualità dei dintorni più o meno lontani, confluite nel tempo in questo angolo di Roma.
Le vittorie sui tentativi di speculazione occorsi in questi decenni, soprattutto se conosciuta nei dettagli, dimostrano che è possibile battere i peggiori speculatori, i loro grandi mezzi finanziari e le loro reti di collusione all’interno delle amministrazioni pubbliche. Queste vittorie sono ancor più eccezionali se contestualizzate in un momento storico in cui venivano attaccate in ogni campo le straordinarie conquiste sociali e politiche dei decenni precedenti. Un periodo in cui si affermava un progetto complessivo per la capitale i cui frutti odierni, cresciuti sotto una retorica innovativa che nascondeva le dinamiche speculative di sempre, sono l’esasperazione di problemi già allora esistenti e la sovrapproduzione edilizia ottenuta con la realizzazione di nuovi quartieri.
L’obiettivo della popolazione riguardo il destino dell’area dell’ex fabbrica è sempre stato univoco: ottenere verde e servizi pubblici, conservando ciò che resta della fabbrica e tutelando dell’ecosistema ricreatosi nel tempo. I tentativi di speculazione sull’area in questione sono invece stati variegati, accomunati solo dalla volontà di valorizzare economicamente il terreno ed i suoi ruderi. È bene essere consapevoli che i grattacieli non saranno l’ultimo tentativo in tal senso.
In continuità con le dinamiche in corso nei quartieri limitrofi, coi quali l’ex Snia ha un rapporto di osmosi, la minaccia più grande è forse oggi costituita dalla movida e dalla nascita di un distretto del divertimento, potenzialmente in grado di valorizzare economicamente persino il portato simbolico delle stesse battaglie. Si tratta di uno sfruttamento dei luoghi più subdolo, rispetto a quello proposto in precedenza, e per questo anche più pericoloso: il rischio è che abbia dalla sua parte il silenzio, se non la complicità inconsapevole, di tante persone tra quelle che oggi difendono il lago. Occorre fare in modo che ciò non accada.
La lotta di riappropriazione dell’ex fabbrica e del lago, per la tutela dell’ecosistema insediatosi e restituzione all’uso pubblico dei luoghi, ha richiesto una grande e costante mobilitazione, con momenti di partecipazione di massa, per ottenere i risultati odierni.
Questo ingente sforzo ha riguardato, a ben vedere, un’area molto piccola in rapporto all’estensione complessiva del territorio romano. D’altronde, le questioni sollevate sono tante e di carattere più ampio, generalizzabile, avendo a che fare con il miglioramento delle nostre vite a partire dalla costruzione di orizzonti collettivi.
Vi si ritrova, ad esempio, la possibilità di gestire autonomamente i propri luoghi di vita, modificandoli/adattandoli/conservandoli, misurando la propria creatività e l’esercizio della libertà individuale all’interno di un percorso collettivo. C’è l’idea di una trasformazione dell’ambiente urbano finalizzata ad un rapporto sano tra l’uomo e il contesto naturale in cui è inserito. Alla base di tutto, si coglie la mira a costruire, all’interno dei flussi e dell’enorme estensione metropolitana, contesti a misura d’uomo, fatti di relazioni di fiducia e solidarietà tra le persone.
A oggi, sul piano formale, gli obiettivi e i fronti aperti per la tutela dell’area sono tanti:
– il governatore Zingaretti deve mettere la firma sul decreto che istituisce il Monumento Naturale su tutta l’area ex Snia (vedi appello in fondo al testo), dando seguito alle mozioni approvate dal consiglio regionale nel 2014 e nel 2018;
– il Demanio deve riconoscere il lago tra le acque pubbliche, istituendo così la fascia di salvaguardia;
– gli uffici regionali preposti devono inserire il lago nel Piano Territoriale Paesistico Regionale, adottato nel 2007 e ancora in attesa di approvazione;
– Roma Capitale deve curare gli interessi della popolazione nel ricorso al Consiglio di Stato contro l’edificazione abusiva del centro commerciale realizzata a inizio anni Novanta, a differenza di quanto fatto nel precedente grado di giudizio presso il Tribunale Amministrativo Regionale;
– le istituzioni pubbliche devono procedere all’esproprio dell’area ancora di proprietà privata.
