approfondimenti
ITALIA
Ci cancellano il presente, noi costruiamo nuovi immaginari
Violenza omolesbobitransfobica in Italia: aggressioni quotidiane e complicità istituzionale che alimentano l’oppressione delle soggettività marginalizzate
Sono passate ormai alcune settimane dall’inizio del nuovo anno e con il passare dei giorni continuano ad aumentare le segnalazioni di aggressioni di stampo omolesbobitransfobico in tutta Italia. A neanche ventiquattr’ore dall’inizio del 2025, nei pressi di Malatesta (Roma, Pigneto), due ragazzi hanno subito un attacco squadrista da parte di un gruppo di 10 persone.
La violenza per le soggettività marginalizzate non è mai solo quella fisica subita: a essa si aggiunge quella strutturale agita dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine, l’indifferenza giuridica, la mancanza di un piano legislativo di tutela e la becera narrazione giornalistica che ne segue.
Dopo l’aggressione a Malatesta numerose collettive, organizzazioni e associazioni LGBTQIA+ si sono riunite in una manifestazione dove non è mancata la passerella di esponenti politici romani e dei principali partiti di centro e sinistra. Non sono neanche mancate le solite promesse di cambiamento, che sappiamo essere vane quando ricordiamo l’affossamento del disegno di legge Zan contro i crimini d’odio.
Si è parlato di come l’amore, quello dove ci si stringe le mani e ci si bacia per strada, sia un atto rivoluzionario. Nel frattempo, il 4 gennaio a Trastevere due ragazzi vengono presi a pugni, a Milano unə altrə ragazzə viene colpito con una pietra in testa dietro le urla di «ricchi0ne di merda te ne devi andare». Di nuovo a Roma, un caso di violenza perpetrata da anni da parte di vicini e condomini che obbligano una coppia ad andarsene; e poi Genova, un giovane viene preso a pugni al grido di «Sei g4y, vattene». A Bologna proseguono le intimidazioni neofasciste contro il Cassero (storico centro LGBTQIA+); a Caserta arriva la notizia del suicidio di un ragazzo trans (transcidio di Stato) a causa delle continue pressioni della famiglia e del mondo sulla sua identità di genere e sessuale; a Napoli, un padre insulta, picchia e tortura il figlio di 15 anni perché aveva fatto coming out come ragazzo gay.
Nella maggior parte dei casi questi aggressori rimangono ignoti oppure vengono lasciati impuniti o assolti.
Tutto questo in un paese che aveva previsto un fondo da mezzo milione di euro per promuovere la salute e l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie e che sarà invece ora impegnato nella formazione dellǝ insegnantǝ sulle tematiche della fertilità maschile e femminile con particolare riferimento alla prevenzione dell’infertilità (rafforzando l’ottica eterosessuale e binaria, promossa solo a scopi riproduttivi).
Parliamo di un paese governato da una destra che ha nominato Marina Terragni come Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, una che ripudia i diritti della comunità LGBTQIA+ e le esistenze trans binarie, che permette alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini di autorizzare due ispezioni negli atenei delle università di Roma Tre e Sassari compromettendo la ricerca libera a favore della distruzione della tanto temuta “ideologia gender.”
Tutto questo in un contesto sociopolitico in cui il neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump punta a eliminare la gender ideology e a ristabilire una visione che considera il sesso biologico binario come una verità fondamentale.
Nella realtà di tutti i giorni, oltre i casi riportati dalla stampa, sono numerose le microaggressioni a cui i nostri corpi sono costretti a sottostare, a casa, nelle scuole e università, nei luoghi di lavoro e, fin troppo spesso, anche in quegli spazi che si professano “decostruiti” e safe.
Siamo sommersǝ dalle notizie che girano sui social e sui mass media che lucrano sulla spettacolarizzazione del dolore, della paura e della frustrazione che i corpi non conformi sono costretti a vivere, mentre nel frattempo subiscono la violenza di Stato, Polizia e Istituzioni.
Ancora oggi in Italia camminare per strada comporta il rischio di incontrare volti nascosti di 10 uomini pronti a punirti per non riprodurre i ruoli di genere imposti dal regime dell’eterosessualità.
Come soggettività dissidenti alla norma, la nostra sola presenza per strada ci obbliga a vivere con un bersaglio che diventa strumento di prevaricazione e violenza allo scopo di “colpirne uno per educare tutti” che ci vuole obbligare alla sottomissione e unificare alla norma. Abbiamo bisogno di cambiamenti strutturali e culturali.
Quante persone queer vengono uccise nel silenzio più totale? A cosa ci si appiglia quando a dover combattere tutto questo non è l’amore ma l’esistenza? Silenziano le nostre voci mentre danno voce al fascismo e allo squadrismo. Si ha più paura della non conformità allo stato “naturale” delle cose o della naturalità di poter essere fascista oggi?
Una legge che ci “protegge” aggravando la pena degli aggressori è una finta spada di Damocle; l’importante non è mettere alla gogna gli attori della violenza che sono la punta dell’iceberg che compone lo stato neofascista nel quale viviamo. Questa è la conseguenza di anni di non educazione alla sessuo-affettività, è la conseguenza delle ispezioni universitarie ai corsi sulla teoria di genere e di lasciapassare continui ad associazioni omofobe e transfobiche nelle città, di rainbow washing e politiche che ignorano i nostri bisogni.
La polizia ha risposto allǝ ragazzǝ aggreditǝ che «non c’è una legge che vi tuteli», dimostrando ancora una volta come siano il braccio complice di questo Stato oppressore, non ci si può dimenticare mai che è la polizia stessa la prima ad abusare del suo potere con violenza sui nostri corpi, la prima a minacciare denunce durante un Pride dal basso e a mettersi i paraocchi durante le manifestazioni ad Acca Larentia.
Nel frattempo, migliaia di pellegrini continuano ad arrivare a Roma per espiare i loro peccati, ma contribuendo a creare narrazioni di odio e a rendere invivibile questa città e le sue strade.
La nostra tutela non è garantita dalle forze dell’ordine, ma dalle comunità che creiamo partendo da ideali antifascisti, anticapitalisti, queer, transfemministi, antirazzisti, decoloniali e antiabilisti.
Veniamo consideratǝ inferiori e per questo provano a metterci in silenzio a forza di calci e pugni, pensano di essere in maggioranza per questo ci tendono agguati, ci urlano e insultano; ma noi non smetteremo mai di rivendicare il nostro diritto a sentirci al sicuro per le nostre strade, a capodanno come tutto l’anno, senza aspettare presidi “per mano ovunque”, lotteremo finché nessuno debba più avere paura o sentirsi indifesǝ.Tutto quello che sta succedendo non è nulla di sorprendente, è il fascismo istituzionale che fa il suo corso, la violenza di stato che fa il suo corso, la violenza religiosa che fa il suo corso. Questo è il presente che stanno costruendo, che non è per noi: continueremo a costruire nuovi immaginari e costruire la gioia nelle nostre piccole geografie.
Tutte le immagini sono a cura dellǝ autorǝ
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