DIRITTI

Colonia: dire la verità oltre il rumore

Torniamo sui fatti, dove la cronaca è stata afasica, dove la penna razzista non si è addentrata.

Roma, 31 dicembre 2015. Si festeggia la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo in un noto locale di San Lorenzo. Noi siamo una trentina di amici. Cinque o sei volte circa mi capita di allontanarmi o di non stare esattamente appiccicata alle persone con cui sono. Tutte e cinque o sei le volte mi capita di essere infastidita e molestata, senza entrare nei dettagli, in forma più o meno “grave”. Tutte e cinque o sei le volte rispondo, mi difendo, in forma altrettanto più o meno “grave” (perché capita anche che le donne non siano esattamente quella materia inerte e inerme di cui in questi giorni le più importanti testate europee, vergognosamente, scrivono). Dato fondamentale: tutte e cinque o sei le volte si tratta di veri e propri esemplari di maschi (?) italici. Scopro, nei giorni successivi, che la stessa cosa è accaduta anche a molte amiche, e chissà a quante altre ragazze e donne che erano lì dentro. Proviamo a immaginare: cosa sarebbe successo se tutti gli importuni di quella sera fossero stati denunciati? Probabilmente un bel niente. Certamente non si sarebbe gridato allo scandalo. Sicuramente la notizia non avrebbe occupato per giorni le prime pagine di tutti i giornali nostrani e non. Al massimo, per farlo, sarebbe dovuto scorrere un po’ di sangue, qualche dettaglio macabro avrebbe dovuto costellare e spettacolarizzare il tutto o la pelle dei giovani molestatori sarebbe dovuta essere un pochino più scura.

Proviamo adesso a tornare sui fatti di Colonia e ad analizzare come il discorso in merito sia stato costruito. Esattamente nelle ore in cui il Ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas (SPD) parla di pianificazioni, di azioni coordinate addirittura tra più città tedesche (sembrerebbe un vero e proprio “gomblotto”, gli “uomini neri” di tutta la Germania, di più, di tutta Europa, si sarebbero riuniti e organizzati per la molestia di massa, per l’assalto alle “nostre” donne), vorremmo approfondire qualche dettaglio, che forse esattamente dettaglio non è, e porre alcune domande, per esempio sulla gestione e sul comportamento della polizia nel corso della famosa sera di San Silvestro. In molte testimonianze ritorna, infatti, il dato della quasi assenza delle forze dell’ordine. Proprio nei pressi della Stazione centrale (luogo, tra l’altro, normalmente molto presidiato e controllato) più donne sono andate in cerca di volanti della polizia nei punti in cui si aspettavano di trovarle e, invece, contrariamente a ogni aspettativa, nessun Polizist era lì. Insomma, quella sera, non una qualunque, ma la sera di Capodanno in cui, come si sa, goliardie e istinti di bassa lega, stupidità di ogni rango prendono spesso il sopravvento, si aggirano in cerca di valvole di sfogo, sembrava vigere l’assoluta incapacità di gestire l’ordine pubblico. Di più, l’immagine che la stampa ha per la maggior parte restituito è quella di una città messa a soqquadro da quest’orda di “barbari”, di una città assolutamente impotente di fronte a scorrerie di tal fatta. Un’immagine davvero strana, che stride quando si pensa alla Germania, a quel paese, cioè, che tanto si fa vanto della propria polizia, delle sue modalità di azione e dei suoi dispositivi di sicurezza primariamente preventivi, espressione diretta di un vero Stato di diritto. Le conosce bene queste modalità chi si è trovato a manifestare più volte in diverse città tedesche, contro la Troika, per l’OXI greco, per esempio: normalmente, per le polizie della Bundesrepublik, basta che tu faccia parte di un assembramento anche solo di cinque persone per essere fermato, identificato e/o preventivamente arrestato.

