ITALIA
Donne verso l’autonomia
Occupa la maggior parte delle nostre giornate, c’è chi lo esercita da più tempo e chi è alle prime esperienze, c’è chi fa carriera e chi quotidianamente deve lottare per averne uno o tenerselo e c’è chi subisce molestie quotidiane piuttosto che perderlo. Esistono diritti a tutela di lavoratrici e lavoratori, e l’asimmetria informativa non dovrebbe bloccare l’accesso a questi strumenti, come il vademecum dedicato a donne inserite in percorsi di fuoriuscita dalla violenza e che ha una valenza molto più ampia
Il lavoro nella società ha un ruolo centrale e oggi il valore che muove la ricerca di impiego è la disperata necessità di un salario, mentre quello dei datori di lavoro è l’accumulo di profitto. Una spasmodica ricerca al sempre di più, dove la forza lavoro, le persone valgono meno di ciò che producono. Sfruttamento, ricatto economico e violenza sia fisica che psicologica, soprattutto nei confronti di lavoratricə meno tutelati, sono all’ordine del giorno, ma esistono strumenti e diritti a cui appellarsi per difendersi, anche se spesso non sono conosciuti.
Nasce proprio da questa asimmetria informativa il vademecum “Donne verso l’autonomia. Guida pratica su diritti, tutele e strumenti nel mondo del lavoro”. Un progetto finanziato dall’8×1000 della chiesa valdese e realizzato dalla casa delle donne Lucha y Siesta di Roma, un progetto politico interamente autogestito da donne che all’interno di uno stabile ha dato vita a una casa rifugio, una casa di semiautonomia e un centro antiviolenza e dalle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap) associazione sindacale situata sempre nella città capitolina che promuove conoscenze, diritti e tutele nel mondo del lavoro.
Il documento è dedicato in particolare a donne inserite in percorsi di fuoriuscita dalla violenza e che hanno necessità di reimmettersi nel mondo del lavoro, «rispetto a un approccio assistenzialistico, per noi il raggiungimento dell’autonomia a tutto tondo e quindi anche lavorativa e economica sono centrali nella riconquista di una vita piena», spiega Rachele di Lucha y Siesta.
Un lavoro durato un anno, con un gruppo target e articolato in tre fasi. Sono state coinvolte alcune donne che hanno già affrontato una prima parte del percorso di fuoriuscita dalla violenza, quindi ora in sicurezza e in direzione della costruzione di un’autonomia professionale, sociale e economica, Rachele specifica che «molte volte sono donne che a causa di violenza hanno dovuto interrompere il loro lavoro o donne alla prima esperienza lavorativa poiché le condizioni di violenza spesso comportano un isolamento, un controllo, un obbligatorietà di una cura familiare che non permette di intraprendere una carriera ».
La prima parte del progetto si è sviluppato con degli incontri informativi sui diritti del lavoro, le tutele e i vari strumenti di welfare, la seconda prevedeva dei laboratori di gruppo sulla ricerca del lavoro, il bilancio delle competenze e la scrittura del curriculum. Infine la redazione corale e partecipata del Vademecum, nata proprio dalle domande principali, le più utili e le più ostiche di queste donne a partire dalla condivisione delle loro storie, condizioni e desideri.
Il documento sarà tradotto in diverse lingue e distribuito per la città, oltre che negli sportelli sociali, Maurizia di Clap spiega: «Il vademecum non risolve, non è una panacea, perché il percorso è lungo, soprattutto a seguito di questa fase pandemica di solitudine e rarefazione dei legami sociali».
Continua Maurizia: «Questo lavoro è uno strumento di difesa dalla violenza, molestia e discriminazione di genere oltre che dallo sfruttamento e dal ricatto, perché è innanzitutto un mezzo per la conoscenza dei diritti e delle forme di tutela. Una scrittura sicuramente dinamica e in continuo aggiornamento, perché le misure cambiano continuamente».
Il documento si compone di cinque macro aree: 1. come si lavora in Italia, 2. accesso alle opportunità e alle misure di sostegno, 3. molestie e discriminazione sui luoghi di lavoro, 4. nel mondo del lavoro e 5. approfondimenti.
Le prime due si focalizzano sui termini giuridici e economici del mondo del lavoro, quindi le sue forme, le tipologie di contratto con i diritti che ne susseguono, la lettura di una busta paga e come funzionano il conseguimento, i tempi, l’importo, il retribuente ed eventuali benefici della cassa integrazione, dis-coll, disoccupazione e reddito di cittadinanza.
La terza parte recita «Nei casi di molestia viene esercitato un potere coercitivo che limita la volontà e la possibilità di azione del soggetto molestato – e continua – La molestia si manifesta spesso in forma subdola e manipolatoria, cresce nel silenzio, la violenza viene mascherata, così che chi la subisce si ritrova in una condizione di ricatto e confusione». Una sezione che spiega sinteticamente, ma dettagliatamente i comportamenti dietro alle molestie, come riconoscerli, quali sono gli strumenti del diritto del lavoro nazionale e internazionale (Convenzione dell’organizzazione internazionale del lavoro-Oil) e come attivare i procedimenti di denuncia.
«Cosa voglio, chi sono e cosa faccio» sono le parole d’ordine della quarta sezione, dedicata alla valorizzazione non solo delle competenze, ma anche dei desideri delle lavoratrici. «Abbiamo tentato una decostruzione del tema dell’accumulazione delle competenze adattabili alle imprese, soffermandoci invece di più sui bisogni e desideri delle donne, proprio per la costruzione di progetti di vita» – spiega Maurizia.
Si tratta infatti di una guida pratica per innanzitutto individuare la propria aspirazione personale, poi delineare un profilo professionale e infine presentarsi al mondo del lavoro tramite curriculum vitae, lettera di presentazione, sponsorizzazione sui social media e colloquio di lavoro.
«La difficoltà e anche la potenza enorme di prendersi del tempo per ragionare sui propri desideri, trovare dello spazio per pensare che l’unico lavoro che trovi non è quello che ti tocca fare e qualcosa a cui spesso molte donne non sono abituate. La valorizzazione delle competenze è molto importante in un percorso antiviolenza perché evita di ricadere in situazioni di abuso di tipo diverso come lo sfruttamento lavorativo. Fornisce degli strumenti di emancipazione aggiuntivi in un percorso che di fatto lavora su questo», puntualizza Rachele.
La parte degli approfondimenti snocciola tutto ciò che concerne la maternità e come agire in caso ci si trovi in una situazione di violenza, mentre a chiudere il vademecum c’è una sezione intitolata «falsi miti» che racchiude le domande più frequenti che spesso trovano risposte errate tra le voci di corridoio, e che incrementano il ricatto economico da parte dei datori di lavoratori verso chi è meno tutelato e in particolar modo delle cittadinə non italianə.
Oltre al vademecum come opera conclusiva del progetto era prevista anche qualche borsa di lavoro «è necessario che questi progetti poi si calino nella realtà. Perché metti in atto una duplice formazione, quella delle donne e quelle degli enti, aziende che in questo scambio possono crescere e le associazioni sindacali e i centri antiviolenza possono fare da ponte tra la complessità della donna e la complessità del mondo del lavoro» – conclude Rachele.
Un documento alla portatə di tuttə per contenuto, formato e linguaggio. Potreste essere anche voi cadutə nella trappola di un falso mito, scoprire di avere molti più diritti di quelli che pensate o imparare a riconoscere situazioni di molestie nei vostri confronti o di vostrə colleghə.
Scarica il Pdf del Vademecum
Immagine di copertina di Marta Iaquinto