ROMA

Borghetto Gualtieri: il diritto all’abitare si accampa in attesa di risposte

Ieri è stato inaugurato il “borghetto Gualtieri” davanti all’assessorato alle politiche abitative di Roma, un presidio lanciato dai movimenti per l’abitare che ha picchettato la strada con diverse tende. Decine di persone sono in attesa di risposte: incalzata a più riprese dalla parte della città che è in sofferenza abitativa, lo scorso anno l’amministrazione del Comune di Roma, con Gualtieri in prima linea, ha approvato il Piano strategico per l’abitare, ma rimane carente l’attuazione degli impegni firmati, come nel caso della Deroga all’articolo 5 della legge Renzi-Lupi

Tra le tante tende ci sono le storie delle persone sfrattate e che attualmente dormono in macchina, di chi è prossimo allo sfratto o di chi vive in occupazioni a rischio di sgombero, ci sono le famiglie cacciate dall’ex-scuola Sibilla Aleramo per ben due volte, uno stabile lasciato vuoto al disuso e all’incuria. C’è chi da più di dieci anni aspetta che gli venga riconosciuta la residenza, lə inquilinə delle case popolari e lə residentə nei piani di zona che pare non siano tutelatə neanche dalla stessa legge attuata per l’edilizia economica e popolare.

Con il Piano strategico per l’abitare del Comune di Roma sono stati stanziati 200 milioni di euro, non sufficienti, ma necessari per iniziare a far fronte alle situazioni più urgenti che vanno dalla manutenzione delle case popolari, all’acquisizione di nuovi alloggi fino all’avvio di progetti di recupero degli immobili esistenti. Il progetto rischia di rimanere in un cassetto o cestinato come avviene per il 40% (secondo i dati dell’amministrazione) delle domande presentate ai municipi per ottenere la residenza, richieste rigettate per banalità procedurali senza dare nessuna opportunità allə utentə di correggere eventuali difetti.

«Siamo in una situazione paradossale, dove i pochi e le poche che sono riuscite ad avere la residenza in deroga si ritrovano a vedersela revocare se non riescono ad allacciare le utenze, cosa praticamente impossibile nelle occupazioni cielo-terra. Inoltre non possono presentare la domanda di casa popolare perché chi, ad esempio, rientra in un bando speciale rischia di essere escluso dal progetto stesso. Infine, dentro le case popolari la richiesta di residenza in deroga è stata utilizzata per far partire un meccanismo di denuncia penale per occupazione e sgomberi», riferisce Margherita dei Blocchi Precari Metropolitani.

A Roma lo scorso anno lə studentə si sono accampate per denunciare i costi di affitto per un posto letto, nei mesi scorsi la media degli sfratti era 15 al giorno (la maggioranza per morosità incolpevole), la scorsa settimana un altro accampamento è sorto davanti all’ufficio anagrafe del primo municipio mentre al consiglio dei ministri si approvava il decreto Salva Casa di Salvini, un piano esclusivamente destinato ai proprietari di casa che debbano sanare piccoli abusi edilizi.

Amministrazione comunale e Regione Lazio hanno fatto dei passi verso le politiche abitative, ma è insufficiente. «Era necessario per noi dare un segnale forte a questa amministrazione che potrebbe e dovrebbe fare di queste misure una bandiera a fronte di un governo che non ha messo un euro sulle questioni abitative. Crediamo ci sia bisogno di dare seguito alle richieste», continua Margherita.

Ad aggravare la situazione c’è l’imminente Giubileo, che incrementa un meccanismo di speculazione dove la questione delle occupazioni abitative viene gestita come un problema di ordine pubblico, le pressioni della rendita spingono a un cronoprogramma prefettizio, e la soluzione è la ricerca di alloggi emergenziali dove prevalgono affollamento, divisone delle famiglie, mancanza di coordinamento rispetto alle esigenze delle persone (come le distanze sproporzionate da scuole e posti di lavoro), senza contare che non a tuttə viene garantita una casa.

Le manifestanti e i movimenti per il diritto all’abitare chiedono il blocco degli sfratti e l’attuazione della deroga all’art.5 senza compromessi e lo vogliono chiedere insieme all’assessore Zevi e al sindaco Gualtieri, perché non basta aver trovato 44 case a viale del Policlinico, aver affrontato la situazione di Porto Fluviale o affrontare prossimamente la questione di Metropoliz. La partita è molto più grande, serve un intervento strutturale, continuo e trasversale per garantire un diritto fondamentale come quello dell’abitare. Hanno già passato una notte accampatə, resteranno tutto il tempo necessario. Oggi alle 17.30 ci sarà un tavolo tecnico con l’assessore ai servizi anagrafici Andrea Catarci, invitano tuttə a passare per il “borghetto Gualtieri”, davanti alla città della casa in piazza Giovanni da Verrazzano.

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