EUROPA
Atene, scontri al corteo per Alexis
Sono passati otto anni da quel 6 dicembre in cui Alexis Grigoropoulos, 15 anni, fu ucciso a sangue freddo da un poliziotto nel quartiere di Exarchia, ad Atene. Nell’anniversario della sua morte, scontri al corteo che ha visto scendere in strada migliaia di persone
Anche quest’anno il giorno della commemorazione di Alexis Grigoropoulos ha visto due importanti concentramenti, il primo dei quali avvenuto tra le 11 e le 12 del mattino a Piazza Propilea e composto per la maggior parte da studenti medi. In pochi minuti la piazza si è riempita di manifestanti con grandi striscioni e slogan scanditi dal battito delle mani di tanti giovani coetanei di Alexis. I passanti si sono riversati in strada e il corteo ha avuto inizio, accompagnato da canti commossi, slogan di rabbia e frasi rosse e nere su metri di stoffa bianca.
Il secondo concentramento è stato chiamato alle 17, su via Panepistimiou, di fronte all’Università, dove migliaia di manifestanti si sono posizionati al centro della strada sollevando decine di striscioni stretti tra lunghe aste e scandendo parole contro la crisi, la repressione e in ricordo di Alexis.
Il corteo ha proseguito il suo percorso scortato ai lati dalla polizia, pronta a chiudere le strade in caso di disordini. Attorno alle 19 i manifestanti sono entrati ad Exarchia: alcuni si sono radunati di fronte al memoriale di Alexis e altri sono scesi verso la piazza centrale del quartiere. Scendendo lungo la via del Polytechniou sono state incendiate le prime barricate e sono iniziati gli scontri con le forze dell’ordine che in pochi minuti hanno coinvolto per il resto della notte l’intero quartiere, presidiato dal movimento anarchico in ogni strada. Per alcune ore è stato impossibile uscire o entrare. Gas lacrimogeni e flashbang da una parte, bottiglie molotov e pietre dall’altra, si sono fronteggiate per ore sullo sfondo di una fitta nube di fumo che avvolgeva tutto la zona universitaria.
La tensione e l’attrito di questa giornata di lotta richiama alla memoria l’anno simbolo di tante contraddizioni politiche: quel 2008 che anticipava di poco il regno della Troika, il triumvirato (UE-BCE-FMI) che per sanare i danni della crisi economica europea impose un’austerity feroce attraverso il ricatto del debito. Nel dicembre di quell’anno, la rivolta che attraversò la Grecia per oltre un mese fu un momento decisivo per i movimenti. In quei giorni, in Grecia più che in qualsiasi altro Paese d’Europa, la crisi della rappresentanza si manifestò con chiarezza ed ebbe come risultato l’apertura di un solco non ancora colmato: da un lato lo Stato, e ben presto le istituzioni finanziarie, dall’altro la forza esplosiva degli spazi di autonomia politica e del contropotere dei movimenti.
Il corteo del 6 dicembre non vuole essere solo un modo per ricordare Alexis, ma anche un momento significativo di conflitto. Poche ore dopo la notizia della morte di Alexis le strade intorno Exarchia si trasformarono in un campo di conflitto senza fine contro le forze repressive dello Stato. Furono occupati edifici, scuole e università. Quei luoghi diventarono immediatamente i punti di incontro degli insorti e in focolai di proteste. Le università furono trasformate in spazi di incontro, controcultura e auto-rganizzazione.
C’è chi in quel 2008 parlò di regressione al Regime di Colonnelli, di rottura di quel patto sociale che con la nuova Costituzione aveva tentato di organizzare di nuovo la società greca. In quei giorni prima e negli anni successivi poi – con il governo della Troika, le leggi imposte dal parlamento e il regime di austerity – è diventato chiaro a tanti che una forma di governo violenta si pone in netta controparte della società che, con gli studenti e i lavoratori in prima fila, da anni resiste alla crisi.
{igallery id=7877|cid=134|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}