ROMA
«Basta false promesse». Fridays For Future di nuovo in piazza
A due anni dal primo appuntamento, il movimento Fridays For Future ha manifestato ieri nella romana Piazza del Popolo per ribadire che la crisi climatica è un’emergenza e come tale va affrontata e per chiedere azioni concrete da parte delle istituzioni
Nonostante Roma e il Lazio siano in zona rossa da quasi una settimana, le restrizioni non hanno fermato i movimenti ambientalisti, scesi in piazza ieri per la prima Giornata Mondiale di Azione per il Clima di questo 2021, la settima da quando migliaia di giovani in tutto il mondo hanno deciso di seguire l’esempio della giovane svedese Greta Thunberg dando vita al movimento internazionale Fridays For Future.
Le mobilitazioni sono state numerose in tutto il paese: da Torino, a Napoli, a Milano, ma anche in tante medie o piccole città come Pavia, Treviso o Pisa.
A Roma, sotto un cielo plumbeo ma per fortuna non piovoso, in centinaia si sono dati appuntamento a piazza del Popolo, dove sono confluite anche biciclettate critiche da tanti quartieri della capitale.
In piazza anche Extinction Rebellion, Animal Save, le compagne di Non Una Di Meno e di un nuovo collettivo ecotransfemminista, rappresentanti di Casetta Verde (il laboratorio autogestito per la rigenerazione del Parco Cavallo Pazzo), di Black Live Matter Roma e di tanti altri collettivi e associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente. Numerosa anche la componente studentesca dei vari istituti in mobilitazione.
Foto di Nicolò Arpinati
«Basta false promesse» è lo slogan che accompagna la manifestazione, «perché politici e aziende, anche quando finalmente il clima è riuscito a entrare un poco nella dibattito pubblico, promettono di fare cose tra trenta o quarant’anni e nel presente non fanno nulla».
A parlare è Filippo, attivista romano di Fridays for Future. «Chiediamo al governo e anche alle aziende di agire ora contro il cambiamento climatico e il riscaldamento globale. Agire ora vuol dire, per esempio pensando al Pnrr, incentivare le energie rinnovabili che erano blandamente incentivate nella vecchia bozza».
Il Piano nazionale di resilienza e ripresa è tra i grandi accusati della giornata, insieme al nuovo Ministro per la transizione ecologica.
«Secondo lui la transizione consiste nella fusione nucleare e nell’idrogeno», lamenta ancora Filippo, mentre Sara, anche lei attivista di FFF Roma, preferisce andare nello specifico, illustrando la distesa di cartelloni, manifesti e striscioni che colora la piazza opportunamente distanziata.
«Oggi abbiamo scelto di rappresentare graficamente la mappa dell’Italia: emergono, tra tutti i cartelli che la compongono, progetti altamente inquinanti che stanno a indicare le false promesse che ci stanno facendo. Nonostante si parli molto di crisi climatica ed economia green, vengono ancora approvati progetti altamente inquinanti e dannosi».
Come in sovrimpressione, spiccano l’impianto per la cattura e lo stoccaggio di carbonio che ENI vorrebbe costruire a Ravenna, il cantiere dell’alta velocità in Val di Susa, i diciassette nuovi impianti sciistici che devono essere costruiti sul monte Terminillo a Rieti e molti altri.
Una gallery fotografica di Giordano “Scattomancino” Pennisi
«L’impianto Ccs di Ravenna è un progetto problematico per vari motivi», spiega Sara: «Perché essendo sperimentale costerà un sacco di soldi e probabilmente non riuscirà a catturare tutta l’anidride carbonica che Eni sostiene che catturerà e poi perché è un escamotage per continuare pure a tenere in vita un economia dannosa come quella fossile, perché questo progetto permette a Eni di non smantellare i suoi impianti, di non bonificare le zone che ha inquinato. Questo è il livello più alto di greenwashing».
Di solito si utilizza il termine per indicare la strategia di comunicazione di imprese e istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività e scelte.
Sara invece utilizza termini meno diplomatici: «Si parla di crisi climatica un po’ come slogan: è nato addirittura il Ministero della transizione ecologica, ma nasce già depotenziato in quanto non ha le funzioni che ci si aspettava, anche rispetto agli ambiti di competenza del Mise».
Le ragazze e i ragazzi del movimento Friday for Future però hanno idee concrete per rispondere a qualsiasi subdola strategia, a qualsiasi tentennamento e la vitalità e la varietà della piazza, nonostante il momento difficile che attraversiamo, lo dimostra.
Oltre ai tanti interventi e gli stacchi musicali che si alternano nella giornata, il gruppo di Animal Save presenta una performance teatrale per ricordare i danni della PAC, la politica agricola comune dell’Unione Europea da poco approvata che favorisce in modo pericoloso le grandi imprese dell’agribusiness anziché la produzione agroecologica di piccola scala.
Foto di Nicolò Arpinati
«Noi abbiamo un bel po’ di proposte, raccolte nella campagna Ritorno al futuro. L’abbiamo già presentata al vecchio governo e abbiamo intenzione di portarla anche al nuovo», ribadisce ai nostri microfoni Lavina Iovino, recentemente eletta portavoce nazionale: «A livello di energia il governo non ha ancora capito bene cosa è rinnovabile e cosa no, cosa è accessibile e cosa no. Manca proprio la concezione di transizione ecologica: anche quando è stato istituito il ministero, lo stesso Cingolani ha detto che non si sa bene che significhi transizione ecologica. Invece noi lo sappiamo e vogliamo che questa cosa sia chiara e vogliamo soprattutto che siano chiari i principi e la basi: bisogna agire e bisogna agire ora e in modo sostenibile».
La piazza romana, ma anche le tante mobilitazioni in tutto il paese dimostrano che il movimento ambientalista è ancora più che vivo ed è sopravvissuto alla terza ondata pandemica e che la questione ecologica rimane centrale per il paese che vivremo post-covid19. Proprio per questo la battaglia che si gioca per salvare il pianeta dalla catastrofe climatica è un punto di intersezione fondamentale per le tante lotte che scuotono il nostro paese, come si percepiva chiaramente a piazza del Popolo.
Foto di copertina di Giordano “Scattomancino” Pennisi
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