ITALIA

Gradisca d’Isonzo, di Cpr si muore

Ieri pomeriggio 250 persone hanno protestato davanti alle mura del Centro di permanenza per i rimpatri. Oggi, lunedì 20 gennaio, è atteso il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma. Si chiede di fare luce sulla morte sospetta avvenuta sabato scorso all’ospedale di Gorizia di un uomo recluso nel Cpr e di chiudere le strutture detentive

Vakhtang Enukidze. Con questo nome, che nessuno ricorderà, per trentasette anni si è identificato un uomo che è nato in Georgia per venire a morire in Italia. Vakhtang è la prima croce del nuovo CPR di Gradisca d’Isonzo, aperto appena un mese fa. Il decesso è avvenuto sabato 18 gennaio, all’ospedale di Gorizia.

In un primo momento le informazioni trapelate sono poche e secche: malore, arresto cardio-circolatorio, qualche giorno prima coinvolto in una rissa con altri cipierrini.

Poi il gruppo di attivisti No CPR pubblica sui proprio canali un’audio-testimonianza che proverrebbe dall’interno del Centro. È un dialogo di quasi nove minuti fra voci camuffate, per tutelarne i proprietari. La voce con l’accento straniero parla di accerchiamento. Otto agenti contro un uomo. Pestaggio a sangue. Testa sbattuta contro il muro. Immobilizzazione. Piedi premuti sul collo.

Paolo Gropuzzo, questore di Gorizia, smentisce categoricamente, ma la Procura apre un fascicolo contro ignoti con ipotesi di reato di omicidio volontario.

Immediata la reazione della società civile: ieri pomeriggio 250 persone si riuniscono a protestare davanti alle mura del CPR, mentre per oggi, lunedì 20 gennaio, è atteso il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma.

Secondo quanto riportato dal quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, il nuovo CPR dovrebbe essere dotato di circa 200 telecamere. Verificare quanto è successo, dunque, non dovrebbe essere impresa troppo complessa, ammesso che ci sia la volontà di farlo.

Majid El Kodra, Vakhtang Enukidze: in realtà le croci di Gradisca sono già due.

Invece la croce del CPR di Caltanissetta si chiama Aymen. Ha solo un’età, una provenienza, una data. Trentaquattro anni, Tunisia, 12 gennaio 2020. A Torino è Sahid Mnazi. Trentadue anni, Bengala, 7 luglio 2019.

Fuori dai CPR magari quei nomi sono Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi. Ma quelli sono nomi che qualcuno ricorderà, perché  hanno avuto famiglie in Italia che si sono battute per esigere giustizia, mentre ben più difficile è la situazione, e perfino il ricordo, per chi è solo in un paese straniero.

 

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