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Colombia, un passato che non passa
Il libro “I morti non parlano” di Flavia Famà, edito da Villaggio Maori Edizioni, affronta temi importanti in modo dettagliato, per dare la possibilità a chi non conosce la storia recente di questo paese di poter capire il contesto di guerra in cui hanno vissuto per anni milioni di persone
Il libro, che sarà presentato domenica 5 dicembre a Esc alle 16 durante, l’iniziativa Colombia in resistenza, affronta temi importanti come la questione contadina, i movimenti guerriglieri, la violenza statale e parastatale e il narcotraffico in modo dettagliato, senza schiacciarsi su stereotipi riduttivi e spesso dannosi.
Sorprende, dopo la lettura del libro I morti non parlano scritto da Flavia Famà ed edito da Villaggio Maori Edizioni, la lucidità sintetica con cui l’autrice riesce a ricostruire gli oltre sessant’anni di conflitto armato che hanno insanguinato la Colombia. È infatti nel suo approccio giuridico, accurato e attento, che si può riconoscere la qualità, sempre sensibile, con cui viene riportata una vicenda complessa, dolorosa e tutt’altro che chiusa. Come lei stessa racconta nel secondo capitolo del suo testo, l’interesse e la voglia di approfondire quanto è accaduto, e sta accadendo, nel paese andino, è nata dal viaggio che ha realizzato nel 2014 insieme all’associazione “Libera dalle mafie”.
È durante un incontro con le madri dei falsos positivos [civili sequestrati e uccisi dalle forze militari colombiane per poi essere contabilizzati nelle statistiche belliche come guerriglieri, nda] della città di Soacha, situata a sud di Bogotá, che l’autrice ha sentito crescere in lei l’amore per la Colombia e la voglia di impegnarsi nella ricerca della verità per le vittime innocenti del conflitto. Il suo lavoro è un apporto particolarmente rilevante per lə lettorə italianə, perché evita ogni tipo di narrazione stereotipata e mainstream sulla Colombia per centrare l’origine del conflitto armato, ovvero la lotta senza quartiere della élite creola per la negazione dei diritti dei lavoratori e il sistematico spossessamento della popolazione rurale a favore del ceto latifondista.
Con un approccio genealogico e, come si è detto, scientificamente giuridico, viene riportata nel libro la storia del conflitto fin dalle sue origini, dall’assassinio di Jorge Eliécer Gaitán nel 1948, allo scontro tra Liberali e Conservatori, anche conosciuto come La Violencía, per passare ovviamente dalla nascita delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) nel 1964.
Bisogna anche sottolineare la dettagliata ricostruzione della nascita del paramilitarismo e l’attenzione con cui vengono riportate le leggi che, già dagli anni 1960, hanno via via inquadrato la privatizzazione dell’esercizio della forza e il progressivo coinvolgimento dei civili nella lotta contro le insorgenze politiche.
Ma non si sta parlando di un libro storiografico o di uno sguardo che si posiziona in modo esterno: Flavia Famà ha svolto un vero e proprio lavoro di investigazione per dare a tuttə la possibilità, in modo semplice e accessibile, di sapere cosa è successo in Colombia, di conoscere il dolore delle vittime e la sistematicità della violenza.
Grazie a numerose interviste riportate nel libro, sono glə attorə e le vittime a raccontare quanto è successo, a riportare il proprio vissuto personale, il quale viene poi inquadrato all’interno delle tendenze politiche e, purtroppo, belliche che hanno lacerato il tessuto sociale colombiano.
Le voci dei figli e delle figlie di politici e giornalisti di opposizione assassinati, i racconti di persone prese in ostaggio dalla guerriglia, le parole di chi a queste insorgenze politiche ha preso parte sono tutti pezzettini di un mosaico che racconta vissuti amari, spesso in contraddizione con loro stessi, ma veri.
Ed è proprio questo che manca nel nostro Paese: un approccio culturale che riesca a vedere ciò che è successo e succede in Colombia, andando aldilà di una serie tv, e di farci render conto come questo conflitto sia molto più vicino a noi di quanto possiamo pensare.
Perché, come viene messo in evidenza dall’autrice, la guerra esiste per l’accaparramento di risorse, di materie prime che rappresentano valore per miliardi di euro: non solo coca, ma anche smeraldi, petrolio, carbone, bio-combustibili (principalmente palma da olio), frutta… tutti prodotti che hanno come destinazione finale il mercato occidentale.
Non è interessante adottare uno sguardo colpevolizzante verso il consumatore italiano, quanto invece è necessario portare a galla la verità, perché è proprio questa a far paura a chi si arricchisce grazie allo spossessamento violento delle terre dei contadini.
Ecco, il libro di Flavia Famà ha l’enorme pregio di fornire al pubblico uno strumento agile per cominciare a capire cosa realmente accade in Colombia e per conoscere l’origine di questi avvenimenti.
Immagine di copertina di Medios Libres Cali