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Il calcio non è un’opinione
Il 20 giugno Altaforte pubblicherà I segreti del calciomercato scritto da Paolo Bargiggia, giornalista sportivo vicino alle posizioni politiche di Cpi. Ma è soprattutto la prefazione di Xavier Jacobelli, direttore di Tuttosport, a segnalare un problema
Che lo sport non sia estraneo alla politica non è certo una novità, come potrebbe esserlo un fenomeno di massa che riguarda milioni di persone in tutto il mondo? Quando sentiamo qualcuno sostenere che calcio e politica debbano restare separati si dovrebbe subito accendere la spia che avvisa della presenza di fascismo mascherato.
È questo il caso della prossima pubblicazione di Altaforte, che avverrà il 20 giugno. Il libro si intitola I segreti del calciomercato, l’autore è Paolo Bargiggia, l’introduzione è a cura del direttore di Tuttosport (11° quotidiano più venduto d’Italia) Xavier Jacobelli.
Anche la vicinanza di Paolo Bargiggia a CasaPound non è una novità, anzi, il giornalista sportivo negli ultimi anni si è contraddistinto per esternazioni razziste nei confronti dei napoletani, per un tweet del 2015 in cui diceva che avrebbe bloccato fan di «zingari, cultura gay, immigrazione selvaggia e anti-italiani», per un altro tweet contro la festa del Primo Maggio. Come se non bastasse, collabora con “Il Primato Nazionale” dal settembre 2017, curandone la rubrica sportiva, ovviamente infarcita di retorica sulla necessità di escludere i giocatori stranieri e reinvestire sui vivai delle squadre partendo da calciatori esclusivamente italiani.
Ciò che però più stupisce e indigna è che, nonostante queste prese di posizione, Bargiggia continui a essere ritenuto un esperto di calcio come tanti, a collaborare con le più importanti trasmissioni sportive di Mediaset e non abbia mai subito alcun tipo di critica sui suoi rapporti con Casapound. Neanche da tutta quella fetta del giornalismo sportivo che tiene trasmissioni di ore in cui si susseguono commenti post-partita sdegnati per i cori razzisti allo stadio contro questo o quel calciatore.
È il caso di Xavier Jacobelli. Il suo giornale negli ultimi anni si è spesso schierato contro episodi di discriminazione negli stadi e lui stesso, nei propri editoriali, ha preso posizione contro il razzismo nei campi da gioco. Ne è un esempio l’articolo del marzo 2014 pubblicato su globalist.it in cui elogia la scelta dell’Atalanta di punire un giocatore delle giovanili che aveva insultato un atleta del Verona con un epiteto razzista.
Cosa hanno in comune, dunque, Casapound, Paolo Bargiggia e Xavier Jacobelli? La risposta è semplice: più volte si è detto che il fascismo è lo strumento con cui il sistema difende lo status quo nei momenti di crisi e il calcio non fa certo eccezione. Il ciclo politico reazionario, infatti, non risparmia il sistema calcio e in particolare non risparmia il sistema calcio italiano: basti ricordare il mandato di Tavecchio come presidente della FIGC o la retorica a reti unificate dopo l’esclusione dell’Italia dal mondiale, in cui si cercava la causa della sconfitta nella presenza di troppi stranieri nei nostri campionati.
“Tuttosport”, come Paolo Bargiggia, difende da decenni chi comanda il calcio italiano. È noto, ad esempio, come la testata giornalistica abbia da sempre fatto da velina alla Juventus, difendendola o tessendone le lodi anche in momenti in cui sarebbe stata doverosa maggiore attenzione. Non ultima la difesa a spada tratta di Cristiano Ronaldo sull’accusa di stupro, quando il giornale uscì con titoli in prima pagina del tipo «Giù le mani da CR7» o «Più forte del fango» e inserendo all’interno commenti che accusavano la donna di aver denunciato il fenomeno portoghese solo per farsi pubblicità. Dal canto suo, Paolo Bargiggia non ha mai negato una sua passione passata per la Juventus, ma in generale, lui che si è sempre contraddistinto per attacchi serrati a giocatori e società di seconda fascia, non ha mai osato criticare la società bianconera. Anzi si è sperticato nelle sue lodi, spesso giustificate dai risultati sportivi, ma mai contestualizzate nel sistema calcio più in generale. Mai ha parlato, per esempio, dei vantaggi economici che la Juventus, insieme alle altre big del campionato, ha rispetto alla redistribuzione dei diritti televisivi o del fatto che la Juventus, «unica squadra italiana ad aver costruito uno stadio di proprietà» (parole di Bargiggia), abbia ottenuto quei terreni a 0.58 centesimi al metro quadro e che la costruzione ne sia stata possibile grazie allo sgombero di un campo rom. Ma questo, ovviamente, non interessa né a Bargiggia né a “Tuttosport”.
Il nesso tra i due personaggi è dunque presto fatto ed è stretto quanto quello che lega “Tuttosport” all’estrema destra. Si tratta, comunque, di due interpreti di quella costruzione mediatica che racconta il calcio come un fatto neutro, privo di connotazioni politiche e già determinato. La conseguenza di questo ragionamento è che nulla si può fare se le squadre forti sono sempre più forti e quelle delle serie inferiori versano in condizioni economiche disastrose. Fa ancora più rabbia, allora, che il direttore di “Tuttosport” si presti a questa marchetta elettorale con Altaforte a poche settimane dalla cacciata della casa editrice dal Salone del Libro. Perché tanto lo si sa: per questi signori il calcio non ha nulla a che vedere con la politica!
Ancora una volta ci troviamo a commentare il tentativo, troppo spesso lasciato cadere nel silenzio, di appropriazione di immaginario calcistico da parte delle destre. Con l’appoggio del Ministro degli Interni, che ha represso sistematicamente ogni forma di dissenso alla deriva reazionaria del calcio italiano (vedasi l’aggressione poliziesca ai danni della Curva dell’Atalanta dopo la semifinale di Coppa Italia a Firenze) e con il prezioso aiuto di un sistema mediatico che s’indigna per i cori razzisti, ma è il primo promotore di una campagna nazionalista per la riduzione di stranieri nei nostri campionati. Così, si cerca di chiudere ogni spazio di aggregazione e solidarietà dal basso legato al calcio, da sempre presenti nella composizione del tifo organizzato italiano, ma anche di tutte quelle microrealtà sportive presenti nei nostri territori.