ROMA
Ex Snia: le ruspe non possono sradicare un sogno
Da giorni intorno al lago dell’Acqua Bullicante sono in azione le ruspe del proprietario per sradicare la natura che è cresciuta intorno ai ruderi dell’ex fabbrica Snia Viscosa. La comunità che da anni si batte per la difesa del parco e del lago chiede di fermare il massacro della natura e che sia finalmente espropriata l’intera area e inserito il lago fra le acque demaniali
Con l’arroganza di chi ha sempre fatto il padrone a Roma, il proprietario dei terreni che circondano il Lago Ex Snia ha mandato le ruspe a distruggere la ricca vegetazione cresciuta in anni attorno ai ruderi della vecchia fabbrica della seta artificiale.
Parliamo del gruppo Pulcini che ha costruito tanto a Roma e lo ha fatto anche “truccando le carte” come fece per ottenere il cambio di destinazione d’uso della ex fabbrica Snia Viscosa e godendo del favore delle diverse amministrazioni che si sono succedute. Come è successo con le Terrazze del Presidente ad Acilia, realizzate su un terreno destinato a verde e servizi pubblici, che furono dichiarate abusive sia dal Tar che dal Consiglio di Stato. Pulcini non si rassegnò e sperò in un miracolo che puntualmente avvenne: nel condono edilizio del governo Berlusconi venne inserito un emendamento ad hoc per sanare le case di Acilia.
Sono tante le inchieste che hanno visto i vari membri della potente famiglia di costruttori coinvolte, da presunte irregolarità nella compravendita di Villa Blanc, la villa ottocentesca ora della Luiss, ai legami con Carminati. Per anni ha affittato al Comune di Roma i suoi immobili invenduti per destinarli all’emergenza abitativa, incassando milioni di euro.
Questa volta però sembra che la sua prepotenza gli sia costata cara. Il lago dell’acqua Bullicante non è un terreno qualsiasi, ma rappresenta la volontà di un quartiere e di tutta la città di difendere un bene comune.
La lotta per difendere il lago sgorgato dal sottosuolo, dove sembrava dormire in attesa che qualcosa lo riportasse alla luce, è diventata una storia raccontata dalla musica degli Assalti Frontali e Muro del Canto e dalla favola pubblicata dalla casa editrice Momo, mettendo in luce come una grande forma di resistenza urbana può diventare un sogno ed essere più forte di uno dei signori del cemento romano, che pensava di trasformare tutto in una colossale rendita.
Dopo 25 anni di lotte era stato raggiunto un primo risultato quando la Regione Lazio aveva instituito Monumento Naturale “Lago ex SNIA – Viscosa”, ma si sapeva che non sarebbe stato sufficiente per mettere al sicuro l’intera area che circonda il lago Bullicante. Solo l’esproprio di tutta l’area e la realizzazione di un grande parco avrebbe garantito la difesa dell’area.
L’azione delle ruspe sembra aver convinto tutti che bisognava agire in fretta. Roma Natura, l’ente preposto alla gestione delle aree protette all’interno del Comune di Roma, ha inviato alla Regione la richiesta di estendere il vincolo anche ai terreni rimasti di proprietà privata e la Regione ha risposto: «Considerata l’alta valenza ambientale e sociale del luogo, si è ritenuto necessario l’ampliamento del perimetro del Monumento Naturale».
Adesso anche l’amministrazione comunale si fa avanti impegnandosi a proseguire con l’azione di esproprio delle aree ancora private.
Le ruspe non si fermano e nonostante tutto continuano a distruggere l’ecosistema cresciuto nell’area a ridosso del lago, sradicando la vegetazione presente e distruggendo l’habitat che si era creato, diventato luogo di nidificazione e rifugio per diverse specie di fauna selvatica tutelata. Il tutto senza alcuna delle autorizzazioni previste da parte della Soprintendenza e impedendo alla delegazione formata da funzionari del dipartimento Urbanistica di Roma Capitale, del V municipio, della Soprintendenza di Stato e della Polizia locale di accedere all’area per verificare se quanto stava avvenendo avesse ottenuto i permessi necessari.
Non si ferma però neanche la resistenza dei cittadini che hanno indetto un presidio permanente e una grande assemblea nel parco per ribadire che è ora di procedere con l’esproprio e la demanializzazione di tutta l’area.
In attesa che questo avvenga ci si chiede: chi risarcirà la città intera per il danno ambientale che è stato inflitto?
Tutte le foto di Claudia Ambrosio