ITALIA
Dall’hotspot all’università
La favola di Nicolas Tosin, richiedente asilo di origine nigeriana che in soli quattro anni dal suo arrivo in Italia come minore straniero non accompagnato ha già conseguito la licenza media e il diploma con il massimo dei voti. Ora una campagna di crowfunding lanciata per sostenerlo nel futuro percorso di studi universitario ha raccolto in un solo mese più di 5000 euro. Una storia che immunizza dal razzismo imperante e che rende felice la famiglia e la comunità di Taranto che lo ha accolto dopo lo sbarco
Nella sala da pranzo della casa dove abita da solo, all’interno di un complesso edilizio risalente ai primi anni ’70, di una delle tante abitazioni nate in quel periodo per ospitare gli operai dell’ex Italsider, a San Giorgio Jonico, popoloso comune alle porte di Taranto – tra pile di libri, fogli e quaderni perfettamente ordinati – Nicolas, studente di 21 anni vissuto fino al’età di 16 anni a Lagos, capitale della Nigeria, si prepara al test di ingresso per poter frequentare dal prossimo settembre la facoltà di scienze infermieristiche.
Nicolas “proverà” il test di ammissione all’università di Lecce. «Vorrei fare un mestiere, di qualsiasi tipo, ma che mi permetta di aiutare gli altri in qualsiasi modo». «Un lavoro umanitario». Me lo ripete oggi, con una pronuncia italiana completa, mentre si esercita con i fondamenti della biologia, della chimica, della fisica, della matematica; ma Nicolas me l’aveva detto già quattro anni fa in un perfetto inglese, un giorno d’estate di quattro anni fa, quando l’ho conosciuto, all’indomani del suo arrivo in Italia.
Sbarcato al porto di Taranto il 28 maggio del 2016 dalla nave spagnola Reina Sofia che lo aveva salvato nelle acque del Mediterraneo dopo che il barcone su cui viaggiava insieme ad altre centinaia di richiedenti asilo, molti dei quali minori, gambiani, nigeriani, somali ed eritrei, era affondato, Nicolas, dopo una breve permanenza all’interno dell’hotspot di Taranto, in quanto minore viene affidato subito a una comunità di accoglienza gestita dall’associazione Babele, fiore all’occhiello dell’accoglienza e della tutela socio-legale in Italia.
A lui va sicuramente meglio che ad altri nigeriani sbarcati in quegli anni al porto di Taranto, alcuni dei quali respinti in maniera arbitraria.
Così, invece, a Carosino, Pulsano, San Marzano, San Giorgio Ionico, i comuni in provincia di Taranto in cui ha vissuto in questi anni, ospitato dapprima in un Cas, poi in una comunità, infine in uno Sprar, il giovane Nicolas, sostenuto dalla famiglia che nel frattempo aveva scelto di aiutarlo, ha tracciato con la comunità un percorso eccellente di autonomia e integrazione. Lavorando di sera in un pub e la mattina andando a scuola, d’estate impiegato in uno stabilimento balneare e poi anche volontario di organizzazioni umanitarie; dunque, esattamente il percorso che potrebbe affrontare un giovane studente precario italiano.
C’è un insegnante della scuola media che il giovane nigeriano frequentava che oggi, insieme al marito, ha scelto di permettere, anche finanziariamente, a Nicolas, di proseguire gli studi. Ma non soltanto. Ha scelto di aiutarlo anche nella preparazione della domanda di protezione internazionale, nel colloquio con la componente Commissione territoriale di Lecce per il riconoscimento dello status di rifugiato. Domanda che è stata respinta. Anche nel successivo articolato ricorso presentato in tribunale dalla legale del giovane, Alessandra Tracuzzi. In considerazione del suo percorso di inclusione, in entrambi i giudizi, tenendo conto della giovane età e del riconosciuto percorso di integrazione, gli è stata concessa, in subordine, soltanto la protezione umanitaria.
Non sarebbero stati rilevanti, dunque, secondo i giudici di Lecce, le motivazioni socio-politiche che hanno spinto un ragazzo di 16 anni ad attraversare “da solo” il deserto libico e ad affrontare con un gommone il mar Mediterraneo per fuggire da un paese, la Nigeria, in cui «l’ultimo decennio di conflitto tra l’esercito federale e il gruppo armato Boko Haram nel nordest del paese è stato un assalto all’infanzia su scala devastante», come si legge nel rapporto pubblicato alla fine di maggio da Amnesty international: «si paventa il rischio che un’intera generazione vada perduta, tra traumi e impossibilità di riprendere il percorso educativo specialmente dopo le violenze di Boko Haram che tra le sue varie atrocità commesse in questi anni ha rapito enormi numeri di bambine e bambini facendone soldati o mogli».
Quella della vita trascorsa in Italia da Nicolas è tuttavia una storia che immunizza dal razzismo. Di tutto altro tenore, dunque, rispetto ai 7.426 casi di discriminazione e di razzismo che l’associazione Lunaria ha documentato negli ultimi 12 anni in Italia tra il 1° gennaio 2008 e il 31 marzo 2020. E con i numeri riportati nel quinto libro bianco sul razzismo presentato qualche settimana fa dall’associazione che ci parlano delle storie di quasi mille persone che «nell’ultimo decennio sono state offese, insultate, minacciate, picchiate o persino uccise per la loro appartenenza a una minoranza stigmatizzata, disprezzata, disumanizzata».
Ma la storia di Nicolas ha invece il sapore di una favola a lieto fine. Ed è lui stesso a raccontarla. Così: «Ho avuto la fortuna di arrivare in una città bellissima, Taranto, dove sono stato accolto senza pregiudizi. Apprezzo molto il suo popolo e l’ironia che lo contraddistingue, nonostante i mille problemi ambientali e sociali che quotidianamente attraversa».
Dice Nicolas: «sono stato doppiamente fortunato perché ho conosciuto l’universo giovanile di questa città attraverso le scuole che ho frequentato. All’inizio ho dovuto superare alcuni problemi di ambientamento, che sono stati legati, però, ai fatti sociali, mai alla mia condizione di straniero».
In questo senso, continua: «le istituzioni scolastiche locali mi hanno dato una grande mano nel mio percorso di inclusione e io allo stesso tempo ci ho messo tanta pazienza e capacità di resilienza». E poi riflette: «Non posso però dare un giudizio positivo della politica italiana, la quale mi appare sempre alla ricerca del consenso e che per questo ha adottato in questi anni provvedimenti sugli stranieri che sono stati dettati dalla paura, invece che dal buon senso». Sul presente che lo riguarda, invece, mi mostra la pagella con cui è stato promosso all’esame di maturità, lo scorso 30 giugno.
Ha fatto sempre il pieno dei voti a scuola, in questi ultimi anni, Nicolas, ed è stato l’unico a diplomarsi con il voto di 100 all’istituto Liside di Taranto, dove ha conseguito il titolo di operatore socio-sanitario. E ora viaggia spedito verso la carriera universitaria, anche grazie a una raccolta fondi che è nata sulla rete. “Una borsa di studio per Nicolas Tosin”, che in un mese ha già raccolto oltre 5.000 euro di donazioni da ogni parte d’Italia. E sul futuro, infine, Nicolas rivela di sognare una carriera all’interno delle organizzazioni umanitarie, «per poter accrescere il mio senso di umanità […] Per poter restituire agli altri un po’ della stessa fortuna e anche delle capacità che ho avuto io».