ROMA

Cpr di Ponte Galeria: cosa succede?

Rivolta e rimpatri nel centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) alle porte di Roma. Il 12 ottobre prossimo manifestazione nazionale a Milano per la chiusura delle strutture detentive per migranti

Venerdì 20 settembre nel Cpr di Ponte Galeria, a Roma, è scoppiata una rivolta. Un gruppo di una decina di reclusi di nazionalità nigeriana, appreso che con il trasferimento si avvicinava il momento della deportazione, hanno dato fuoco a materassi e messo in atto una protesta. Secondo le notizie fornite dalle forze dell’ordine la situazione è tornata alla “normalità” (dove con questa parola si indica la singolare condizione di essere privati della propria libertà per via amministrativa e senza aver commesso alcun reato). Solo una delle quattro sezioni su sei sarebbe stata danneggiata dalla rivolta. A detta di una responsabile della struttura, il rimpatrio dei rivoltosi sarebbe stato accelerato dopo l’episodio.

La struttura di Ponte Galeria, già Cie e prima ancora Cpt, è stata già in passato teatro di rivolte (si arrivò anche alla parziale chiusura della struttura che era stata letteralmente distrutta dai reclusi) e di proteste plateali, come quando un gruppo di migranti si cucì la bocca. Il 15 febbraio 2014 il luogo di reclusione fu assaltato da un corteo di migliaia di persone che ne chiedevano la chiusura. Da anni, inoltre, la struttura è oggetto di proteste che si svolgono con regolarità e per chiederne la chiusura. Il prossimo presidio si svolgerà sabato 28.

Ai margini geografici della città, un buco nero per la democrazia, luogo di sofferenza e arbitrio sulle vite di centinaia di persone, il Cpr di Ponte Galeria è il prodotto di tre decenni di leggi securitarie e xenofobe. Uno dei luoghi dove il razzismo di Stato si dispiega con tutta la sua brutalità e violenza. Il giorno successivo alla rivolta – in poche ore – attivisti per i diritti umani, militanti delle reti antirazziste si sono dati appuntamento all’esterno del Cpr assieme alla campagna LasciateCIEntrare per manifestare la propria solidarietà ai reclusi, chiedendo di avere un dialogo con chi si trova all’interno e di incontrare la direzione per avere notizie sulle condizioni dei detenuti, se ci fossero stati trasferimenti. Arrivata la polizia antisommossa per sorvegliare un presidio per nulla minaccioso, ai cancelli si è presentata un’agente del presidio all’interno.

Ulteriori notizie sulla situazione nel Cpr sono arrivate nella giornata di domenica 21 settembre, da un comunicato diffuso del Garante Nazionale dei Detenuti, dal quale si apprende che i danni provocati dalla rivolta sono stati ingenti, del trasferimento certo di alcuni migranti e che molti di loro sono stati costretti a passare la notte all’aperto: «I danni risultano importanti: due settori sono completamente danneggiati e resi inutilizzabili dalle fiamme appiccate da alcuni ospiti, mentre in altri tre settori sono inagibili solo le aree destinate alla socialità. I posti letto compromessi sono in tutto fra i 16 e i 20. I vigili del fuoco hanno dichiarato agibili i restanti ambienti del Centro. Per tale motivo, alcuni ospiti sono stati spostati: in parte sono stati alloggiati in altri settori del Cpr laddove vi erano posti disponibili, mentre altri sono stati trasferiti nel Cpr di Palazzo San Gervasio in Basilicata. A causa del forte odore di bruciato, che persisteva ancora oggi, alcuni dei migranti trattenuti nel Centro hanno trascorso la notte all’aperto».

Il presidio ha voluto denunciare ciò che accade all’interno del Cpr di Ponte Galeria. La battaglia contro queste strutture di detenzione amministrativa è una parte importante della mobilitazione contro il razzismo di Stato e le sue leggi (non ultimi i pacchetti sicurezza di Salvini). Ma soprattutto perché è importante manifestare solidarietà e sostenere le lotte di chi si trova recluso nei Cpr. Il prossimo 12 ottobre a Milano si terrà una manifestazione nazionale per rimettere all’ordine del giorno la battaglia per la loro chiusura.

Foto di copertina di Daniele Napolitano