ITALIA
Ddl Sicurezza: la casa non è più un diritto sociale
Migliaia di persone sono senza casa, molte di loro sono state costrette a occupare immobili in disuso, perché da anni è stata abolita ogni forma di politica abitativa per garantire il diritto alla casa sancito dalla Costituzione. Il governo decide di affrontare il problema del disagio abitativo e della sicurezza colpendo duramente chi occupa le case per vivere con Il DdL sicurezza. Verso la manifestazione del 14 dicembre contro il DdL della paura a Roma
Sono oltre 2 milioni gli edifici abbandonati in Italia, 7 milioni le case vuote per vari motivi, 20mila le fabbriche abbandonate, centomila i capannoni in vendita. Su un totale di 35,3 milioni di abitazioni censite nel 2021, ben 10 milioni risultano non occupate. Questo significa che il 28,3% delle case in Italia è vuoto. Case ed edifici abbandonati, secondo la legge, se non vengono utilizzati da oltre 5 anni e per almeno il 90% della struttura, possono essere sottratti al proprietario che non provvede a eseguire i lavori e le ristrutturazioni e dati al Comune in cui l’immobile è ubicato. Nessuna amministrazione applica questa norma.
Nomisma ci dice che sono 650mila le domande in lista d’attesa per ottenere una casa di edilizia pubblica, senza contare tutte le famiglie che avrebbero i requisiti per farne richiesta, ma non la fanno. Si aggiungono le quasi 100mila persone censite nel 2021 senza fissa dimora, di cui quasi un quarto è a Roma.
Sono quarant’anni che in Italia non si costruiscono case popolari, le occupazioni oggi sono l’unica politica per la casa esistente. A Roma 10mila persone vivono in case occupate. Non hanno avuta altra scelta che trasformare gli edifici abbandonati, i ruderi urbani inutilizzati, i manufatti industriali dismessi, le case vuote, gli spazi lasciati all’incuria in alloggi.
La narrazione corrente è che godono di un privilegio e costituiscono un pericolo. Eppure occupare un immobile e vivere in un’occupazione non ha nulla di romantico, non è una fortuna, ma una costrizione alla quale si deve sottostare. Abitare in una ex-scuola, in un ex-edificio per uffici, a lungo abbandonati è molto duro e per niente sicuro. Serviva dunque una legge a favore della sicurezza dei cittadini e delle cittadine, assicurando la difesa dei diritti sociali, come è quello del diritto di disporre di un’abitazione, come previsto dalla nostra Costituzione. Il governo sembra avere un’altra idea su come affrontare il problema del disagio abitativo e della sicurezza.
Il disegno di legge n. 1660 presentato il 22 gennaio 2024 dal Governo (a firma del Ministro dell’Interno Piantedosi, della Giustizia Nordio e della Difesa Crosetto) “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” è stato approvato il 18 settembre e trasmesso al Senato, dove dalla prossima settimana si voteranno gli emendamenti in commissione Giustizia.
La Camera ha già approvato alcuni emendamenti al decreto, in particolare ha introdotto un nuovo reato nel Codice Penale, l’’articolo 634-bis che punirà chi si macchia di occupazione abusiva di un immobile destinato al domicilio altrui, prevedendo dai due ai sette anni di reclusione.
Finora il codice penale all’articolo 633 prevedeva la reclusione da uno a tre anni e una multa da 103 a 1.032 euro. La medesima sanzione si applica a chi è sotto sfratto e non ha soluzioni alternative e a chi si macchia di azioni di solidarietà. L’articolo 14 del decreto introduce pene severe per chi blocca strade o ferrovie. Coloro che partecipano a blocchi stradali rischiano fino a un mese di carcere e, se il reato viene commesso in gruppo, la pena può estendersi fino a due anni di reclusione. Saranno dunque sanzionati i picchetti anti sfratto con il blocco delle strade per impedire di procedere con la forza pubblica.
Per liberare l’immobile si procedeva su querela della proprietà, e le procedure per fortuna non erano rapide. Adesso viene introdotta una procedura d’urgenza, per accelerare il processo, il DDL Sicurezza ha introdotto un ulteriore nuovo articolo del Codice Penale: il 321-bis. Quest’ultimo prevede che le Forze dell’Ordine possano intervenire tempestivamente per sgomberare gli immobili occupati, anche già entro 10 giorni dall’indicazione del giudice.
Ci sono state sentenze della Corte di Cassazione che hanno riconosciuto lo status di necessità per chi occupa un alloggio e ribadito che il diritto alla casa è un diritto fondamentale per ogni cittadino e cittadina italian*. Non può quindi essere considerato reato penale l’occupazione di un alloggio, quando sussista la necessità e il bisogno non soddisfatti. Senza una seria politica della casa i diritti restano parole.
Nessun investimento è stato destinato alla questione abitativa, né con fondi ordinari né straordinari. Nel PNNR. non vi è traccia di politiche abitative. La legge 431 del 1998 sui canoni di locazione non è messa minimamente in discussione, nonostante sia responsabile dei canoni pesantissimi che determinano l’emergenza sfratti odierna.
Sfratti e sgomberi che in molte risoluzioni internazionali (delibere delle commissioni dei diritti umani) sono stati condannati e definiti «palesi violazioni dei diritti umani», mentre si riconosce la liceità delle occupazioni di immobili abbandonati, se si è in stato di necessità. Il parlamento Ue ha chiesto espressamente ai governi di garantire che tutte le persone abbiano un alloggio dignitoso, di evitare in ogni modo possibile che qualcuno rimanga senza casa. Chiede anche di valutare se chi richiede lo sfratto dell’occupante è un individuo che ha bisogno di quell’alloggio o è una società finanziaria che non ha nessuna necessità immediata per rientrare in possesso dell’immobile.
Perché si sono volute inserire le occupazioni nel decreto che parla di sicurezza? Le occupazioni abusive per la maggior parte delle persone non rappresentano un pericolo, perché a differenza di altri reati che potrebbero coinvolgerli, non si riconoscono come possibile vittime. Sanno bene che il fenomeno riguarda grandi complessi edilizi non utilizzati di proprietà pubblica o di grandi società e raramente quelle di una persona fisica. Piuttosto l’intervento repressivo è rivolto a garantire la sicurezza di chi considera la città esclusivamente come soggetto economico, diretto da finanza e gruppi immobiliari, ignorando i diritti sociali di chi la città la abita.
Verso la manifestazione del 14 dicembre a Roma: qui l’evento
Foto di copertina di Marta D’avanzo
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