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MONDO
Esmeraldas, è emergenza ambientale: disastro petrolifero in Ecuador
L’incidente ha interessato l’oleodotto che connette l’Amazzonia alla costa, e sta devastando una delle regioni più afflitte da povertà e discriminazione. Il collettivo Esmeraldas Libre denuncia l’inefficacia degli interventi e mette in luce come il razzismo ambientale colpisca le comunità afro e indigene
Il 16 marzo 2025, l’intera regione di Esmeraldas, nel Nord Ovest dell’Ecuador, è stata dichiarata in stato di emergenza ambientale a seguito di una fuoriuscita di petrolio greggio, avvenuta il 13 marzo. La perdita è stata causata dalla rottura di un oleodotto del Sistema di Oleodotti Trans Ecuadoriani (SOTE) a sua volta provocata da una frana dovuta alle forti piogge che stanno colpendo il Paese. La rottura è avvenuta nel settore di El Vergel ed El Achiote, dipartimento di Quinindé e il greggio si è diffuso rapidamente attraverso i fiumi Viche e Caple ed Esmeraldas, fino a raggiungere la zona costiera, obbligando alla chiusura temporanea di sei spiagge.
Secondo il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica (MAATE), sono stati colpiti più di 80 chilometri di specchi d’acqua, causando danni a una riserva naturale ospite di sei diversi tipi di mangrovie, così come di 250 specie di animali differenti tra cui bradipi, lontre, scimmie, puma, e ancora pesci e uccelli come il martin pescatore, il pellicano.
Il SOTE è uno dei sistemi di oleodotti che trasportano il petrolio estratto dai pozzi dell’Amazzonia fino alla costa ecuadoriana, dove viene raffinato e caricato su petroliere per l’esportazione. La sua manutenzione è di competenza di Petroecuador, società pubblica che svolge attività di trasporto, raffinazione, stoccaggio e commercializzazione nazionale e internazionale di idrocarburi alla quale il MAATE ha richiesto l’immediata adozione di misure di contenimento, bonifica e risanamento dell’area interessata. Solo pochi giorni fa Petroecuador ha reso noto la quantità di barili che si sono riversati nel fiume, ovvero poco più di 25 mila. Ciò che invece è stato chiaro sin dall’inizio è il grande impatto che questo disastro sta avendo e avrà sulle comunità e sulle popolazioni della regione di Esmeraldas.

Diana Ante – attivista ambientalista del collettivo Esmeraldas Libre, nato dall’esigenza di rendere visibili la violenza e le discriminazioni che storicamente colpiscono la popolazione della regione, in buona parte composta da afrodiscendenti e indigen* – descrive un quadro preoccupante: «gli impatti ambientali riguardano principalmente l’acqua, fonte essenziale per le attività di diverse delle comunità colpite, le quali dipendono dai fiumi per il soddisfacimento delle necessità primarie come bere, lavarsi ma anche per attività di sostentamento come la pesca. Il fiume è parte integrante della vita di queste comunità, esiste una connessione con il territorio che in questo momento non è più possibile».
In tutta la regione sono mezzo milione le persone colpite dalle conseguenze del disastro ambientale: gli effetti riguardano la salute dell’ambiente, degli esseri umani e degli animali, oltre che l’accesso all’acqua potabile.
Il fiume Esmeraldas è infatti la prima fonte di approvvigionamento dell’Impresa di acqua potabile Mancomunada, la quale, a seguito dell’evento, ha interrotto le sue attività. Quello dell’accesso all’acqua potabile risulta essere già da tempo un diritto non garantito in Esmeraldas, regione in cui si stima che 7 famiglie su 10 non abbiano accesso a questa risorsa.

