ROMA
Casal De Merode, gli abitanti occupano Regione Lazio
Una giornata di protesta presso gli uffici della presidenza di Zingaretti. Gli abitanti di via Casale De Merode rivendicano un tetto sopra la testa e non accettano cambi di programma
Stamattina Nicola Zingaretti ha ricevuto visite inaspettate: a Roma nel quartiere di Garbatella è stato occupato l’androne della “presidenza della Regione”. «Siamo entrati e varie persone, quasi tutte donne, si sono incatenate. Abbiamo tirato fuori uno striscione, le tende e chiesto un incontro», spiega Simona del Coordinamento cittadino lotta per la casa.
A dare il buongiorno agli uffici della palazzina di via Cristoforo Colombo della Regione Lazio, una cinquantina di persone prevalentemente della vicina occupazione di Casale De Merode che in emergenza abitativa ci sono da quasi vent’anni e che per l’ennesima volta hanno visto l’amministrazione pubblica fare un passo indietro rispetto agli accordi presi per far fronte al problema degli alloggi.
Casale De Merode è uno stabile occupato nel 2004 che ospita più di cento nuclei familiari in emergenza abitativa: al suo interno c’è anche un teatro e la De Merode Crew, ossia un gruppo artistico dedito principalmente alla valorizzazione della memoria di Tor Marancia attraverso la Street Art.
Di proprietà dell’Istituto Romano San Michele, la più grande Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (Ipab) di Roma.
Occupato all’epoca dello scandalo di lady Asl – Andrea Cappelli e Anna Iannuzzi furono al centro dell’indagine sulla Sanità nel Lazio, sviluppata dalla Procura della Repubblica di Roma tra il 2005 e il 2009, che fece emergere l’esistenza di un rodato sistema di corruzione che vedeva coinvolti anche funzionari pubblici delle Asl capitoline e che portò all’indebita erogazione di somme di denaro per milioni di euro a società fantasma riconducibili ai due imprenditori.
Anche allora si era in piena emergenza abitativa e si decise di montare una tenda per i precari, in via Casale De Merode, per sollevare l’attenzione sui tantissimi senza casa, chiedendo agli Enti delle risposte immediate. Dopo 2 mesi si decise di passare, in assenza di risposte, ai fatti occupando lo stabile in via Casal De Merode. In seguito si sono aggregate compagnie teatrali che hanno creato laboratori e diverse attività culturali.
Già nel luglio del 2019 era stata occupata la sede della Regione Lazio dal Coordinamento di Lotta per la Casa, dopo che era stato staccato il gas all’occupazione, per chiedere il ripristino immediato e una moratoria sugli sgomberi in atto nella capitale.
Oggi il motivo scatenante della protesta è dato da un ripensamento della Regione sul progetto destinato agli stabili di Casale De Merode, che prevedeva l’acquisto da parte dell’Ater di tre delle palazzine del plesso per poter accogliere tutte le famiglie, avviando un processo di recupero del patrimonio pubblico. Ma la notizia pervenuta è stata inizialmente del rilancio a ribasso di solo una delle strutture e poi di un blocco del piano.
Si tratta di edifici in stato di abbandono all’interno di una struttura composta da circa 13 edifici; «non si capisce che fine debbano fare questi palazzi molto grandi e quale utilizzo per il pubblico. Stiamo parlando di una proprietà che per quanto privata è commissariata alla regione Lazio e ci hanno speculato sopra tutti, a partire da Lady Asl», spiega Simona.
Il mandato di Zingaretti sta per concludersi, chi lo sostituirà non si può sapere che politiche adotterà e gli sgomberi proseguono senza remore, per questo abitanti e attivistə hanno preso la situazione in mano stamattina riuscendo a ottenere un colloquio con il capo di Gabinetto Napoletano e il vicepresidente Valeriani.
Un incontro che sembra si possa concludere per il meglio, ritornando al progetto iniziale, ma «non ci fidiamo più delle parole al vento e abbiamo chiesto un documento firmato», racconta Luca, uno degli abitanti di Casale De Merode. Un atto in cui si riportino i tempi: entro che data avverranno le procedure di vendite e di cambio di destinazione d’uso e quando partirà la gara d’appalto che è necessario inizi prima del termine del mandato di Zingaretti.
La vicenda del Casale si inserisce in una situazione di tensione rispetto al problema dell’emergenza abitativa che non può più essere ignorata e al quale è necessario trovare una soluzione differente dallo sgombero e strutturale, ma che evidentemente non può essere neanche quella usata per l’ormai ex occupazione abitativa Caravaggio.
«Dalle famiglie di Caravaggio sta arrivando un enorme campanello d’allarme: le assegnazioni che avevano fatto in fretta per evitare lo sgombero non si stanno trasformando in un contratto d’affitto come d’accordo con l’Ater e il comune di Roma, che stanno cominciando a dire agli abitanti che a breve devono lasciare quegli alloggi. Ovviamente sono sul piede di guerra le famiglie in questione che dovevano essere ormai tranquille, ma anche le altre occupazioni a rischio sgombero sono molto preoccupate e si chiedono come fare a fidarsi se non si mantengono gli impegni presi», riferisce Luca.
Un cortocircuito dovuto alla mancanza di un tavolo complessivo, che coinvolga tutti gli attori che possono trovate un rimedio al problema composto da comune, regione, movimenti e sindacati.
Una richiesta pervenuta a più riprese da chi vive in condizioni precarie circa la casa, accompagnata da una proposta di riutilizzo di patrimonio e non cementificazione ulteriore poiché «di case invendute e vuote ce ne sono tantissime nella città di Roma» – conclude Luca.
Il presidio termina con la consegna del documento firmato e che fissa la data di pubblicazione della gara di appalto per il mese di luglio 2022 e la fine dei lavori entro l’anno.
Inoltre viene lanciata un corteo per il 14 di aprile dall’assessorato alla casa del comune di Roma fino alla regione Lazio per chiedere una politica abitativa che trovi soluzioni concrete al problema del diritto all’abitare.
Immagine di copertina di Coordinamento cittadino lotta per la casa