ITALIA

Contestata la ministra Roccella al Salone del libro

Ieri al salone del libro di Torino è stata contestata la ministra Roccella che non è riuscita a presentare il suo libro “Una famiglia radicale”. Trasfemministe e ambientaliste criticano le politiche del governo e riaffermano il diritto al dissenso

«Ieri al Salone del libro di Torino è stata contesta la Ministra Roccella da attivisti di Extinction Rebellion e Non Una di Meno», questa la notizia delle agenzie di stampa. La Ministra si trovava al Salone del Libro nello spazio di competenza regionale Arena Piemonte per presentare il suo libro “Una famiglia radicale”. 

Questo non è un libro qualunque, ma è un’ottima operazione politica che Roccella tenta dal giorno della sua nomina, cioè quella di presentarsi all’opinione pubblica come “una vera femminista”. Come Meloni, Roccella si fa conoscere con un memoir autobiografico, ci racconta la storia dei suoi genitori, fondatori del Partito Radicale Italiano, le sue sofferenze di bambina abbandonata con i nonni in Sicilia, e poi raggiunti i genitori a Bologna, ci narra le battaglie costruite insieme alla madre per l’aborto e per il divorzio.

Ed è proprio la storia della battaglia femminista per l’aborto che Roccella torce su stessa, lo aveva già fatto con l’articolo sulla Stampa del 24 ottobre dove dichiarava: «Ho imparato dal femminismo che l’aborto non è un diritto». Qui la Ministra utilizzava le parole di Carla Lonzi, e del femminismo della differenza, fuori contesto e senza spiegazione, per farne armi contro le battaglie transfemministe contemporanee, in difesa dell’aborto, dell’uso della RU486 e contro l’obiezione di coscienza. Lonzi si scagliava contro l’oppressione maschile e sottolineava la necessità di costruire l’autodeterminazione delle donne oltre le rivendicazioni di diritti in un sistema patriarcale, come spiega bene Giulia Siviero. In ogni caso dal libro capiamo che Roccella ha abbracciato le lotte femministe soprattutto per costruire una relazione con la madre, la quale era colpevole di essere una donna a cui «l’elemento di cura era profondamente estraneo». Il grande tema della de/costruzione del materno, proprio come ci insegna il femminismo della differenza! 

Roccella incalzata dalla contestazione, la prima cosa che risponde sul palco è: «se è vero che siete contro la mercificazione del corpo delle donne battetevi con noi contro l’utero in affitto». Ed ecco qui il secondo scarto semantico del donnismo di destra di cui Roccella si fa voce: “le vere” battaglie femministe oggi sono quelle che riportano le donne nel loro ruolo di “vere donne” contro la mercificazione globalista che addirittura vende i loro uteri da un lato, e dall’altro contro la confusione tra uomini e donne portata avanti dall’ideologia gender. Dietro tutto questo il grande tema della natalità: bisogna riportare le donne (bianche) a fare figli per la nazione. 

Roccella non può, quindi, accettare la contestazione. Per questo quando comprende che la via del dialogo – dove avrebbe potuto incalzare le contestatrici con i suoi scarti semantici sulle battaglie femministe – non riesce, attacca sull’antidemocraticità delle femministe, sulla loro violenza, e se la prende infine con Lagioa – anche se non direttamente, qui lascia fare il lavoro sporco a Augusta Montaruli, deputata di Fdi – incapace di fermare la contestazione. Ne consegue una litania sul fascismo degli antifascisti, grande cavallo di battaglia del vittimismo di destra, utilizzato per coprire il tema della contestazione: l’accesso all’aborto in Italia non è più garantito per l’alta percentuale di obiettori di coscienza in tutte le regioni, come ha ribadtio Non Una di Meno nella manifestazione del 6 maggio ad Ancona. 

Questo governo ha molto chiare le proprie battaglie e le sta portando avanti dal giorno stesso della sua nomina: svuotamento della legge 194 tramite l’obiezione di coscienza e il finanziamento dei movimenti anti-scelta; discriminazione aperta delle persone LGBTQIA+, la cui prima mossa è la guerra alle famiglie omogenitoriali non riconoscendone i e le figlie, e utilizzando lo spettro dell’utero in affitto; guerra ai poveri, con l’eliminazione del reddito di cittadinanza, e il mantenimento del lavoro povero e senza diritti, come si legge bene nel Decreto Lavoro del 1 maggio. 

Chiediamo a chi oggi chiosa sull’incapacità delle femministe di aprirsi al dialogo, o accetta che Roccella sia stata vittima di censura, come ci possa essere in dialogo con chi cancella il senso stesso delle parole? Con chi partecipa alla costruzione di verità falsificanti e falsità veritiere? Siamo, certo, di fronte a uno dei grandi problemi delle nostre società, dove tra comunicazione diretta, sovrainformazione, e fake news si perde il senso stesso di ciò che è vero e ciò che è falso. E questo governo, insieme alla destra neocoservatrice di tutto il mondo, lavora per alimentare questa confusione cospirazionista. 

Le contestazioni servono anche a questo: a creare rotture e separazioni. Lo spazio di dialogo aperto è in realtà enorme, ed è quello costruito tra movimenti transfemministi e ambientalisti che hanno portato avanti questa contestazione. Se non lo avete visto, avete guardato dalla parte sbagliata.

Foto Non Una di Meno Torino