L’attivista continua riferendo che «sappiamo che due fiumi, Viche e Caple, sono stati dichiarati “morti” perché non più in grado di ospitare alcuna forma di vita. Donne, bambin* e anzian* sono duramente colpit* in quanto maggiormente vulnerabili e non siamo ancora a conoscenza di quanto tempo sarà necessario per ristabilire delle condizioni di vita accettabili. Lo stato ecuadoriano, nella sua Costituzione, garantisce, o dovrebbe garantire, quello che è il buen vivir della sua popolazione, ma questo non viene realmente applicato». La Costituzione della Repubblica Ecuadoriana del 2008, considerata una delle più progressiste in America, oltre a riconoscere la Natura come soggetto di diritto, ammette e garantisce i diritti collettivi di pueblos y nacionalidades includendo la non discriminazione, la partecipazione nelle decisioni politiche, la gestione delle risorse naturali, l’educazione interculturale bilingue. Inoltre, le terre ancestrali sono definite inalienabili e protette da attività estrattive, e la violazione di questi diritti è punita come etnocidio. Per quanto sulla carta questi siano riconosciuti come diritti, nella realtà dei fatti sono continuamente violati.
I popoli afro e indigeni dell’Ecuador combattono da anni in prima linea per la difesa dell’ambiente, basti pensare alle lotte della UDAPT contro le operazioni della compagnia petrolifera statunitense Chevron nell’Amazzonia ecuadoriana del Nord, o alla resistenza dei popoli Shuar e Kichwa allo sfruttamento minerario di diversi territori nel Paese.

In aggiunta alla dichiarazione dello stato di emergenza e alla chiusura temporanea delle spiagge, gli organi istituzionali hanno disposto l’attivazione delle procedure di pulizia dei fiumi, il prelievo di campioni di acqua per monitorare il livello di inquinamento e il trasporto di cisterne per la distribuzione di acqua potabile. A questo proposito Diana Ante riferisce: «sono arrivate schiere di militari quando la gente ha chiesto solo acqua, e quando questa è stata trasportata, è avvenuto in cisterne non adatte, che l’hanno resa imbevibile perché oleosa e maleodorante. Oltre alla pulizia dei fiumi e al prelievo di campioni, molti volontari si sono offerti di aiutare le comunità di Esmeraldas. Si sono attivati collettivi e attori della società civile, ma sono già accaduti eventi del genere in passato e dopo una fase iniziale di ricerca di soluzioni, l’attenzione verso il territorio muore e alle persone restano solo le promesse non mantenute.
In questo momento siamo vicini alla seconda fase delle elezioni e c’è stato un dibattito tra i due candidati al ballottaggio e nessuno dei due ha menzionato quello che sta accadendo in Esmeraldas. Le persone si aspettano che il Presidente si presenti sul territorio».

La regione si trova da tempo in condizioni critiche, posizionandosi tra le prime a livello nazionale per indice di povertà per necessità base insoddisfatte (63%, Inec, 2022). Tra le regioni con i più alti tassi di criminalità, in Esmeraldas la popolazione subisce discriminazioni sistematiche. Ante prosegue: «Il territorio esmerladeño è di fondamentale importanza per l’economia del Paese, si coltivano palme africane per la produzione di olio di palma, si allevano gamberi, di cui l’Ecuador è uno dei maggiori esportatori mondiali, abbiamo una raffineria nel bel mezzo della città di Esmeraldas, eppure com’è possibile che questo sia uno dei luoghi con i più alti tassi di povertà? Vediamo dunque come agisca il razzismo ambientale e come il nostro sia considerato come un territorio di sacrificio.» Il razzismo ambientale, termine coniato dal leader dei diritti civili afroamericano Benjamin Chavis, si manifesta proprio attraverso pratiche e politiche che costringono comunità etniche minoritarie a vivere in prossimità di infrastrutture rischiose per la salute ambientale e umana, come raffinerie, miniere, discariche. La discriminazione sistemica è evidente nello scarso accesso a differenti risorse, tra cui anche i mezzi politici, economici e legali, ragion per cui spesso risulta difficile organizzarsi e opporsi a queste decisioni.
Ante conclude: «la fuoriuscita di petrolio è solo la punta dell’iceberg, è quello che si può vedere, però dietro a tutto ciò ci sono altri impatti, come quello della raffineria sulla salute della popolazione. Quando torno in Esmeraldas quello che vedo è la contaminazione causata dall’industria mineraria e dallo sfruttamento del territorio e le comunità locali non ne hanno beneficio alcuno. Tutto questo è imposto da un sistema globale che ha lo scopo di generare ricchezza a discapito della popolazione. Sistema che sta portando la popolazione afro di Esmeraldas a dover lasciare i suoi territori ancestrali, o in altri casi, per coloro che oppongono resistenza, a essere processat* o peggio eliminat*».
Immagini di copertina e nell’articolo di Alice Politano – Ceiba.
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