Questa meticolosità, a tratti maniacale, la sera di Capodanno, improvvisamente, scompare. Non si tratta qui di proporre una contro-lettura altrettanto complottista, ma l’effettiva questione politica che sta dietro i fatti di Colonia mi sembra sia stata volontariamente e ipocritamente taciuta dalla maggior parte dei media e di chi ha preso parola in questi giorni: quel che, purtroppo, è stato messo in scena quella sera, a mezzo di violenza sui corpi di centinaia di donne, è lo scontro che si sta consumando in Germania, così come nel resto di Europa, attorno al problema dell’accoglienza; uno scontro che, in terra alemanna, è innanzitutto interno alla stessa CDU. La mossa, di rara intelligenza politica, con cui Angela Merkel, proprio attraverso le ultime misure adottate in merito all’accoglienza dei rifugiati, era riuscita a lavarsi di dosso colpe e responsabilità relative al caso greco, riconquistando così un’ampia fetta di consenso, non è stata digerita da una parte del suo partito, come anche dai fratelli bavaresi della CSU. La gestione di Colonia ha avuto come obiettivo preciso quello di porre un problema alla Cancelliera tedesca, di imporle una retromarcia rispetto alle politiche migratorie. E, forse, non casualmente, ciò è accaduto proprio a Colonia, città governata da una sindaca indipendente (sostenuta nelle scorse elezioni tanto dai Cristianodemocratici quanto dai Verdi), la quale, da sempre, lavora sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione. Ricordiamoci infatti che Henriette Reker è colei che, durante l’ultima campagna elettorale, è stata vittima di un attentato a motivazione xenofoba da parte di un estremista di destra. Ed è colei che, dopo la notte di San Silvestro, al di là della proposta (improbabile) di un prontuario di comportamento per le donne della città, ha risposto chiedendo al governo non espulsioni o un restringimento dei criteri d’accoglienza, ma maggiori fondi per potenziare il livello di integrazione, consapevole del fatto che la difficoltà di accesso per migranti e rifugiati a determinate condizioni socio-economiche non può che favorire la marginalizzazione e, con ciò, episodi di violenza come quelli da poco accaduti. Perché, inoltre, quel viene che viene ulteriormente messo in secondo piano dagli organi di informazione è che l’elemento onnipresente nei fatti di Colonia, tanto nel caso delle molestie a sfondo sessuale che non, è stato il furto. Il che ovviamente non giustifica in alcun modo la gravità di quanto avvenuto.

Quel che ci preme sottolineare, insomma, è che attorno alle questioni delle migrazioni e dell’accoglienza e, quindi, attorno agli accordi di Schengen, sta trovando espressione, in maniera ormai lampante, un ulteriore approfondimento della crisi europea. E, come sempre accade, lo scontro viene agitato e armato con tutti i mezzi possibili, con preferenza particolare per quelli più infami: dunque razzializzazione della violenza (con conseguenti cacce all’immigrato e scoperchiamento del vaso di Pandora dell’estrema destra nazionalista e neonazista) e messa in palio del corpo delle donne come bottino di guerra e/o proprietà da difendere.

Un’ultima postilla per i connazionali pennivendoli, improvvisamente riscopertisi tutti femministi e difensori dei diritti e della libertà delle donne. Attenzione a gridare subito allo scontro di civiltà, perché pare che tra le testimonianze di Colonia, in molte hanno descritto i propri aggressori con “sembianze africane, arabe o sud europee” (altra cosa che pochissime testate hanno riportato). Per la cronaca, i “sud europei” siamo noi. Sono i “nostri” uomini che ancora non hanno elaborato il lutto del patriarcato, quelli che, quotidianamente, malmenano, violentano e uccidono le proprie mogli e compagne tra le mura di casa (non credo sia necessario ricordare i dati dei femminicidi e delle violenze domestiche in Italia). Soprattutto, cari paladini e paladine delle nostre libertà, dove siete quando rivendichiamo parità salariale, welfare e reddito? Dove siete quando, a causa dei tagli, chiudono i centri antiviolenza? Dove, quando siamo costrette, nel 2016, a ricorrere, ancora di nuovo, all’aborto clandestino, perché viviamo in un paese in cui per fare carriera in strutture pubbliche ospedaliere bisogna essere, necessariamente, obiettore di coscienza?

Quello che è accaduto a Colonia è riprovevole. Ma non lo sarebbe stato meno se, a compierlo, fosse stata la “bestia bionda”, che, in altre occasioni, come si sa (si pensi per esempio all’Oktoberfest o proprio al Carnevale di Colonia), non si lascia sfuggire l’occasione per dar vita a scorribande simili a quelle messe in atto la notte di San Silvestro. Elemento che, credo, sia importante sottolineare, dato che il dibattito pubblico sembra ormai promuovere una nuova fattispecie giuridica di aggravante nell’ambito delle molestie e delle violenze sessuali, quello razziale.

* Il cartello in foto, esposto qualche giorno fa sulle scalinate del Duomo di Colonia, dice: “Sessisti e razzisti siete degli stronzi dappertutto”.