OPINIONI
Il crepuscolo delle rivolte
Negazionismo, terrapiattismo, QAnon, NoVax. E ancora le scie chimiche, il piano Kalergi, le onde letali del 5G. Il presente occidentale appare attraversato da un revival irrazionalista
Le teorie del complotto dilagano nonostante i loro nessi logici surreali e sono ormai familiari le cause a cui vengono attribuite: l’ignoranza, l’analfabetismo funzionale, il ruolo dei social network, il disagio psichico. Tuttavia queste spiegazioni di stampo illuministico, coerenti con la progressività lineare attraverso cui la cultura occidentale si auto-percepisce, rischiano di essere semplicistiche e consolatorie a un tempo: oltre a generare un sentimento elitario ai danni del “popolino”, eletto a principale destinatario del messaggio, sviluppano una fiducia smodata nel fact-checking, nel potere consegnato all’esperto e nel restringimento degli spazi di una democrazia evidentemente non alla portata di tutti.
Eppure non è di poco conto il ruolo di alcuni medici nel diffondersi del fenomeno NoVax, tra cui il premio Nobel Luc Montagnier. Non rientra nel luogo comune nemmeno l’attuale presidente Rai, Marcello Foa, che nel 2016 twittava di cene sataniche in cui erano coinvolti i Clinton e nel 2018 del ruolo di Soros nell’ “invasione” dei migranti.
Il complottismo non è fenomeno relegato a chi ha un basso titolo di studio né in una qualche fascia di reddito. Coinvolge manager e laureati così come disoccupati e precari, gente di periferia come professionisti dei quartieri bene.
Una chiave di lettura differente presuppone l’abbandono di questa razionalità lineare a favore di un tempo storico spezzato, in costante tensione tra poli differenti e mai determinato in via definitiva, che ci permetta di ricercare assonanze nel passato utili a leggere il presente.
Prendiamo ad esempio il fenomeno millenarista in Inghilterra [Si veda E.P. Thompson, 1963, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra, a cura di B. Maffi, Il Saggiatore, Milano 1969] negli anni che vanno dalla caduta della Bastiglia a quella di Napoleone. Davanti alla crisi generale dell’Ancien Regime la rivoluzione francese aveva rappresentato un esempio concreto di cambiamento radicale grazie all’irruzione delle masse nella storia. Ma con le mire espansionistiche di Napoleone prima e la sua caduta poi, l’esempio francese ripiegò e con esso le speranze che avevano contagiato il resto d’Europa.
Nell’Inghilterra della rivoluzione industriale si alternarono in pochi anni, a volte in pochi mesi, le ondate del radicalismo e del luddismo con la repressione e la disillusione. Importante fu il ruolo che riuscirono a rivestire il millenarismo di sette religiose come quella di Richard Brothers e il metodismo. Robert Southey arrivò a paragonarlo al Mesmerismo, il magnetismo in grado di guarire ripristinando l’armonia con l’universo, per via dei momenti di isteria collettiva che spesso ne accompagnavano le funzioni.
Vere e proprie componenti del processo psichico di interiorizzazione della sconfitta, nel paese in cui avanzavano a grandi falcate scienza e applicazione tecnica l’ottimismo rivoluzionario si avvicendava alla rassegnazione in forma di «furia despiritualizzata», per usare i termini del sociologo Karl Mannheim.
Uno degli esempi più chiari in merito è rappresentato dalla figura di Joanna Southcott (1750-1814). Ex-metodista, autoproclamatasi profeta e “donna dell’apocalisse” attraverso cui Dio comunicava, la fama delle sue visioni si diffuse rapidamente in tutto il paese, attirando a sé un enorme numero di seguaci e trovando credito anche tra letterati come Lord Byron o ex giacobini come William Sharp.
Il suo linguaggio mescolava misticismo e quotidianità, delusioni amorose e il dramma della guerra, vedeva nell’aumento del prezzo del pane un complotto dei “falsi pastori”, politici e proprietari terrieri, e in Napoleone la raffigurazione vivente della “Bestia”. Si stima che riuscì a vendere circa 100mila sigilli per la salvezza eterna, un’enormità se si considera che la Londra dell’epoca contava circa un milione di abitanti.
Anche la sua morte – poco dopo aver annunciato di essere incinta e pronta a generare il figlio di Dio all’età di 65 anni – non scalfì il suo culto, che proseguì per molti anni. Basti pensare che ancora nel 1927 destò attenzione l’apertura della cassetta contenente le sue ultime profezie e che in realtà custodiva qualche libro, degli orecchini, un copricapo da notte e una vecchia pistola da cavallo. Cosa che portò i suoi seguaci a desumere si trattasse di un falso e a proseguire la ricerca dell’originale.
