DINAMO SCHOOL
Colonialismo italiano, ieri e oggi
Dal 22 marzo al 26 aprile cinque incontri, tra seminari e tavole rotonde, per ricostruire le tappe storiche di un’esperienza di dominazione che continua a riflettersi nel presente.
Quote di iscrizione: 30 euro, minima; 60 euro, supporter.
Per info e contatti: corsidinamopress@gmail.com
Il colonialismo italiano inizia in Eritrea negli anni Ottanta del XIX secolo, si interrompe con la sconfitta di Adua (1896), riprende con la guerra italo-turca del 1911 e culmina con la campagna d’Etiopia (1935-36). La perdita delle colonie nel corso della Seconda guerra mondiale pone fine a un tipo di esperienza che però ha un epigono importante (il mandato italiano in Somalia, 1950-1960), mentre rimangono italiani nelle ex colonie (in Libia fino al 1970, in Somalia negli anni 1990 e non va dimenticato il ruolo delle aziende italiane in questi paesi). Ma il colonialismo permane nella società italiana in modi diversi, in segni come nomi di vie, modi di dire, canzoncine popolari, atteggiamenti socio-culturali, e nelle ex colonie con la presenza di edifici, impianti urbanistici, rapporti politici e via dicendo.
Un’esperienza insomma che è continuata dopo il 1945 e che in forme e modi diversi continua ancora oggi. Oltre all’occupazione coloniale infatti esiste una mentalità coloniale e una cultura “orientalistica”, già esistente prima delle conquiste, come parte della cultura europea, e che in Italia ha anche assunto una narrazione “popolare” dell’espansione come occasione di popolamento e di scarico dei contadini poveri del Sud (“La grande proletaria si è mossa”, per usare le parole di Pascoli). Questa mentalità coloniale in parte originale in parte comunemente europea è restata nell’immaginario italiano e si è riattivata con i fenomeni migratori e la formazione di seconde e terze generazioni.
Quello italiano fu un colonialismo più ridotto in termini spaziali e temporali di altri, ma questo non implica che vada derubricato a evento poco rilevante o non costitutivo dell’identità italiana. Se il mito degli italiani brava gente viene lentamente contestato, c’è ancora molto lavoro da fare per provare a capire ciò che resta dell’impero, dalla pasta alle strade, dal razzismo alla posizione geopolitica italiana nel dopoguerra. Attraverso le lezioni ripercorreremo le tappe storiche più importanti con un sguardo sempre rivolto al presente.
Sono previsti quattro appuntamenti seminariali e una tavola rotonda tra il 22 marzo e il 26 aprile. Quote di iscrizione: 30 euro, iscrizione precaria; 60 euro, iscrizione sostenitrice. Per info e contatti: corsidinamopress@gmail.com.
Coordinamento del corso di Augusto Illuminati e Luca Peretti
Programma degli incontri
Primo incontro. Introduzione alla storia del colonialismo italiano (22 marzo, 18.30-20)
A cura di Alessandro Pes e Valeria Deplano
Un’introduzione di base per chi sa poco della storia del colonialismo italiano, un ripasso per gli altri, ponendo una serie di questioni e di snodi fondamentali che verranno poi ripresi all’interno del corso.
Secondo incontro. Specificità del colonialismo italiano (29 marzo, 18.30-20)
A cura di Augusto Illuminati
La specifica dimensione ideologica di un colonialismo considerato straccione e ritardato. Poca elaborazione orientalistica, i miti concorrenti della Grande Proletaria e della Romanità per un settler colonialism, il progetto (fallito) di un “uomo nuovo”, l’allestimento (parzialmente riuscito) di uno scenario “mediterraneo”. Il retaggio suprematista del rimosso coloniale.
Terzo incontro. Ciò che resta: città, musei, scuola, media (12 aprile, 18.30-20.30)
Tavola rotonda, aperta anche ai non corsisti, con Beatrice Falcucci, Collettivo Tezeta, Mackda Ghebremariam Tesfau, Angelica Pesarini, Resistenze in Cirenaica. Coordina Luca Peretti
Raccontare le vie e le piazze del quartiere africano di Roma dedicate a località libiche, eritree e etiopiche attraverso i racconti di chi quelle località le ha attraversate; capire come e quali musei italiani (dimenticati, riallestiti, nascosti) parlino o non parlino dell’esperienza coloniale; provare a decolonizzare la scuola; risignificare le strade attraverso azioni di guerriglia odonomastica. In questo incontro raccogliamo alcune esperienze concrete e esempi di pratiche decoloniali e postcoloniali nell’Italia di oggi.
Quarto incontro. Decolonizzare la memoria anticoloniale: di cosa parliamo quando parliamo di rimozione? (21 aprile, 18.30-20)
A cura di Miguel Mellino
La parola rimozione torna spesso per definire l’atteggiamento dominante nella cultura italiana riguardo il proprio passato coloniale. E tuttavia nelle prospettive critiche il significato di tale termine non viene mai del tutto messo a fuoco. Si tratta di un limite epistemologico importante, le cui origini vanno ricercate proprio nella storiografia critica anticoloniale tradizionale. Anche se oggi appare difficile continuare a parlare di rimozione in tal senso, dato l’importante sviluppo di studi e ricerche sul passato coloniale negli ultimi vent’anni, nel presente intervento si cercherà di mostrare in che modo le mancanze legate agli usi di tale concetto abbiano impedito tanto una lettura “postcoloniale” del passato coloniale, ovvero come parte di una formazione discorsiva razziale globale al centro della stessa modernità capitalistica e della sua idea di civiltà, quanto la piena convergenza in un unico spazio critico della lotta per i diritti dei migranti, l’antirazzismo e la critica del nazionalismo metodologico nel campo della produzione di sapere. È solo superando questa frammentazione che si potrà pervenire a una “contro-narrazione” antirazzista della formazione sociale nazionale.
Quinto incontro. Femminismi, decolonialità e postcolonialità (26 aprile, 18.30-20.30)
A cura di Vincenza Perilli
In questo incontro verrà dato un quadro storico e teorico di come i movimenti delle donne e femministi italiani si sono posizionati rispetto alle vicende coloniali (epoca liberale e fascista) prima e post-coloniali in seguito, della tardiva ricezione delle questioni sollevate dai femminismi neri, postcoloniali e diasporici già a partire dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, e infine le impasse e le difficoltà che ancora oggi in Italia, nonostante la messa a tema dell’imbricazione dei diversi sistemi di dominio, accompagna l’emergenza di un solido e reale “femminismo decoloniale”.
A seguire tavola rotonda finale con i e le partecipanti.