EUROPA

City Plaza: viviamo insieme, lottiamo insieme!

Dentro “l’hotel migliore d’Europa”, per un’accoglienza dal basso e autogestita che nessun governo è in grado, né ha voglia di realizzare.

Arriviamo ad Atene tardi ed è caldo.

Ero stata ad Atene nel luglio del 2015, per il referendum. Ci ho lasciato le mie speranze insieme alla maggior parte dei greci e tanti altri.

Atene è stanca. Fa caldo. Ogni piazza è piena di persone che dormono per strada.

Atene è sporca. Intorno al museo archeologico è pieno di siringhe e gira sempre più eroina.

Qualcosa è cambiato anche qui, dopo la lunga estate dell’austerità e delle migrazioni. Ma se durante quell’estate i migranti potevano attraversare la Grecia per proseguire lungo la rotta balcanica. Dopo la primavera e l’accordo UE-Turchia, più di 75.000 persone sono rimaste bloccate tra Grecia e Balcani.

Bloccate in una Grecia stanca, sfinita e in parte anche tradita.

Il movimento greco anti-austerity, che incentrava la sua lotta a partire dal piano nazionale contro le istituzioni europee, dopo l’incapacità di Syriza di farsi portavoce delle sue istanze radicali, si è trasformato. E nonostante le incredibili difficoltà, oggi è un movimento per i diritti di tutti, basato sull’autorganizzazione e la solidarietà internazionale. Dopo la sconfitta di un piano di lotta all’austerity nazionale, la mancata costruzione di un movimento solidale europeo, una nuova fase si è aperta, che sperimenta, a partire dalle occupazioni dei rifugiati, un modello di solidarietà e comunità partecipativa.

Al centro di questo processo ci sono i rifugiati, non la sicurezza nazionale, non le Ong, non le organizzazioni internazionali, ma i rifugiati e i solidali.

A partire da questa centralità si organizza la vita quotidiana del City Plaza.

«Viviamo insieme, lottiamo insieme», 400 rifugiati di cui più 160 bambini e tanti solidali che vengono da tutta Europa e oltre. Insieme si compongono i turni per la reception, per la mensa, per la lavanderia, per l’assistenza sanitaria, per le lezioni di lingua, per lo spazio delle donne. Non sempre è tutto facile e non sempre si riesce a far sentire tutti partecipi. Ma questo è il tentativo. Soggettivare e far crescere coloro che vivono nel City Plaza, per far sì che possano proseguire il proprio viaggio.

Se si guarda lo spazio europeo a partire dal City Plaza, la sfida che hanno di fronte i movimenti europei è molto chiara: le lotte per l’austerità non si devono opporre alle lotte per la libertà di movimento, per un’accoglienza degna e per il diritto di restare e tornare.

Corridoi umanitari sicuri, visiti di vacanza e lavoro per chi vuole raggiungere l’Europa, per la libertà di movimento. Contri i lager libici e i campi di detenzione turchi made in EU. Contro chi lascerebbe affondare le navi nel Mediterraneo.

Il City Plaza fa della solidarietà una pratica concreta, autorganizzata e politica. Un esperimento che si è moltiplicato: oggi sono 8 le occupazioni di rifugiati ad Atene e ci vivono più di 3.000 persone. Un vero e proprio sistema di accoglienza alternativo a quello dei campi gestiti dal governo greco. Chi vive al City Plaza abita un posto pulito, con la sua stanza, un po’ di privacy, può avere accesso all’assistenza legale e sanitaria, i bambini possono andare a scuola. Tutto quello che non avrebbero nei campi governativi.

Il City Plaza vive grazie alle donazioni dei singoli e all’impegno dei volontari. Non prende fondi da nessuna organizzazione internazionale o non governativa.

Per sostenerlo è stata aperta una campagna di crowdfunding.

A questa pagina è possibile effettuare le donazioni.