Come farlo?
Rilanciando la lotta per il Monumento Naturale Ex Snia, invitando a partecipare direttamente ed attivamente alle iniziative quotidiane, a mettere in campo le proprie energie e i propri sogni.
Rilanciando e mettendo in relazione, dal basso e a sinistra, le tante lotte degne presenti o potenzialmente attive sui territori, visibili ovunque si posi lo sguardo.
Nel frattempo, c’è solo da ringraziare tutti i partecipanti e fomentare la polifonia che si è manifestata, ancora una volta, il 14 ottobre: un intreccio tra percorsi individuali e collettivi, autonomi e solidali, impossibili da rappresentare nelle righe di questo testo.
Alcune informazioni sulla lotta di riappropriazione dell’area della fabbrica e del lago ex Snia
Una cronistoria della lotta è leggibile qui: https://lagoexsnia.wordpress.com/cronistoria-della-lotta/
Una vasta sezione documentale, comprendente contributi di studiosi di diverse discipline, si può trovare qui: https://lagoexsnia.wordpress.com/documenti/
Appello al Presidente della Regione Lazio per la tutela del Lago e dell’area dell’Ex Snia Viscosa attraverso il vincolo del Monumento Naturale
Nella città di Roma, a poca distanza dal centro storico, c’è un’area completamente rinaturalizzata con al suo interno un lago di acqua sorgiva, il Lago dell’Ex Snia. Negli ultimi 5 anni una grande e capillare mobilitazione ha fatto conoscere questi ambienti naturali a migliaia di persone attraverso iniziative, manifestazioni, visite guidate e laboratori.
Migliaia di abitanti e decine di classi delle scuole romane, di ogni ordine e grado, hanno visitato l’area e hanno potuto conoscerne il valore naturalistico.
Ricercatori, studiosi, scienziati di tutto il mondo hanno mappato la stupefacente ricchezza della flora e della fauna, che trova rifugio ai margini di uno dei comprensori più inquinati d’Europa.
Dal 25 aprile del 2016 è possibile vivere e fruire dell’area, aperta al pubblico grazie all’impegno di donne, uomini, giovani e anziani che si riconoscono nel Forum territoriale del Parco delle Energie. In questi anni questa eccezionale partecipazione è stata in grado di capovolgere un ordine degli eventi che prevedeva altra speculazione e altra cementificazione, in un quartiere ormai saturo.
L’area del lago e della fabbrica Ex Snia rappresentano il modello di una città più vivibile per tutti e tutte.
Per questo è necessario che la Regione Lazio istituisca il Monumento Naturale nell’area Ex Snia a tutela del rilevante interesse dell’ecosistema e delle specie che lo hanno ricolonizzato.
La nascita del Monumento naturale prevede la tutela dell’area, la sua salvaguardia, la possibilità di una fruizione costante e in sicurezza da parte dei cittadini.
Molti in questi anni hanno sostenuto questa battaglia, oggi serve una nuova manifestazione di sostegno!
Ai sostenitori del mondo accademico che firmeranno la petizione, chiediamo di indicare tra i commenti anche il proprio ente di riferimento (o mandando una mail a forumenergie@inventati.org).
Attenzione: informiamo che la richiesta di contribuire economicamente «perché questa petizione raggiunga chi ha il potere» è un’iniziativa autonoma della piattaforma CHANGE.ORG e con la quale il Forum del Parco delle Energie non ha nulla a che fare e pertanto nessun contributo eventualmente versato arriverà a sostegno del lago.