Un secondo revival si ebbe in corrispondenza del declino della rivolta luddista (1811-12), caratterizzata dalla distruzione dei macchinari che avevano stravolto le forme e i ritmi del lavoro dipendente, e un terzo dopo la disfatta di Pentrich del 1817, dove una sollevazione venne repressa sul nascere e i leader condannati a morte per alto tradimento.
In particolare il Luddismo è stato a lungo descritto dalla storia ufficiale come un movimento primitivista, di semplice resistenza al progresso tecnico. Eppure, si può notare come in un contesto di aperto divieto dell’attività sindacale (Combination Acts 1799-1800) le macchine a essere distrutte fossero quelle appartenenti a padroni che rifiutavano aumenti salariali o il miglioramento delle condizioni lavorative.
O ancora che, nonostante in zone come il Lancashire la protesta rimanesse su temi prettamente materiali, in Yorkshire assunse invece rivendicazioni più apertamente rivoluzionarie e un’organizzazione tutt’altro che banale, ma ripiegò non riuscendo a raggiungere una dimensione nazionale – complicatissima in quelle condizioni di illegalità – e soprattutto in assenza di obiettivi chiari oltre il rovesciamento del governo.
La disillusione nelle possibilità di successo di una lotta che trasformi concretamente la realtà sociale a partire dal proprio protagonismo lascia campo alla diffusione delle Verità occultate e la ricerca di un salvatore all’altezza della situazione. Divino ieri, secolare oggi.
L’adorazione di Donald Trump come unico condottiero in grado di contrapporsi al Deep State, a quel magma di potere fatto di presidenti, attori hollywoodiani e magnati dell’industria, non ha una logica poi così diversa. Così come il contesto mostra se non delle similitudini strette, quantomeno delle assonanze. In questi anni di crisi economica, sociale, ambientale, oggi anche sanitaria, diverse sono state le rivolte che hanno attraversato i principali paesi occidentali a livello nazionale e internazionale, dal movimento no global ai gilet gialli, ma tutte in assenza di un’effettiva alternativa di società a cui fare riferimento e tendere.
E a queste rivolte sono seguite o si sono sovrapposti fenomeni che reinterpretavano queste stesse criticità in termini chiliastici: la polarizzazione delle ricchezze, gli squilibri geopolitici, l’erosione del welfare, il rapido progresso tecnologico e i disastri ambientali come frutti avvelenati di complotti universali, opera di poteri troppo grandi e lontani dalle persone comuni per farvi fronte.
Non sembra quindi così peregrino collegare i fenomeni complottistici alla crisi profonda della modernizzazione occidentale più che all’imbarbarimento dei propri contemporanei. E si potrebbe estendere il ragionamento, che ci porterebbe però troppo lontano, alle dinamiche sociali e politiche nel mondo arabo, le sue rivolte recenti e il ruolo del fondamentalismo.
Appena trent’anni fa Il crollo del socialismo reale ha fornito due dimostrazioni a stretto giro: il fallimento di quella che si riteneva la principale alternativa alla società del profitto e il carattere illusorio delle promesse di benessere diffuso una volta (ri)globalizzato il mondo.
Ci potremmo trovare di fronte al risultato più compiuto della realizzazione del TINA (There Is Not Alternative) tanto caro all’ex primo ministro Margaret Thatcher. Quella che doveva essere l’epoca dell’adesione generalizzata ai dogmi del liberalismo, guidato dalla razionalità occidentale, sta mostrando esiti molto diversi. Un mondo in cui non è il sonno della ragione ma la rassegnazione a generare mostri, l’incapacità di tornare a immaginare e ritenere possibile qualcosa di diverso. Almeno per il momento.
Dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione, intorno agli anni Trenta del XIX secolo, proprio nelle contee in cui più forte e radicato era il metodismo si sviluppò il movimento cartista, che rivendicava il diritto di voto per gli uomini della working class e di cui molti agitatori venivano proprio dalla formazione delle Sunday Schools religiose. Erano gli albori di quello che negli anni successivi sarebbe diventato il movimento operaio, anche grazie all’incontro con altri modelli come il socialismo utopico di Robert Owen.
I due fenomeni non vanno letti come conseguenza l’uno dell’altro, anzi dimostrano come le dinamiche sociali generate dalla rassegnazione possano essere sconfitte da una rinnovata convinzione di poter trasformare la propria realtà. Un progetto convincente di cambiamento, con chiari obiettivi da conseguire, dissolve l’ideazione persecutoria e ne ricolloca i soggetti nel campo aggredibile dell’azione politica, volta a fare delle rivolte vere e proprie rivoluzioni.
E così il crepuscolo, ciò che porta dal giorno alla notte, può improvvisamente trasformarsi nel preludio del passaggio inverso.
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